Giappone: un nuovo arcivescovo per Nagasaki, terra di martiri
Cyprien Viet - Città del Vaticano
Nagasaki, la città giapponese teatro del tremendo bombardamento atomico del 9 agosto 1945, ha un nuovo vescovo: è Peter Michiaki Nakamura, 59 anni, che è stato ausiliare della diocesi negli ultimi due anni. Succede al vescovo Joseph Mitsuaki Takami, già presidente della Conferenza episcopale nipponica dal 2016, il quale si è dimesso pochi mesi dopo aver raggiunto il limite di età di 75 anni.
Il ministero dell'arcivescovo Takami
Vescovo ausiliare nel 2002, monsignor Takami è diventato arcivescovo di Nagasaki nel 2003. I suoi diciott'anni di servizio sono stati segnati in particolare dalla visita di Papa Francesco, che il 24 novembre 2019 rese omaggio all'Atomic Bomb Hypocenter, memoriale della Pace. Seguendo le orme di Giovanni Paolo II che venne a Nagasaki il 25 febbraio 1981, Francesco disse : "Questo luogo ci rende più consapevoli della sofferenza e dell'orrore che noi esseri umani siamo capaci di infliggerci". "La croce bombardata e la statua della Madonna, recentemente scoperta nella cattedrale di Nagasaki, ci ricordano - disse Francesco - ancora una volta l'orrore indescrivibile vissuto nella propria carne dalle vittime e dalle loro famiglie".
Queste parole hanno avuto una risonanza particolare per il vescovo Takami, che è stato strettamente legato a questa tragedia costata la vita ad una parte della sua famiglia. Sua madre, all'epoca incinta, era sopravvissuta all'esplosione e lui è nato nel marzo 1946. Ha mantenuto un forte impegno per il disarmo nucleare, un tema centrale nel suo lavoro come guida dell'episcopato giapponese.
Una città martire e una città di martiri
Città martire nella storia contemporanea, Nagasaki fu anche il luogo del martirio di molti cristiani durante le prime fasi dell'evangelizzazione in Giappone. I sedici martiri giustiziati tra il 1633 e il 1637, su ordine dello shogun Tokagawa, sono stati canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1987. Si sono aggiunti a una lunga serie di martiri, tra cui 26 cristiani crocifissi nel 1597 e altri 205 martiri uccisi dalle autorità giapponesi tra il 1617 e il 1632. Queste persecuzioni, nel contesto delle missioni gesuite dell'inizio del XVII secolo, sono al centro del film Silence di Martin Scorsese del 2016, tratto da un romanzo di Shusaku Endo.
Dopo questo apparente fallimento dei primi tentativi di evangelizzazione, e nonostante il desiderio del Giappone feudale di sradicare qualsiasi presenza cristiana equiparata al colonialismo occidentale, i cristiani nascosti hanno continuato a mantenere viva la Chiesa cattolica nei secoli successivi, con un autentico risveglio spirituale e un maggiore riconoscimento pubblico dopo la seconda guerra mondiale. Il cristianesimo a Nagasaki è paradossalmente rinato dopo il bombardamento atomico del 1945, guidato da un laico cattolico, Takashi Nagai (1908-1951), un medico e scrittore che morì lentamente dopo essere stato inondato dalle radiazioni atomiche. Anche se costretto a letto e condannato a una lenta agonia, ricevette molte visite, esortando la popolazione giapponese al perdono e alla redenzione dopo gli orrori della seconda guerra mondiale. In particolare, giocò un ruolo importante nell'accettazione da parte della popolazione giapponese dell'occupazione americana e del nuovo status dell'imperatore a semplice capo di Stato. Più di 20.000 persone parteciparono al suo funerale nel 1951. Per il dottor Nagai è attualmente in corso il processo di beatificazione e ha il titolo di Servo di Dio.
La diocesi di Nagasaki è così tornata ad essere un epicentro del cattolicesimo giapponese e di una particolare rilettura spirituale della responsabilità del Giappone negli orrori della guerra, quando Hiroshima era piuttosto un luogo di protesta politica. "A Hiroshima, la gente grida; a Nagasaki, si prega", spiegava il dottor Nagai a chi lo andava a visitare, incuriosito dalla differenza di atteggiamento delle popolazioni di queste due città di fronte allo stesso trauma. Oggi i cattolici rappresentano circa il 4,5% della popolazione di Nagasaki. Rimangono una minoranza, ma in proporzione nove volte superiore a quella registrata a Tokyo, la capitale giapponese, dove i cattolici rappresentano solo lo 0,5% della popolazione.
Una diocesi legata ai missionari francesi
L'arcidiocesi di Nagasaki è caratterizzata dall'avere forti legami con il mondo francofono. I primi tre vescovi di questa giurisdizione, che fu un vicariato apostolico nel 1876 prima di diventare una diocesi a pieno titolo nel 1891, furono effettivamente dei missionari francesi, inviati dalla MEP (Missions étrangères de Paris): monsignor Bernard-Thadée Petitjean (dal 1876 al 1884), monsignor Jules-Alphonse Cousin (dal 1885 al 1911) e monsignor Jean-Claude Combaz (dal 1912 al 1926), prima che la diocesi fosse presa in carico dai giapponesi.
Le congregazioni francesi hanno poi mantenuto una forte presenza nella zona, in particolare per la formazione del clero locale: il vescovo Takami, francofono, è membro della Compagnie des Prêtres de Saint-Sulpice, e il suo predecessore, il vescovo Shimamoto, era membro dell'Institut du Prado. Attualmente, l'arcidiocesi di Nagasaki ha quattro diocesi suffraganee: Fukuoka, Kagoshima, Naha e Oita.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui