Francesco: coltivare una vita giusta e aperta ai disegni di Dio
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Nella prima udienza generale dell’Avvento Francesco, proseguendo la catechesi su San Giuseppe, sceglie di approfondire il suo essere "giusto” e “promesso sposo di Maria”, come lo definisce l’evangelista Matteo. È l'occasione per rivolgere un messaggio a tutti i fidanzati e ai novelli sposi. Ripercorrendo il racconto delle Scritture, il Papa ricorda che Maria, promessa sposa di Giuseppe, "prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”, e che Giuseppe non volendo ripudiarla, “decise di licenziarla in segreto”. È un angelo apparsogli in sogno, poi, a rassicurarlo, a dirgli di non temere di prenderla con sé perché frutto dello Spirito Santo quanto generato in lei: (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Maria e Giuseppe sono due fidanzati che probabilmente hanno coltivato dei sogni e delle aspettative rispetto alla loro vita e al loro futuro. Dio sembra inserirsi come un imprevisto nella loro vicenda e, seppure con una iniziale fatica, entrambi spalancano il cuore alla realtà che si pone loro innanzi.
La saggezza di Giuseppe e l’ascolto della voce di Dio
Questo è l’insegnamento da cogliere, per Francesco, riflettendo sulla figura di Giuseppe. Anzitutto "giusto" “perché sottomesso alla legge come ogni pio israelita”, ma anche saggio, tanto che “l’amore per Maria e la fiducia che ha in lei gli suggeriscono un modo che salvi l’osservanza della legge e l’onore della sposa”. Decide infatti “di darle l’atto di ripudio in segreto, senza clamore, senza sottoporla all’umiliazione pubblica”. Sceglie, insomma “la via della riservatezza, senza processo e rivalsa”. Ma poi, evidenzia il Papa, Giuseppe è portato a una decisione diversa. Nel suo discernimento interviene “la voce di Dio che, attraverso un sogno, gli svela un significato più grande della sua stessa giustizia”. Da ciò, rileva Francesco, emerge quanto importante sia"coltivare una vita giusta" e allo stesso tempo sentirsi sempre "bisognosi dell’aiuto di Dio", per poter allargare i propri orizzonti e considerare le circostanze della vita da un punto di vista diverso, più ampio.
Tante volte ci sentiamo prigionieri di quello che ci è accaduto: “Ma guarda cosa mi è successo!” e noi rimaniamo prigionieri di quella cosa brutta che ci è accaduta; ma proprio davanti ad alcune circostanze della vita, che ci appaiono inizialmente drammatiche, si nasconde una Provvidenza che con il tempo prende forma e illumina di significato anche il dolore che ci ha colpiti. La tentazione è chiuderci un quel dolore, in quel pensiero delle cose non belle che sono successe a noi. E questo non fa bene.
L’amore maturo è assumersi la responsabilità della vita
Il Papa osserva infatti che sovente la vita non è come la si immagina e che, “soprattutto nei rapporti di amore, di affetto”, si fatica “a passare dalla logica dell’innamoramento a quella dell’amore maturo”, perché un certo incanto “fa vivere immersi in un immaginario che spesso non corrisponde alla realtà dei fatti”. Ma proprio quando l’innamoramento con le sue aspettative sembra finire, avverte Francesco, “lì può cominciare l’amore vero":
Amare infatti non è pretendere che l’altro o la vita corrisponda alla nostra immaginazione; significa piuttosto scegliere in piena libertà di prendersi la responsabilità della vita così come ci si offre. Ecco perché Giuseppe ci dà una lezione importante, sceglie Maria “a occhi aperti. E possiamo dire “con tutti i rischi”.
La testimonianza dei fidanzati cristiani e la preghiera a San Giuseppe
Il Papa termina la sua catechesi invitando i fidanzati cristiani a “testimoniare un amore così, che abbia il coraggio di passare dalle logiche dell’innamoramento a quelle dell’amore maturo”, a compiere “una scelta esigente, che invece di imprigionare la vita, può fortificare l’amore” e renderlo “durevole di fronte alle prove del tempo". L’amore di una coppia matura ogni giorno, rimarca Francesco, che di fronte ai litigi raccomanda ancora una volta di non finire mai la giornata senza fare la pace. Infine conclude con una preghiera al patrono della Chiesa universale:
San Giuseppe,
tu che hai amato Maria con libertà,
e hai scelto di rinunciare al tuo immaginario per fare spazio alla realtà,
aiuta ognuno di noi a lasciarci sorprendere da Dio
e ad accogliere la vita non come un imprevisto da cui difendersi,
ma come un mistero che nasconde il segreto della vera gioia.
Ottieni a tutti i fidanzati cristiani la gioia e la radicalità,
conservando però sempre la consapevolezza
che solo la misericordia e il perdono rendono possibile l’amore. Amen.
I saluti ai fedeli
Salutando i fedeli presenti in Aula Paolo VI, in particolare i pellegrini polacchi, Francesco ha menzionato la Giornata di Preghiera e di Aiuto alla Chiesa dell’Est che sarà celebrata domenica prossima, quindi ha parlato dell’odierna Giornata per la lotta all’Aids e del viaggio apostolico che domani intraprenderà verso Cipro e la Grecia chiedendo preghiere a sostegno. Il Papa ha poi esortato a prepararsi al Natale, “accogliendo senza timore Gesù Cristo che viene in mezzo a noi”. “Se gli spalanchiamo la porta della vita, tutto acquista una luce nuova - ha affermato - e la famiglia, il lavoro, il dolore, la salute, l’amicizia, diventano altrettante occasioni per scoprire la sua consolante presenza, presenza di Emmanuele che vuol dire Dio con noi e per testimoniare questa sua presenza agli altri”.
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