Il Papa: affronteremo il giudizio di Dio se saremo incapaci di curare il creato
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Volge la termine la COP26 di Glasgow in Scozia tra speranze e dichiarazioni di intenti che il mondo attende, con la certezza che dall'impegno di tutti si possa e si debba determinare un futuro sostenibile. Non c'è tempo hanno ribadito in tanti in questi giorni, occorre fare di più. Accoglie e rilancia le speranze dell'umanità il Papa, nella lettera inviata ai vescovi di Scozia e datata 9 novembre. Francesco che alla Conferenza è stato rappresentato dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e che prova dispiacere - come scrive - per non avervi potuto prendere parte personalmente, richiama innanzitutto alla preghiera i presuli scozzesi per l'esito fruttuoso di questo incontro che - ribadisce - è "destinato ad affrontare una delle grandi questioni morali del nostro tempo: la preservazione della creazione divina, data a noi come un giardino da coltivare e come una casa comune per la nostra famiglia umana". Torna questo accento che il Papa aveva consegnato anche all'apertura dei lavori in Scozia attraverso il video messaggio fatto giungere dai microfoni dell'emittente BBC ai partecipanti : allora come oggi per Francesco è fondamentale guardare al creato come dono da custodire e portare avanti nella consapevolezza che la crisi c'è ma che dobbiamo uscirne diversi attraverso una nuova forma di solidarietà globale.
Ambiente: una delle grandi sfide morali di oggi
Oggi, ancora una volta, la preghiera del Papa è un'implorazione perchè Dio doni "saggezza" e "forza" ai leader della comunità internazionale incaricati di affrontare una "grande sfida" con decisioni concrete ispirate dalla responsabilità verso le generazioni presenti e future:
Il tempo sta per scadere; questa occasione non deve essere sprecata, altrimenti dovremo affrontare il giudizio di Dio per la nostra incapacità di essere amministratori fedeli del mondo che Egli ha affidato alle nostre cure.
Un giudizio e una responsabilità che il Papa aveva già rimarcato nell'enciclica Laudato si' ma anche all'inizio di ottobre, nel suo intervento alla Pontificia Università lateranense, quando ha parlato di "azioni scellerate" e del "male" che l'umanità sta procurando all'ambiente.
La preghiera per le vittime della pandemia
Ma nelle parole di Francesco ai vescovi della Scozia c'è spazio anche per la preghiera per quanti nel Paese stanno patendo le sofferenze della pandemia e soprattutto c'è lo sguardo aperto all'unità della Chiesa. Scrivendo il 9 novembre, ricorrenza della Dedicazione della Basilica Lateranense, cattedrale del vescovo di Roma e simbolo della comunione della Chiesa con la sede di Pietro, il Papa si dice profondamente commosso dalla circostanza che gli offre l'occasione di incoraggiare la Chiesa di Scozia a "perseverare nella provata fedeltà al Signore".
I cattolici di Scozia siano testimoni credibili della gioia del Vangelo
Preghiamo - chiede Francesco - in questa "festa della nostra comunione al servizio del Vangelo e dell'edificazione dell'unità della Chiesa". E affidando il Paese a Maria, il Papa amplia lo sguardo a tutti i cattolici di Scozia: in questi tempi difficili - aggiunge - "possano tutti i seguaci di Cristo in Scozia rinnovare il loro impegno ad essere testimoni credibili della gioia del Vangelo e del suo potere di portare luce e speranza nello sforzo di costruire un futuro di giustizia, fraternità e prosperità, sia materiale che spirituale".
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