Il Papa: lo Spirito ispira una Chiesa aperta, accogliente, basata sull'amore di Dio
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Mettiamoci alla scuola dello Spirito Santo”, che ci insegna a ripartire dopo le ferite, portando di nuovo al primo posto ciò che conta, lo sguardo di amore di Dio su di noi, a “muoverci nelle nostre scelte ascoltando la sua voce”, a “camminare insieme, come Chiesa, docili a Lui e aperti al mondo”. E’ l’invito che percorre tutta l’omelia di Papa Francesco nella Messa della solennità di Pentecoste, presieduta dal cardinale decano Giovanni Battista Re questa mattina nella Basilica Vaticana. Nella quale il Papa, presente ma seduto accanto ai cardinali, sottolinea che lo Spirito Santo ci porta ad amare non un mondo e una Chiesa ideali, “ma quello che c’è, alla luce del sole, nella semplicità”, mentre lo spirito del male, il maligno, “fomenta le cose dette alle spalle, i pettegolezzi, le chiacchiere!”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Lo Spirito ci fa vedere tutto in modo nuovo
Francesco inizia la sua meditazione dalle parole di Gesù ai discepoli, nel Vangelo di questa solennità, quando spiega che lo Spirito “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto “. E si chiede: “In che senso lo Spirito dà a chi lo riceve questa comprensione nuova e piena?”. “Non è questione di quantità” chiarisce, ma “di qualità, di prospettiva”.
Ci indica di partire dall’amore di Dio, che è dono
Il primo punto analizzato dal Pontefice: da dove partire, chiarisce “il punto di partenza della vita spirituale”. Lo indica Gesù nel Vangelo: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. La logica dello Spirito ribalta la nostra convinzione “che l’amore derivi essenzialmente dalla nostra osservanza, bravura e religiosità”.
Invece lo Spirito ci ricorda che, senza l’amore alla base, tutto il resto è vano. E che questo amore non nasce tanto dalle nostre capacità, ma è dono suo. È lo Spirito d’amore che mette in noi l’amore, è Lui che ci fa sentire amati e ci insegna ad amare. È Lui il “motore” della nostra vita spirituale.
Nei fallimenti ci ricorda che Dio ha fiducia in noi
Perché lo Spirito Santo, prosegue Papa Francesco, “è una memoria attiva, che accende e riaccende nel cuore l’affetto di Dio”. Che sperimentiamo nel perdono dai peccati, e la cui memoria spirituale, sottolinea “è essenziale alimentare”. Infatti noi tendiamo a ricordare sempre “le cose che non vanno” tentati da una voce “che ci ricorda i fallimenti e le inadeguatezze” e ci dice “non ce la farai mai, non sei capace”.
Lo Spirito guarisce i ricordi, ci riconcilia col passato
E a chi obietta che i suoi tanti “problemi, ferite e preoccupazioni”, “non si risolvono con facili consolazioni!”, il Papa risponde che “Lui, il Consolatore, è spirito di guarigione e di risurrezione e può trasformare quelle ferite che ti bruciano dentro”. Lo Spirito, spiega, “ci insegna a non ritagliare i ricordi delle persone e delle situazioni che ci hanno fatto male, ma a lasciarli abitare dalla sua presenza”. Come ha fatto “con gli Apostoli e con i loro fallimenti”, con Pietro che aveva rinnegato Gesù nella Passione, Paolo che aveva perseguitato i cristiani. Sbagli e sensi di colpa, dai quali da soli non si esce, ma “con il Consolatore sì”.
Per scegliere la via, discernere la sua voce da quella del male
Oltre a ricordarci il punto di partenza, lo Spirito, ed è il secondo punto analizzato nell’omelia da Francesco, “ci insegna quali vie prendere”. Di fronte “agli incroci dell’esistenza, ci suggerisce la strada migliore da prendere”, per questo “è importante saper discernere la sua voce da quella dello spirito del male”. E il Pontefice fa alcuni esempi: “Lo Spirito Santo non ti dirà mai che nel tuo cammino va tutto bene. No, ti corregge” e poi “ti sprona a cambiare, a combattere con le tue falsità e doppiezze, anche se ciò richiede fatica, lotta interiore e sacrificio”. Lo spirito cattivo, al contrario, “ti spinge a fare sempre quello che ti pare e piace” e “a credere che hai diritto a usare la tua libertà come ti va. Poi però, quando resti con il vuoto dentro, ti accusa e ti butta a terra”.
Lo Spirito Santo, che nel cammino ti corregge, non ti lascia mai a terra, ma ti prende per mano, ti consola e ti incoraggia sempre.
Amarezza e pessimismo vengono solo dal maligno
Quindi, chiarisce Papa Francesco, “quando vedi che si agitano in te amarezza, pessimismo e pensieri tristi”, questo “non viene mai dallo Spirito Santo. Viene dal male, che si trova a suo agio nella negatività” e per strategia “alimenta l’insofferenza, il vittimismo, fa sentire il bisogno di piangersi addosso, e di reagire ai problemi criticando, addossando tutta la colpa agli altri. Ci rende nervosi, sospettosi e lamentosi”.
Lo Spirito Santo, al contrario, invita a non perdere mai la fiducia e a ricominciare sempre. Come? Mettendoci in gioco per primi, senza aspettare che sia qualcun altro a cominciare. E poi portando a chiunque incontriamo speranza e gioia, non lamentele; a non invidiare mai gli altri, ma a rallegrarci dei loro successi.
Ci porta ad amare la Chiesa reale, non quella ideale
Inoltre, prosegue il Papa, “lo Spirito Santo è concreto, non idealista: ci vuole concentrati sul qui e ora”, perché “il posto dove stiamo e il tempo che viviamo sono i luoghi della grazia”. Lo spirito del male, invece, vuole “portarci con la testa altrove: spesso ci àncora al passato: ai rimpianti, alle nostalgie, a quello che la vita non ci ha dato. Oppure ci proietta nel futuro, alimentando timori, paure, illusioni, false speranze”.
Lo Spirito Santo no, ci porta ad amare qui e ora: non un mondo ideale, una Chiesa ideale, non una congregazione religiosa ideale, ma quello che c’è, alla luce del sole, nella trasparenza, nella semplicità. Quanta differenza con il maligno, che fomenta le cose dette alle spalle, i pettegolezzi, le chiacchiere!
Lo Spirito insegna alla Chiesa come camminare
Lo Spirito “ci vuole insieme, ci fonda come Chiesa e oggi” e questo è il terzo e ultimo aspetto analizzato da Francesco “insegna alla Chiesa come camminare”. I discepoli, infatti, “erano rintanati nel cenacolo, poi lo Spirito scende e li fa uscire”, li fa aprire a tutti.
Lo spirito mondano ci porta solo alla difesa dei nostri interessi
Lo spirito mondano, infine, ricorda il Pontefice, “preme perché ci concentriamo solo sui nostri problemi e interessi”, sulla “difesa strenua delle nostre appartenenze nazionali e di gruppo”. Lo Spirito Santo no: “Invita a dimenticarsi di sé stessi e ad aprirsi a tutti. E così ringiovanisce la Chiesa”. Ma è Lui che la ringiovanisce, non noi. “Perché la Chiesa non si programma e i progetti di ammodernamento non bastano”.
Lo Spirito ci libera dall’ossessione delle urgenze e ci invita a camminare su vie antiche e sempre nuove, quelle della testimonianza, della povertà, della missione, per liberarci da noi stessi e inviarci al mondo.
Anche se sembra portare divisione, lo Spirito crea armonia
A braccio, Papa Francesco sottolinea che è curioso, come lo Spirito Santo, che la mattina di Pentecoste crea "divisione di lingue, di atteggiamenti", ed è autore del "chiasso", allo stesso tempo è "l'autore dell'armonia". Divide con la avrietà dei carismi, "ma è una divisione finta" perchè poi inserisce l'armonia. "Questa è la ricchezza della Chiesa". Così, è l’invito finale del Papa, “mettiamoci alla scuola dello Spirito Santo, perché ci insegni ogni cosa. Invochiamolo ogni giorno, perché ci ricordi di partire sempre dallo sguardo di Dio su di noi, di muoverci nelle nostre scelte ascoltando la sua voce, di camminare insieme, come Chiesa, docili a Lui e aperti al mondo”.
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