Il Papa: San Tommaso, luce per la Chiesa: studiarlo senza riduzionismi intellettualistici
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Si tratta di riflettere su un maestro, non su un intellettuale come tanti. Lo afferma il Papa rivolgendosi a braccio ai partecipanti all’undicesimo Congresso Tomistico internazionale dedicato al tema "Vetera novis augere. Le risorse della tradizione tomista nel contesto attuale". Francesco parla in Sala Clementina, dopo aver consegnato al presidente della Pontificia Accademia di San Tommaso il testo del discorso preparato.
Mai usare il maestro in modo opportunistico
Con il tomismo si è rischiato di strumentalizzare il maestro, dice Francesco, che fa riferimento, a mo’ di esempio, a una tra le tante interpretazioni del tomismo che ha portato l’Aquinate ad essere schiavo del "pensiero casistico". Accenna a chi inventò i puncta inflata che, in maniera opportunistica, ha finito con il diminuire e rendere ridicolo il pensiero del maestro. Poi il Pontefice offre una indicazione di metodo: nello studio del pensiero di un maestro, il primo passo - osserva - è la contemplazione, “per essere noi ricevuti in quel pensiero magisteriale. Il secondo, con timidezza, è la spiegazione. E alla fine, con tanta cautela, l’interpretazione, ma questa con molta cautela”. E precisa: “Mai usare il maestro per le cose che penso io, ma mettere le cose che penso alla luce del maestro, che sia la luce del maestro a interpretare questo”.
Non ridurre la sua figura a quella di un pensatore
Per rendere meglio l'idea, Papa Francesco racconta a questo punto un episodio relativo ai lavori del Sinodo sulla famiglia, laddove c’erano punti non chiari sulla dottrina cattolica e su alcune interpretazioni proprio di San Tommaso. E ricorda che fu un domenicano, il cardinale Schönborn, ad aver dato una lezione di teologia tomistica di alto profilo: “Lui capiva Tommaso e lo ha spiegato senza usarlo, con grandezza”. E commenta che è stato “meraviglioso” il suo apporto. Da qui, dunque, l’invito: “Prima di parlare di San Tommaso, prima di parlare del tomismo, prima di insegnare, bisogna contemplare: contemplare il maestro, capire oltre il pensiero intellettuale cosa ha vissuto il maestro e cosa ha voluto dirci il maestro”. Francesco mette in guardia dal ridurre la figura di un maestro a quella di un pensatore: in questo modo se ne rovina il pensiero; “gli tolgo la forza, gli tolgo la vita”, dice ancora. “E San Tommaso è stato una luce al pensiero della Chiesa, e noi lo dobbiamo difendere da tutti questi ‘riduzionismi intellettualistici’ che imprigionano la grandezza del suo pensiero magisteriale”.
Tommaso d'Aquino: uomo appassionato della Verità
Nel testo consegnato, il Papa - in vista del settimo centenario della canonizzazione del "grandissimo teologo" San Tommaso d'Aquino, che ricorrerà l'anno prossimo - ricorda il Dottore della Chiesa come "prima di tutto un santo, un fedele discepolo della Sapienza incarnata". E cita l'orazione colletta della sua memoria in cui se ne sottolinea la "grande per la ricerca della santità di vita e la passione per la sacra dottrina". L'aquinate è stato "ricercatore instancabile del volto di Dio", colui che sempre si è posto la domanda: "Che cosa è Dio?".
Perseguire umilmente, sotto la guida dello Spirito Santo, 'l’intellectus fidei' non è opzionale per il credente, ma è parte del dinamismo stesso della sua fede.
La ricerca di Dio è preghiera e contemplazione
"Bisogna che la Parola di Dio, già accolta nel cuore, raggiunga l’intelligenza - afferma il Papa - per 'rinnovare il nostro modo di pensare', affinché valutiamo tutte le cose alla luce della Sapienza eterna". La ricerca appassionata di Dio, sottolinea, "è contemporaneamente preghiera e contemplazione, cosicché San Tommaso è modello della teologia che nasce e cresce nell’atmosfera dell’adorazione. Questa ricerca della verità su Dio usa le due “ali” della fede e della ragione. Come sappiamo, il modo in cui San Tommaso ha saputo coordinare le due luci delle fede e della ragione rimane esemplare".
Francesco cita ciò che San Paolo VI scriveva a proposito del teologo: della genialità del suo intuito profetico e del modo in cui è stato capace di conciliare la secolarità del mondo e la radicalità del Vangelo.
Studiare il pensiero tomistico e innestarlo nel presente
Il Pontefice illustra quello che definisce il "doppio movimento vitale di sistole e diastole" che caratterizza il tomismo: cogliere l'originalità dell'opera di Tommaso e assimilarla criticamente, in ciò che c'è di vero e giusto, nella cultura della contemporaneità. Poi ricorda una delle tante dottrine illuminanti dell'Aquinate che si ritrova anche nella Enciclica Laudato si', quella relativa alla creazione. "Non a caso - osserva il Papa - lo scrittore inglese Chesterton ha chiamato l’Aquinate 'Tommaso del Creatore'. La creazione è per San Tommaso la primissima manifestazione della stupenda generosità di Dio, anzi, della sua gratuita misericordia. È la chiave dell’amore, dice Tommaso, che ha aperto la mano di Dio e la tiene sempre aperta. Egli - continua il Papa - contempla poi la bellezza di Dio che risplende nella diversità ordinata delle creature. L’universo delle creature visibili e invisibili non è né un blocco monolitico né pura diversità informe, ma forma un ordine, un tutto, in cui tutte le creature sono legate perché tutte vengono da Dio e vanno a Dio, e perché esse agiscono le une sulle altre creando così una fitta rete di relazioni".
A chiusura del suo discorso consegnato, il Papa incoraggia gli studiosi dell'Accademia invitandoli a non avere paura di "accrescere e arricchire con le cose nuove le cose antiche e sempre feconde".
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