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Papa Francesco all'Onu, 25 settembre 2015 Papa Francesco all'Onu, 25 settembre 2015 

Papa Francesco e la necessità di un’ONU più efficace

Nei suoi interventi alle Nazioni Unite, come pure nella “Fratelli Tutti”, il Pontefice ha sempre incoraggiato una riforma dell’ONU per dare reale concretezza al concetto di famiglia di nazioni e maggiore forza al multilateralismo

Alessandro Gisotti

“Nell’attuale guerra in Ucraina, assistiamo all’impotenza della Organizzazione delle Nazioni Unite”. Hanno destato ampia eco le parole di Papa Francesco ieri all’udienza generale. Non meno rilevanti tuttavia sono le parole che hanno immediatamente preceduto questa affermazione. Anzi, sono la premessa dell’amara constatazione: “Dopo la Seconda Guerra Mondiale si è tentato di porre le basi di una nuova storia di pace, ma purtroppo – non impariamo – è andata avanti la vecchia storia di grandi potenze concorrenti”. Papa Francesco crede convintamente nel ruolo delle Nazioni Unite e nel valore del multilateralismo. Una convinzione che oggi è ancora più forte in quel “cambio d’epoca” che stiamo vivendo alla ricerca faticosa di un nuovo orizzonte di convivenza per l’umanità. Nel solco dei suoi predecessori - e in particolare di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - Francesco ha moltiplicato gesti e parole a sostegno delle Nazioni Unite incoraggiandone un processo di riforma che viene richiesto in particolare da quei Paesi, da quei popoli, che subiscono maggiormente le conseguenze di quell’impotenza a cui ha fatto riferimento il Papa.

Parlando il 25 settembre del 2015 all’Assemblea generale dell’ONU, il Pontefice affermava già che “la riforma e l’adattamento ai tempi sono sempre necessari, progredendo verso l’obiettivo finale di concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni”. Fin dai primi anni di Pontificato sottolineava perciò il tema della “necessità di una maggiore equità”, in special modo “per gli organi con effettiva capacità esecutiva, quali il Consiglio di Sicurezza, gli Organismi finanziari e i gruppi o meccanismi specificamente creati per affrontare le crisi economiche”. E concludeva il suo discorso al Palazzo di Vetro ribadendo la necessità di un rafforzamento dell’ONU. “La lodevole costruzione giuridica internazionale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite”, osservava, “può essere pegno di un futuro sicuro e felice per le generazioni future. Lo sarà se i rappresentanti degli Stati sapranno mettere da parte interessi settoriali e ideologie e cercare sinceramente il servizio del bene comune”. Concetti ribaditi nel novembre dello stesso anno nella visita alla sede delle Nazioni Unite di Nairobi.

 

Sull’impegno per la cura della Casa comune, la soluzione pacifica delle controversie internazionali o uno sviluppo economico incentrato sulle persone e i popoli, il Papa e la Santa Sede considerano l’Organizzazione delle Nazioni Unite il foro internazionale più adatto per trovare un punto di convergenza tra istanze e interessi differenti. Nel dicembre del 2019 in un videomessaggio congiunto, il Papa e il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ribadivano che “la fiducia nel dialogo fra le persone e fra le nazioni, nel multilateralismo, nel ruolo delle organizzazioni internazionali, nella diplomazia come strumento per la comprensione e l’intesa, è indispensabile per costruire un mondo pacifico”. Pochi mesi dopo irrompeva la pandemia da Covid-19 rendendo, se possibile, ancora più indispensabile investire nel multilateralismo, nella consapevolezza di trovarsi tutti sulla stessa barca dell’umanità. “La pandemia – osservava in un videomessaggio per il 75.mo di fondazione dell’ONU, il 25 settembre del 2020 – ci ha dimostrato che non possiamo vivere senza l’altro, o peggio ancora, l’uno contro l’altro. Le Nazioni Unite sono state create per unire le nazioni, per avvicinarle, come un ponte tra i popoli”. E con parole che ben si collegano con quanto detto ieri, aggiungeva che “il nostro mondo in conflitto ha bisogno che l’ONU diventi un laboratorio per la pace sempre più efficace, il che richiede che i membri del Consiglio di Sicurezza, soprattutto quelli Permanenti, agiscano con maggiore unità e determinazione”.

Significativamente, la riforma delle Nazioni Unite trova spazio anche nell’Enciclica Fratelli tutti. Francesco dedica un paragrafo intero all’argomento, il 173. (Giovanni XXIII aveva dedicato il paragrafo 75 della Pacem in Terris all’ONU). Per il Papa tale riforma è necessaria “affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni”. Bisogna assicurare, ne è certo, “il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato”. Con un sentimento che lo ha portato anche a pronunciare le parole di ieri, avverte inoltre che “occorre evitare che questa Organizzazione sia delegittimata, perché i suoi problemi e le sue carenze possono essere affrontati e risolti congiuntamente”. Le Nazioni Unite dunque non esistono, sembra suggerirci il Papa, se le nazioni non sono unite, concordi nel cercare coraggiosamente la via dell’intesa. Che sia la fine di una guerra, i brevetti sui vaccini o il contrasto al surriscaldamento globale, ciascuno deve essere disposto a “perdere” un po’, perché tutti si possa guadagnare insieme. In gioco c’è la sfida più importante: il futuro dell’umanità.

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07 aprile 2022, 15:29