Francesco ai cardinali: mai perdere lo stupore, via di salvezza
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Ripartire “più capaci di annunciare a tutti i popoli le meraviglie del Signore”: è questo che Francesco augura ai nuovi cardinali e all'intero Collegio cardinalizio durante la Messa - in una gremita Basilica Vaticana - che ha concluso la Riunione sulla Praedicate Evangelium convocata dopo il Concistoro di sabato scorso. Il Papa presiede la celebrazione sedendo di fronte all'altare del Bernini, a destra. Con lui concelebrano circa duecento porporati e oltre trecento tra sacerdoti e vescovi, con i paramenti verdi del tempo ordinario. A compiere i gesti liturgici è il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Tutta incentrata sulle letture, l’omelia del Papa punta ad evidenziare quanto importante sia lo "stupore" nella vita della Chiesa, definito “una via di salvezza”, ma anche la misura della nostra vita spirituale (Ascolta il servizio con la voce del Papa):
Che Dio ce lo conservi sempre vivo, perché esso ci libera dalla tentazione di sentirci “all’altezza”, di sentirci “eminentissimi”, ci libera di nutrire la falsa sicurezza che oggi, in realtà, è diverso, non è più come agli inizi, oggi la Chiesa è grande, la Chiesa è solida, e noi siamo posti ai gradi eminenti della sua gerarchia… Ci chiamano “eminenze” … Sì, c’è del vero in questo, ma c’è anche tanto inganno, con cui il Menzognero di sempre cerca di mondanizzare i seguaci di Cristo e renderli innocui.
C'è sempre la tentazione della mondanità che toglie forza e speranza, prosegue il Pontefice, ed impedisce di "vedere lo sguardo di Gesù che ci chiama per nome e ci invia". Il Papa lo chiama "il tarlo della mondanità spirituale".
Lo stupore per l’opera di Dio, alimento del cuore e dello spirito
Lo "stupore" di cui parla Francesco è quello che scaturisce guardando alla "storia della salvezza", riassunta da Paolo nella Lettera agli Efesini, e il cui cardine è Cristo. Tutto, infatti, “trova origine, sussistenza, destinazione e fine” in Lui. E di fronte a questo disegno divino non c’è spazio che per “lode, benedizione, adorazione, gratitudine che riconosce l’opera di Dio”. “Una lode che vive di stupore” e che non scade nell’abitudine se “attinge dalla meraviglia” e se di stupore si alimentano il cuore e lo spirito, precisa il Pontefice che invita ciascuno a riflettere sul proprio stupore.
Lo stupore di essere coinvolti nel disegno di salvezza
E c’è un altro "stupore" che si sperimenta, spiega il Papa, se “rispondiamo all’appello del Signore”, lì dove ci chiama. È il fatto che “Dio ci coinvolge” nel suo disegno di salvezza: “è la realtà della missione degli apostoli con Cristo risorto”. Dovette stupire gli undici quell’invito di Gesù a fare “discepoli tutti i popoli, battezzandoli”, ad insegnare loro quanto da lui stesso comandato, e quella sua promessa, “che infonde speranza e consolazione”, di esserci “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Queste parole del Risorto hanno ancora la forza di far vibrare i nostri cuori, a duemila anni di distanza. Non finisce di stupirci l’insondabile decisione divina di evangelizzare il mondo a partire da quel misero gruppo di discepoli, i quali – come annota l’Evangelista – erano ancora dubbiosi. Ma, a ben vedere, non diversa è la meraviglia che ci prende se guardiamo a noi, riuniti qui oggi, ai quali il Signore ha ripetuto quelle stesse parole, quel medesimo invio!
Lo stupore di essere Chiesa e nella Chiesa
Ma guardando all’oggi, Francesco fa notare che la Parola di Dio “risveglia in noi lo stupore di essere nella Chiesa” e “di essere Chiesa”, invita a tornare a questo stupore e spiega che a rendere “attraente la comunità dei credenti” è l’“essere benedetti in Cristo” e l’“andare con Cristo nel mondo”:
Tale stupore non diminuisce in noi con il passare degli anni, non viene meno con il crescere delle nostre responsabilità nella Chiesa. Grazie a Dio no. Si rafforza, si approfondisce. Sono certo che è così anche per voi, cari fratelli che siete entrati a far parte del Collegio dei Cardinali.
Il ministro della Chiesa: meraviglia, passione e servizio
Il Papa richiama infine la figura di Paolo VI, “che ha saputo trasmetterci” l’amore per la Chiesa, “un amore che è prima di tutto riconoscenza, meraviglia grata per il suo mistero e per il dono di esservi ammessi”, “coinvolti, partecipi”, “di esserne corresponsabili”. Traccia poi il profilo del ministro della Chiesa: “uno che sa meravigliarsi davanti al disegno di Dio - dice - e che con questo spirito ama appassionatamente la Chiesa, pronto a servire la sua missione dove e come vuole lo Spirito Santo”. E conclude auspicando che possa essere così per i fratelli cardinali e per tutti.
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