Opus Dei: Motu proprio per tutelare il carisma e promuovere la missione
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
Quarant’anni dopo la Costituzione apostolica Ut sit, che erigeva ad opera di Giovanni Paolo II la Prelatura dell’Opus Dei, Francesco ne modifica alcuni assetti sulla base della Praedicate Evangelium, allo scopo di “tutelare il carisma” e “promuovere l’azione evangelizzatrice che i suoi membri compiono nel mondo” diffondendo "la chiamata alla santità" attraverso "la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali”. A stabilire il nuovo orientamento è il Motu proprio Ad charisma tuendum, promulgato oggi, col quale il Papa modifica alcuni articoli dell’Ut sit, armonizzandoli con quanto stabilito dalla recente Costituzione apostolica.
Carisma più che autorità gerarchica
Anzitutto, si legge nel primo articolo, sulla base dell’articolo 117 della Praedicate Evangelium, il Dicastero vaticano referente dell’Opus Dei non sarà più quello per i Vescovi ma quello per il Clero, al quale il Prelato, la massima autorità, sottoporrà una relazione annuale sullo stato della Prelatura. Il Prelato stesso, a differenza del passato, non potrà più essere nominato vescovo e questo - si spiega nel Motu proprio all’articolo 4 - per “rafforzare la convinzione che, per la tutela del dono peculiare dello Spirito, occorre una forma di governo fondata più sul carisma che sull’autorità gerarchica”. Dunque, il titolo che spetterà al Prelato dell’Opus sarà quello di Protonotario apostolico soprannumerario con il titolo di reverendo monsignore.
In sintonia con il fondatore
Ricordando la “grandissima speranza” con cui la Chiesa rivolgeva “le sue materne premure e le sue attenzioni verso l’Opus Dei”, all’atto della sua costituzione come Prelatura, secondo quanto espresso nella circostanza da Papa Wojtyla, con questo Motu proprio, si soggiunge nel testo del documento papale, “si intende confermare la Prelatura dell’Opus Dei nell’ambito autenticamente carismatico della Chiesa, specificando la sua organizzazione in sintonia alla testimonianza del Fondatore, san Josemaría Escrivá de Balaguer, e agli insegnamenti dell’ecclesiologia conciliare circa le Prelature personali”. L’entrata in vigore di queste disposizioni sarà a partire dal prossimo 4 agosto.
Monsignor Ocáriz: il nuovo Prelato “guida, ma, anzitutto, padre”
Nell’accettare “filialmente” quanto disposto da Francesco, il Prelato dell’Opus, monsignor Fernando Ocáriz, auspica in una lettera inviata ai membri della Prelatura che l’invito del Papa “risuoni con forza in ciascuna e in ciascuno” come un’“occasione per capire in profondità lo spirito che il Signore infuse nel nostro fondatore e per condividerlo con molte persone nell’ambiente familiare, professionale e sociale”. Per quanto attiene d’ora in poi alla figura del Prelato, pur ringraziando “per i frutti di comunione ecclesiale che ha rappresentato l’episcopato del beato Álvaro e di don Javier”, monsignor Ocáriz riconosce nella lettera che “l’ordinazione episcopale del prelato non era e non è necessaria per guidare l’Opus Dei. La volontà del Papa di sottolineare adesso la dimensione carismatica dell’Opera ci invita a rinforzare l’ambiente di famiglia, di affetto e fiducia: il prelato deve essere guida, ma, anzitutto, padre”.
Domande e risposte per comprendere il cambiamento
La lettera del Prelato è corredata da una serie di otto domande e relative risposte sul significato del Motu proprio e le sue più dirette implicazioni sulla vita dei membri della Prelatura. In particolare sul rapporto tra carisma e gerarchia si sottolinea che nel Motu proprio “si ricorda che il governo dell’Opus Dei deve stare al servizio del carisma - di cui siamo amministratori, e non proprietari - affinché esso cresca e dia frutti, con la fede che è Dio colui che opera tutto in tutti”.
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