Il Papa a L'Aquila: siete gente resiliente, serve impegno lungimirante per ricostruire
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Parla di speranza, di dolore e dignità, ma anche di "un impegno lungimirante" per la ricostruzione spirituale e materiale, il Papa al popolo "resiliente" de L’Aquila, che dopo circa tredici anni ancora soffre le conseguenze del terribile terremoto del 2009 che provocò oltre 300 morti e 1600 feriti. Il Pontefice è giunto intorno alle 8.30 nel capoluogo abruzzese, dove celebra oggi la Perdonanza Celestiniana, primo Pontefice ad aprire la Porta Santa dopo 728 anni. Atterrato in elicottero in Piazza d'Armi, Francesco si dirige subito verso la centrale Piazza Duomo. Il tragitto a bordo della Fiat 500L bianca è accompagnato dal canto dedicato alla Salus Populi Aquilani, la Vergine protettrice della popolazione. Ad accogliere il Papa c'è il cardinale Giuseppe Petrocchi, insieme alle locali autorità, tra cui il presidente della regione Marco Marsilio.
(Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Piazza Duomo gremita
Tutto intorno, assiepate dietro le transenne, migliaia di persone a scattare foto dai telefonini. Sul sagrato, invece, sotto un sole timido e ai piedi del palco bianco sul quale campeggiano striscioni con scritte tratte da frasi del Papa come “Il perdono è un diritto umano” o “Il mondo ha bisogno di pace”, sventolano dalla folla le bandiere bianco-gialle del Vaticano e anche una gialla e blu dell’Ucraina. In prima fila ci sono i parenti delle vittime del terremoto che, come dice il cardinale Petrocchi nel suo saluto, ha “provocato immani distruzioni e numerosi morti”. Dietro a loro i piccoli scouts di Agesci, i membri di varie associazioni caritative, gruppi laicali, rappresentanti del mondo carcerario abruzzese, tra figure istituzionali e detenuti.
La gratitudine del Papa
Francesco, raggiunto il palco in sedia a rotelle, parla di un “abbraccio”, quello del Papa a “tutta la città e la diocesi dell’Aquila”. “Sono contento di trovarmi tra voi”, esordisce nel suo discorso: “In questo momento di incontro con voi, in particolare con i parenti delle vittime del terremoto, voglio esprimere la mia vicinanza alle loro famiglie e all’intera vostra comunità, che con grande dignità ha affrontato le conseguenze di quel tragico evento”. La gratitudine del Pontefice è soprattutto per la “testimonianza di fede”, dimostrata dagli aquilani:
Pur nel dolore e nello smarrimento, che appartengono alla nostra fede di pellegrini, avete fissato lo sguardo in Cristo, crocifisso e risorto, che con il suo amore ha riscattato dal non-senso il dolore e la morte.
"La morte non può spezzare l'amore"
Francesco ricorda la lettera ricevuta da “una di voi” che gli racconta di aver “perso gli unici suoi due figli adolescenti”. “Gesù vi ha rimessi tra le braccia del Padre, che non lascia cadere invano nemmeno una lacrima, nemmeno una! Ma tutte le raccoglie nel suo cuore misericordioso”, dice. Nel cuore di Dio “sono scritti i nomi dei vostri cari, che sono passati dal tempo all’eternità”, assicura il Papa. “La comunione con loro è più viva che mai. La morte non può spezzare l’amore”. Certo, aggiunge a braccio:
Il dolore c’è e le belle parole aiutano, ma il dolore rimane. E con le parole non se ne va il dolore. Soltanto la vicinanza, l’amicizia, l’affetto: camminare insieme, aiutarci come fratelli e andare avanti. O siamo un popolo di Dio o non si risolvono i problemi dolorosi, come questo.
Memoria e radici
Il Papa si congratula per la cura con cui è stata realizzata la Cappella della Memoria. Proprio la memoria, sottolinea, “è la forza di un popolo, e quando questa memoria è illuminata dalla fede, quel popolo non rimane prigioniero del passato, ma cammina e cammina nel presente rivolto al futuro, sempre rimanendo attaccato alle radici e facendo tesoro delle esperienze passate, buone e cattive”.
Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione.
Ricostruire insieme
C’era tutto da ricostruire: case, scuole, chiese. “Ma, voi – ribadisce il Papa agli abitanti della città - lo sapete bene, questo si fa insieme alla ricostruzione spirituale, culturale e sociale della comunità civica e di quella ecclesiale. La rinascita personale e collettiva è dono della Grazia ed è anche frutto dell’impegno di ciascuno e di tutti insieme”. “Insieme”, insiste il Pontefice, "non a piccoli gruppetti, no, insieme, tutti insieme".
È fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante. Perché stiamo lavorando per figli, nipoti, per il futuro.
In quest’opera di ricostruzione, le chiese “patrimonio della comunità, non solo in senso storico e culturale, anche in senso identitario” meritano un’attenzione particolare. Quelle pietre sono infatti “impregnate della fede e dei valori del popolo; e i templi sono anche luoghi propulsivi della sua vita, della sua speranza”, afferma Papa Francesco.
Troppe vittime nelle carceri
E a proposito di speranza, ringrazia la delegazione del mondo carcerario, in particolare i detenuti che sono anch’essi “un segno di speranza”.
Anche nelle carceri ci sono tante, troppe vittime. Oggi qui siete segno di speranza nella ricostruzione umana e sociale. Grazie!
Da qui la benedizione e il saluto in dialetto abruzzese: “Jemo 'nnanzi!”, “andiamo avanti”.
La visita privata nella Cattedrale
Sulle note del Salve Regina, ancora in sedia a rotelle, il Pontefice si è trasferito quindi all'interno del Duomo per una visita privata in questo luogo che ancora appare sfigurato dalle ferite del sisma. Con l'elmetto di sicurezza sul capo, Papa Francesco ha salutato i pompieri e tutti coloro che si adoperano per la ricostruzione, che lo hanno accompagnato nei vari cantieri in cui si lavora per far tornare a risplendere questo antico edificio barocco.
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