Il Papa: la vecchiaia è un limite e un dono, scartarla è tradire la vita
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Ancora una catechesi dedicata alla vecchiaia, quella all'udienza generale di oggi. Lo spunto della riflessione di Papa Francesco è questa volta un brano del Vangelo di Marco. Il tema è "Il lieto servizio della fede che si apprende nella gratitudine".
"La suocera di Simone era a letto con la febbre", scrive l’evangelista. E Papa Francesco commenta dicendo che anche la semplice febbre in età avanzata può essere pericolosa. Per questo, da vecchi, bisogna avere pazienza con il proprio corpo e capire che cosa gli si può ancora chiedere. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
La malattia pesa, sull’anziano, in modo diverso e nuovo rispetto a quando si è giovani o adulti. È come un colpo duro che si abbatte su un tempo già difficile. La malattia del vecchio sembra affrettare la morte e comunque diminuire quel tempo da vivere che già consideriamo ormai breve. Si insinua il dubbio che non ci riprenderemo, che “questa volta sarà l’ultima che mi ammalo…”. Non si riesce a sognare la speranza in un futuro che appare ormai inesistente.
E' bene che sia la comunità a prendersi cura degli anziani
E c’è un insegnamento nel brano evangelico che il Papa sottolinea, il fatto che Gesù non va da solo a far visita a quell’anziana donna malata, ma si reca da lei insieme ai discepoli. E Francesco prosegue dicendo che è “la comunità cristiana che deve prendersi cura degli anziani”, soprattutto oggi che il numero degli anziani è cresciuto.
Dobbiamo sentire la responsabilità di visitare gli anziani che spesso sono soli e presentarli al Signore con la nostra preghiera. Gesù stesso ci insegnerà come amarli. "Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e quando si sta spegnendo" (Messaggio alla Pontificia Accademia per la Vita, 19 febbraio 2014). La vita è sempre preziosa.
La gratitudine della donna
Gesù guarisce la donna e insegna così ai discepoli che “la salvezza si comunica attraverso l’attenzione a quella persona malata”, mentre la donna esprime tutta la sua gratitudine per la tenerezza di Dio verso di lei. E il Papa torna su un concetto su cui insiste spesso: la cultura dello scarto, che socialmente tenta di cancellare i vecchi come fossero un peso. E prosegue:
Questo è un tradimento alla propria umanità, questa è la cosa più brutta, questo è selezionare la vita secondo l’utilità, secondo la giovinezza e non con la vita come è, con la saggezza dei vecchi, con i limiti dei vecchi. I vecchi hanno tanto da darci: c’è la saggezza della vita. Tanto da insegnarci: per questo noi dobbiamo insegnare, anche da bambini, perché accudiscano, perché vadano dai nonni. Il dialogo giovani, bambini-nonni è fondamentale, è fondamentale per la società, è fondamentale per la Chiesa, è fondamentale per la sanità della vita. Dove non c’è dialogo tra giovani e vecchi manca qualcosa e cresce una generazione senza passato, cioè senza radici.
Gli anziani sono preziosi, non vanno emarginati
L'anziana donna guarita da Gesù si alza, racconta l'evangelista, e si mette a servizio dei discepoli. Così anche lei dà loro una lezione, osserva Francesco, dimostra che “anche da anziani si può, anzi, si deve servire la comunità”, vincendo “la tentazione di mettersi da parte”.
Se gli anziani, invece di essere scartati e congedati dalla scena degli eventi che segnano la vita della comunità, fossero messi al centro dell’attenzione collettiva, sarebbero incoraggiati ad esercitare il prezioso ministero della gratitudine nei confronti di Dio, che non dimentica nessuno. La gratitudine delle persone anziane per i doni ricevuti da Dio nella loro vita, così come ci insegna la suocera di Pietro, restituisce alla comunità la gioia della convivenza, e conferisce alla fede dei discepoli il tratto essenziale della sua destinazione.
Gesù chiede il servizio a tutti, uomini e donne
Poi Papa Francesco fa una precisazione: “Lo spirito dell’intercessione e del servizio, che Gesù prescrive a tutti i suoi discepoli, non è semplicemente una faccenda di donne” e afferma:
Il servizio evangelico della gratitudine per la tenerezza di Dio non si scrive in nessun modo nella grammatica dell’uomo padrone e della donna serva: no, non è vero questo. Questo tuttavia non toglie che le donne, sulla gratitudine e sulla tenerezza della fede, possano insegnare agli uomini cose che questi fanno più fatica a comprendere. La suocera di Pietro, prima che gli Apostoli ci arrivassero, lungo il cammino della sequela di Gesù, mostrò la via anche a loro.
Francesco conclude con una bella immagine: la delicatezza di Gesù nei confronti della donna di questa pagina del Vangelo, dimostra chiaramente “la sua speciale sensibilità verso i deboli e i malati, che il Figlio di Dio aveva certamente appreso dalla sua Madre”.
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