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Un gruppo di suore durante una celebrazione eucaristica (foto d'archivio) Un gruppo di suore durante una celebrazione eucaristica (foto d'archivio)

Francesco agli Istituti di Vita Consacrata: attenzione agli abusi di potere e autorità

Nell’udienza con i partecipanti alla plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il Papa ha incentrato il proprio discorso su due parole: discernere e accompagnare

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

“Puntare sul dono di Dio, sulla gratuità della sua chiamata, sulla forza trasformatrice della sua Parola e del suo Spirito”. È questo l’orizzonte “decisivo” indicato da Papa Francesco nel discorso rivolto ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il dono, ha aggiunto il Pontefice, non si può disgiungere dal servizio. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Vi ringrazio per tutto il lavoro che portate avanti, al servizio della vita consacrata nella Chiesa universale. Vorrei dire: al servizio del Vangelo, perché tutto quello che noi facciamo è al servizio del Vangelo, e voi in particolare servite quel “vangelo” che è la vita consacrata, affinché sia tale, sia vangelo per il mondo di oggi. Voglio dirvi la mia riconoscenza e voglio incoraggiarvi, perché so che il vostro compito non è facile. Per questo voglio esprimere la mia vicinanza a tutti coloro che credono nel futuro della vita consacrata. Vi sono vicino.

Discernere e accompagnare

Il Pontefice ha ricordato che non si deve perdere “la memoria della propria storia, del proprio istituto”, la memoria delle radici: “Quando noi perdiamo la memoria, quella memoria delle meraviglie che Dio ha fatto nella Chiesa, nel nostro istituto, nella mia vita - ha affermato a braccio - perdiamo forza e non potremo dare vita”. Se noi non abbiamo questa memoria “deuteronomica”, ha aggiunto, non avremo “neppure germogli”. Ed è “una maledizione forte” essere “senza radici e senza germogli”. Papa Francesco ha poi sottolineato che il servizio di chi ha abbracciato la vita consacrata, “oggi più che mai”, si può “riassumere in due parole: discernere e accompagnare”.

È il lavoro serio e paziente del discernimento, che non può compiersi se non nell’orizzonte della fede e della preghiera. Discernere e accompagnare. Accompagnare specialmente le comunità di recente fondazione, che sono anche più esposte al rischio dell’autoreferenzialità.

La vita consacrata nasce nella Chiesa

Il Papa ha quindi indicato “un criterio essenziale di discernimento: la capacità di una comunità, di un istituto di ‘integrarsi nella vita del Popolo Santo di Dio per il bene di tutti’ (esortazione apostolica Evangelii gaudium)”.

Questo istituto è capace di integrarsi nella vita del Santo Popolo fedele di Dio o no? Questo criterio è decisivo per il discernimento. La vita consacrata nasce nella Chiesa, cresce e può dare frutti evangelici solo nella Chiesa, nella comunione vivente del Popolo fedele di Dio. Per questo «i fedeli hanno il diritto di essere avvertiti dai Pastori sull’autenticità dei carismi e sull’affidabilità di coloro che si presentano come fondatori» (M.p. Authenticum charismatis, 1 novembre 2020).

Attenzioni da tenere sempre vive

Nel discernere e nell’accompagnare, ha osservato il Papa, “ci sono alcune attenzioni da tenere sempre vive”. Ricordando il libro del collega Salvatore Cernuzio “Il velo del silenzio”, edito da San Paolo, il Papa ha sottolineato, in particolare, che gli “abusi di tutti i giorni fanno male alla forza della vocazione”.

L’attenzione ai fondatori che a volte tendono ad essere autoreferenziali, a sentirsi gli unici depositari o interpreti del carisma, come se fossero al di sopra della Chiesa. L’attenzione alla pastorale vocazionale e alla formazione che si propone ai candidati. L’attenzione a come si esercita il servizio dell’autorità, con particolare riguardo alla separazione tra foro interno e foro esterno – tema che a me preoccupa tanto –, alla durata dei mandati e all’accumulo dei poteri. E l’attenzione agli abusi di autorità e di potere. Su questo ultimo tema ho avuto in mano un libro di recente pubblicazione, di Salvatore Cernuzio sul problema degli abusi, ma non degli abusi eclatanti, sugli abusi di tutti i giorni che fanno male alla forza della vocazione.

Discernimento e nuovi istituti

Soffermandosi sul “discernimento in vista dell’approvazione di nuovi istituti, di nuove forme di vita consacrata o di nuove comunità”, il Santo Padre ha invitato “a sviluppare la collaborazione con i vescovi diocesani”.

Ed esorto i Pastori a non spaventarsi e ad accogliere pienamente il vostro accompagnamento. È responsabilità del Pastore accompagnare e, nello stesso tempo, accettare questo servizio. Questa collaborazione, questa sinergia tra il Dicastero e i Vescovi permette anche di evitare – come chiede il Concilio – che sorgano inopportunamente istituti privi di sufficiente motivazione o di adeguato vigore (cfr Decr. Perfectae caritatis, 19), forse con buona volontà, ma manca qualcosa. È prezioso il vostro servizio per cercare di fornire ai Pastori e al Popolo di Dio criteri validi di discernimento.

“L’ascolto reciproco tra gli uffici della Santa Sede e i Pastori, come pure i Superiori Generali, è un aspetto essenziale del percorso sinodale”. I consacrati e le consacrate, ha concluso il Papa, sono chiamati “a offrire un contributo importante in questo processo: un contributo per il quale essi attingono - o dovrebbero attingere - dalla familiarità con la prassi di fraternità e di condivisione sia nella vita comunitaria sia nell’impegno apostolico”.

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11 dicembre 2021, 13:20