Papa Francesco: il Libano si rialzi, è un messaggio per cui lottare
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Il Libano è “un messaggio, e anche una promessa, per cui lottare”. È quanto ha detto il Papa ricevendo questa mattina in Vaticano il primo ministro del Libano, Najib Mikati. Il Pontefice ha ricordato le vicende difficili del Paese dei Cedri, assicurando la sua preghiera, la sua vicinanza e il suo lavoro, perché prenda corpo uno sforzo comune per aiutare il Libano a rialzarsi. Ha quindi citato il brano del Vangelo in cui Gesù si reca a casa di Giairo e, prendendo per mano la figlia morta, le dice: “Alzati!”. E ha aggiunto: “Signore Dio, prendi per mano il Libano e digli: Alzati!”. Infine, ha invitato i presenti a un momento di preghiera silenziosa.
Crisi e convivenza pacifica
Il premier ha poi incontrato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, accompagnato da monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui” – riferisce un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – “sono state sottolineate le storiche relazioni che intercorrono tra la Santa Sede e il Libano e l’importante ruolo che la Chiesa cattolica ricopre nel Paese. Si è fatto riferimento alla situazione attuale che il popolo libanese sta vivendo, soprattutto riguardo alla crisi politica e alle condizioni socio-economiche, auspicando che la giustizia, le necessarie riforme e il sostegno della comunità internazionale aiutino a risollevare le sorti del Paese dei Cedri”. Infine, “nel ribadire quanto sia importante promuovere il concetto di piena cittadinanza di ogni libanese - conclude il comunicato - si è sottolineata l’importanza della convivenza pacifica, affinché il Libano continui ad essere un messaggio di pace e di fratellanza che si leva dal Medio Oriente”.
I doni
Nel tradizionale scambio dei doni, il premier libanese ha offerto al Papa un mattone della Chiesa melchita di San Salvatore, gravemente danneggiata nell’esplosione del 4 agosto dell’anno scorso. Da parte sua, Papa Francesco ha donato al primo ministro, oltre ad alcuni documenti pontifici, una fusione in bronzo raffigurante operai impegnati nella vigna e recante la scritta: “Il frutto della vite e del lavoro dell’uomo diventi per noi bevanda di salvezza”.
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