Francesco a Malta, Scicluna: il Papa viene come araldo di pace e riconciliazione
Michele Raviart - La Valletta
La Chiesa maltese si prepara all’arrivo di Papa Francesco domani mattina a Malta, mèta del 36.mo viaggio apostolico del suo Pontifcato. Una "occasione per andare alle sorgenti dell’annuncio del Vangelo”, l’ha definita il Papa, in un luogo che vide dal naufragio dell’apostolo Paolo, nel 60 dopo Cristo, l’inizio della cristianizzazione dell’isola. Un viaggio fortemente voluto dal Papa e già rimandato a causa della pandemia e che sarà segnato anche dal tema dell’accoglienza, ancora più attuale oggi in Europa con l’esodo di centinaia di migliaia di profughi dall’Ucraina.
L'attesa della Chiesa di Malta
Ad accompagnare Papa Francesco nelle tappe del suo viaggio ci sarà anche monsignor Charles J. Scicluna, presidente della Conferenza episcopale maltese e arcivescovo de La Valletta, dal 2015 arcivescovo metropolita di Malta e particolarmente impegnato nell’ambito degli abusi del clero in seno alla Congregazione per la dottrina della fede, per la quale è segretario aggiunto.
Eccellenza, che significato ha per la Chiesa di Malta l’arrivo di Papa Francesco?
R. – Dopo un’attesa di due anni, la visita del Papa ha un significato non solo molto profondo per il popolo, ma è anche una presenza più che apprezzata, anche perché il momento storico ci fa pensare sempre all’Est Europa e alla tragedia che si sta consumando in Ucraina in questi giorni. Il Papa viene come araldo della misericordia, della riconciliazione, della pace; parla dal Sud dell’Europa, dal cuore del Mediterraneo che è stato sempre teatro di convergenza, ma anche di conflitto e ha una storia che unisce tre continenti, ma anche li separa. E viene anche nella Domenica di Quaresima nella quale Gesù, parlando all’adultera, la salva da una condanna a morte e dà a questa donna, colta in flagrante adulterio, un nuovo inizio. La Parola di Dio che celebreremo insieme con il Santo Padre la domenica di Quaresima 3 aprile, parla appunto di riconciliazione, di misericordia ma anche di un nuovo inizio. È questo il messaggio che il Papa porta a Malta, nel cuore del Mediterraneo, ma guardando a tutto il mondo e in modo particolare proprio ai nostri fratelli e sorelle in Ucraina.
Uno dei temi è simboleggiato anche dal logo di questo viaggio che mostra delle mani pronte ad accogliere e non c’è alcun dubbio che la questione dell’accoglienza e dei migranti sia uno dei grandi temi di questo viaggio. Qual è la situazione a Malta, e cosa porteranno le parole del Papa che domenica incontrerà alcuni di questi migranti?
R. – La questione dei migranti è sempre attuale. Se guardiamo all’Est dell’Europa, la realtà dei migranti che fuggono da un conflitto violento, aggressivo e ingiusto è proprio palese, e ci invita ad accogliere chi fugge dalla propria nazione non per capriccio, ma per esigenza, per necessità. Da anni, noi, a Malta siamo una frontiera che non può essere una barriera, ma deve essere un punto di confronto, un punto di accoglienza. Anche le parole che vengono dagli Atti degli Apostoli, capitolo 28, che parlano dell’accoglienza che i maltesi hanno dato a 276 naufragi, tra cui l’apostolo Paolo, sono frutto di una narrativa molto antica. Sono sempre rimasto colpito dal fatto che alcuni studiosi ci dicono che una delle etimologie del nome “Malta” viene da una radice antichissima fenicia – “malet” – che significa porto sicuro, un approdo di sicurezza. Malta è benedetta da porti veramente sicuri dove chi viaggiava sul mare poteva anche fermarsi, rifocillarsi, anche compiere atti di culto, perché Malta ha molti templi di culto precedenti all’era cristiana ed era – appunto – non solo rifugio personale e psicologico, ma anche spirituale; e questa è una vocazione geopolitica a cui noi non possiamo sfuggire. Malta è situata nel centro del Mediterraneo e deve anche fare i conti con il corridoio centrale della migrazione, ma guarda anche alla legittima reazione, alla bellissima reazione dei Paesi europei per i flussi migratori che in questi giorni vengono dall’Ucraina. E tra noi diciamo che sarebbe bello che questa solidarietà europea sia anche vissuta con i Paesi meridionali che per anni, ormai, hanno portato un peso sproporzionato, senza ricevere lo stesso tipo di solidarietà degli altri.
Lei ha accennato al passaggio negli Atti degli Apostoli in cui si parla del naufragio di San Paolo; c’è anche un altro aspetto, parimenti importante, che è quello apostolico: lo stesso Papa Francesco visiterà – come già hanno fatto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – le Grotte di San Paolo. Dal punto di vista apostolico, che cosa significa l’intero viaggio per la comunità cristiana a Malta, sia per la Chiesa sia per i fedeli?
R. – Bisogna ammettere che l’ispirazione del viaggio, due anni fa, era partita proprio dalle parole del Santo Padre in quei giorni, all’inizio di gennaio del 2020, quando commentava il capitolo 28 degli Atti degli Apostoli. Si è ricordato di noi leggendo le bellissime parole che usa Luca per commemorare e ricordare l’accoglienza e la benevolenza dei maltesi, anche del nostro protos che si chiamava Publius. Paolo si ferma da noi tre mesi, in quella Grotta antichissima che i Papi visitano quando sono qui da noi, 2000 anni dopo l’approdo di Paolo. Ecco, noi viviamo l’influsso della secolarizzazione, di un mondo globalizzato con un atteggiamento molto liquido nei riguardi degli impegni umani, personali e morali. Il Papa viene come quello che ci ricorda la radicalità del Vangelo ma anche la guarigione, e porta la Parola di Gesù. Paolo da noi ha parlato sicuramente di Gesù, ma Luca non ci dice cosa ha detto. Ci narra alcuni fatti di guarigione. Dice: “Hanno portato all’apostolo tutti i malati dell’Isola, e li ha guariti”. Nel nome di Gesù. E così noi abbiamo – almeno, i nostri antenati – incontrato Gesù nella Parola che salva, che riconcilia, che risana. E questa è la Parola che noi aspettiamo dal Papa, Successore di Pietro.
Come si sta preparando l’Isola all’arrivo del Papa, a livello pratico? Sia i cittadini sia le autorità. in questi giorni ha giurato il nuovo premier. Che atmosfera c’è nell’Isola, come si sta preparando?
R. – C’è una grande aspettativa. Evidentemente, le elezioni del fine settimana scorso ancora sono all’ordine del giorno: si forma il nuovo governo; questo è un momento della vita civile che non si può disattendere. Ma i preparativi vanno a gonfie vele e noi preghiamo perché sabato e domenica ci sia bel tempo perché, come si sa, nelle isole mediterranee, quando tira vento, tira veramente forte …
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