Il premier indiano Narendra Modi in udienza dal Papa
Isabella Piro – Città del Vaticano
È durato dalle 8.25 alle 9.20 il colloquio tra Papa Francesco e il primo ministro della Repubblica dell’India, Narendra Modi. L’udienza, riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana, si è svolta nella Sala del Tronetto del Palazzo Apostolico. Successivamente il premier Modi ha salutato il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati: "Nel corso di una breve conversazione - afferma il comunicato - ci si è soffermati sui cordiali rapporti intercorrenti tra la Santa Sede e l’India".
Scambio di doni
In dono al Pontefice il primo ministro indiano ha portato un candelabro di argento e un volume sull’impegno a favore dell’ambiente. Francesco ha ricambiato con una formella in bronzo con la scritta “Il deserto diventerà un giardino”, i volumi dei documenti papali e i testi del Messaggio per la Giornata mondiale per la pace di quest’anno e del Documento sulla Fratellanza Umana, firmato il 4 febbraio del 2019 ad Abu Dhabi dal Papa e dal Grande Imam di Al-Azhar.
Prima udienza in Vaticano
Il primo ministro è leader del partito nazionalista indù Bjp (Baratiya janata party - Partito del popolo indiano), formatosi nel 1980. In carica dal 2014 e riconfermato dopo aver vinto le elezioni del 2019 all'interno della coalizione “Alleanza nazionale democratica”, finora Modi non aveva mai chiesto udienza in Vaticano. A settembre 2016, infatti, in occasione della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, la delegazione ufficiale indiana presente a Roma e ricevuta da Papa Francesco era stata guidata dal ministro degli Esteri, Sushma Swaraj. Ora, la presenza di Modi in Europa è dovuta alla sua partecipazione al G20, che si apre oggi nella capitale italiana, e alla Cop26, la Conferenza Onu sul clima, in programma da domani al 12 novembre a Glasgow, in Scozia. Prima dell’udienza odierna, per trovare un altro incontro tra un Pontefice e un premier indiano bisogna risalire a più di venti anni fa: era il 26 giugno 2000, infatti, quando Atal Bihari Vajpayee, anche lui esponente del Bjp, veniva ricevuto da Giovanni Paolo II.
L’impegno della Chiesa cattolica in India
In un contesto in cui si registrano anche violenze anti-cristiane, la Conferenza episcopale indiana ha sempre cercato il dialogo con il governo per il bene del Paese. A gennaio scorso, ad esempio, i cardinali Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, George Alencherry, arcivescovo maggiore dei siro-malabaresi, e Baselios Cleemis, arcivescovo maggiore dei siro-malankaresi, hanno avuto un incontro con Modi per illustrare l’opera portata avanti dalla Chiesa in India nel campo educativo, sanitario e sociale e sul fronte della pandemia da Covid-19, assicurando il loro impegno in favore dei più poveri e vulnerabili. Un impegno che è stato espressamente apprezzato dal premier Modi. Altri punti toccati durante quel colloquio sono stati la situazione delle minoranze religiose in un Paese in cui i cristiani sfiorano il 2,3 per cento, e la liberazione di padre Stan Swamy, l’anziano sacerdote gesuita attivista per i diritti degli indigeni, incarcerato per 9 mesi con l’accusa di terrorismo e morto poi nel mese di luglio.
L'invito a visitare l'India
Nell’incontro odierno il premier Modi, come riferito da lui stesso su twitter, ha invitato il Papa a visitare il Paese. L’istanza era stata già avanzata nel 2017, in vista del viaggio apostolico del Pontefice nei vicini Bangladesh e Myanmar nel 2018, ma non era stato possibile darle seguito. Da ricordare che, finora, sono stati due i Pontefici che hanno visitato l’India: Paolo VI, che si recò a Mumbai nel dicembre del 1964 in occasione del Congresso eucaristico internazionale, e Giovanni Paolo II che toccò il suolo indiano per due volte, nel febbraio del 1986 e nel novembre del 1999.
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