Il Papa: camminare nello Spirito è mitezza, pazienza, preghiera e vicinanza
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"Credere in Gesù significa seguirlo, andare dietro a Lui sulla sua strada, come hanno fatto i primi discepoli. E significa nello stesso tempo evitare la strada opposta, quella dell’egoismo". Papa Francesco spiega con queste parole quel 'camminare secondo lo Spirito Santo' che l'apostolo Paolo raccomanda nella sua Lettera ai Galati, avvertendo quei cristiani che così facendo non saranno portati "a soddisfare il desiderio della carne". Si tratta di "un cammino stupendo ma anche faticoso", prosegue il Papa, simile ad "una lunga escursione in alta montagna: è affascinante, la meta ci attrae, ma richiede tanta fatica e tenacia". (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Dio è più grande dei nostri peccati
In movimento sotto la guida dello Spirito Santo, afferma Francesco, non ci si ferma alle prime difficoltà, perchè lui ci aiuta a confidare nella 'forza che viene dall’alto' e aggiunge:
Percorrendo questo cammino, il cristiano acquista una visione positiva della vita. Ciò non significa che il male presente nel mondo sia come sparito, o che vengano meno gli impulsi negativi dell’egoismo e dell’orgoglio; vuol dire piuttosto credere che Dio è sempre più forte delle nostre resistenze e più grande dei nostri peccati. E questo è importante: credere che Dio è più grande, sempre. Più grande delle nostre resistenze, più grande dei nostri peccati.
Camminare insieme alla comunità
L'apostolo Paolo invita la comunità cristiana a percorrere questa strada, ma l'esortazione a lasciarsi guidare dallo Spirito la sente necessaria anche per se stesso. "Non dice: 'Io sono il capo, voi siete gli altri'". Paolo sa di non aver raggiunto ancora la meta e vuol camminare insieme a tutti, dando per primo l'esempio.
Che bello quando noi troviamo pastori che camminano con il popolo, che non si staccano; “No, io sono più importante, io sono un pastore. Tu …”, “Io sono prete”, “Io sono vescovo”, con il naso in alto. No: pastori che camminano con il popolo.
Camminare secondo lo Spirito non è solo un’azione individuale, afferma ancora Francesco, ma di tutta la comunità e questo è "entusiasmante", ma anche "impegnativo".
I “desideri della carne”, “le tentazioni” - diciamo così - che tutti noi abbiamo, cioè le invidie, i pregiudizi, le ipocrisie, i rancori continuano a farsi sentire, e il ricorso a una rigidità precettistica può essere una facile tentazione, ma così facendo si uscirebbe dal sentiero della libertà e, invece di salire alla vetta, si tornerebbe verso il basso.
Correggere con mitezza il fratello che sbaglia
Quella indicata dallo Spirito è, al contrario, la via dove trovano spazio la grazia e la carità. L'Apostolo esorta i cristiani a "farsi carico ognuno delle difficoltà dell’altro" e a usare mitezza con colui che sbaglia, vigilando su di sè per non cadere ugualmente nell'errore. Un atteggiamento ben differente dal chiacchiericcio", osserva il Papa, che "non è secondo lo Spirito". E "quando siamo tentati di giudicare male gli altri - afferma ancora - dobbiamo anzitutto riflettere sulla nostra propria fragilità".
Quanto facile è criticare gli altri! Ma c’è gente che sembra di essere laureata in chiacchiericcio. Tutti i giorni criticano gli altri. Ma guarda te stesso! È bene domandarci che cosa ci spinge a correggere un fratello o una sorella, e se non siamo in qualche modo corresponsabili del suo sbaglio. Lo Spirito Santo, oltre a farci dono della mitezza, ci invita alla solidarietà, a portare i pesi degli altri. Quanti pesi sono presenti nella vita di una persona: la malattia, la mancanza di lavoro, la solitudine, il dolore…! E quante altre prove che richiedono la vicinanza e l’amore dei fratelli!
Qualunque cosa tu faccia, ama sempre
Sulla correzione fraterna Francesco ricorda anche le parole di Sant’Agostino che raccomanda la mitezza e l'amore interiore anche nei casi in cui fosse necessario alzare la voce. "Sia che incoraggi, che ti mostri paterno, che rimproveri, che sia severo, ama", scrive il Santo d'Ippona. E il Papa conclude:
La regola suprema della correzione fraterna è l’amore: volere il bene dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. (...) E anche tollerare i problemi degli altri, i difetti degli altri in silenzio nella preghiera, per poi trovare la strada giusta per aiutarlo a correggersi. E questo non è facile. La strada più facile è il chiacchiericcio. Spellare l’altro, come se io fossi perfetto. E questo non si deve fare. Mitezza. Pazienza. Preghiera. Vicinanza".
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