Il Papa: in Ucraina una violenza diabolica che distrugge la vita
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Con lo sguardo fisso sull’icona del buon Samaritano, non si dimentichino i drammi dei conflitti in Tigray e nell’”amata e martoriata Ucraina”. Questa la forte raccomandazione di Francesco ai partecipanti all’Assemblea plenaria della Roaco, la Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali , alla presenza dei cardinali Leonardo Sandri, presidente della Roaco, e Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, ricevuti in Vaticano a conclusione dei lavori della sessione plenaria, ai quali Francesco ha espresso la speranza che il negoziato prenda il posto della violenza:
Là si è tornati al dramma di Caino e Abele; è stata scatenata una violenza che distrugge la vita, una violenza luciferina, diabolica, alla quale noi credenti siamo chiamati a reagire con la forza della preghiera, con l’aiuto concreto della carità, con ogni mezzo cristiano perché le armi lascino il posto ai negoziati. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
La carezza della Chiesa e del Papa ai rifugiati
Francesco ringrazia i presenti per aver portato “la carezza della Chiesa e del Papa” in Ucraina e nei Paesi dove sono stati accolti i rifugiati, esprimendo la speranza che si compia la profezia di pace di Isaia, purtroppo però, è l’amara constatazione, “tutto sembra andare nella direzione opposta”:
Il cibo diminuisce e il fragore delle armi aumenta. È lo schema cainico che regge oggi la storia. Non smettiamo perciò di pregare, di digiunare, di soccorrere, di lavorare perché i sentieri della pace trovino spazio nella giungla dei conflitti.
Non si spenga la speranza per la Siria
Il Papa parla poi della Siria, del dramma della guerra che l'ha prostrata, e cita l'importante esempio proposto nel marzo scorso a Damasco, dall’assemblea dei vescovi cattolici del Paese mediorientale, che ha visto il coinvolgimento di molti giovani:
Nel deserto di povertà e scoraggiamento provocato dai dodici anni di guerra che hanno prostrato l’amata e martoriata Siria, avete potuto scoprire come Chiesa che le sorgenti per far tornare a fiorire le steppe e dare acqua agli assetati sgorgheranno solo se ciascuno saprà abbandonare una certa autoreferenzialità e porsi in ascolto degli altri per individuare le vere priorità. Certo, si tratta di gocce nell’oceano del bisogno, ma la goccia della Chiesa non può mancare, mentre si attende sempre che la Comunità internazionale e le autorità locali non spengano l’ultima fiammella di speranza per quel popolo tanto sofferente.
La sinfonia della carità
Francesco, nel ricordare “l’intuizione” della Roaco, che “corrisponde al cammino sinodale che sta compiendo la Chiesa universale”, poiché animata da una distribuzioni di ruoli, in cui ciascuno “è chiamato a dialogare con gli altri consultandosi, studiando, chiedendo e offrendo suggerimenti e spiegazioni, camminando insieme”, auspica che si arrivi ad una “sinfonia della carità” a sostegno dell’ascolto reciproco per facilitare il discernimento e arrivare a scelte condivise veramente ecclesiali:
Continuate a ricercare l’accordo e fuggite ogni tentazione di isolamento e chiusura in sé stessi e nei propri gruppi, per restare aperti ad accogliere quei fratelli e quelle sorelle cui lo Spirito ha suggerito di avviare esperienze di vicinanza e servizio alla Chiese Cattoliche Orientali, nella madrepatria come pure nei territori della cosiddetta diaspora.
Il Sinodo per il Medio Oriente
Il pensiero di Francesco va poi al decimo anniversario, il prossimo settembre, dell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Medio Oriente, promulgata da Benedetto XVI durante il suo viaggio in Libano poi, elencando gli eventi degli ultimi dieci anni, dalle “tristi vicende” vissute in Iraq e Siria, agli sconvolgimenti avvenuti nello stesso Libano, alle “luci di speranza”, come la firma ad Abu Dhabi del Documento sulla fratellanza umana, lancio un importante stimolo:
Sarà necessario verificare sul campo i frutti del Sinodo per il Medio Oriente; intanto occorre trovare strumenti aggiornati e modalità adatte per esprimere vicinanza alle Chiese della regione. È da auspicare, inoltre, che riprendano i lavori del tavolo di coordinamento sulla Siria e l’Iraq avviato alcuni anni fa, inserendo anche il Libano nella riflessione comune.
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