Il Papa ai gendarmi: mai spegnere la carità nel servizio, anche davanti alle ingiustizie
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
La “carità”, prima di tutto, dalla quale nasce la forza, il coraggio e la pazienza per svolgere un importante “servizio” come quello del gendarme, anche davanti alle ingiustizie e o alle cose che non vanno. Papa Francesco ha celebrato ieri pomeriggio, presso la Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, la tradizionale Messa per il Corpo della Gendarmeria. L’occasione è la ricorrenza del 29 settembre del patrono San Michele Arcangelo, protettore anche della Polizia di Stato Italiana.
Mai abituarsi
A coloro che nel linguaggio comune vengono definiti gli “angeli custodi” del Papa, Francesco ha parlato anzitutto di “vocazione”. Chi svolge questo lavoro ha ricevuto infatti una ‘chiamata’ che, ha sottolineato il Pontefice nella sua omelia interamente a braccio, va rinnovata di volta in volta:
“Quasi tutti voi, ciascuno - voglio pensare bene -, è entrato nella Gendarmeria per una vocazione, una voglia di fare qualcosa di buono, come servizio, come crescita. E poi, come succede anche a noi preti, a tutti, uno si abitua; e quando uno si abitua, invece di crescere, va giù, scende, scende...”.
Rinnovare la vocazione
Così, ha detto il Papa, nasce “quella cosa tanto brutta” nella vita dei preti che è “la tiepidezza, l’essere tiepidi”. “Ci si abitua. E succede lo stesso anche a voi. Se non ravvivate la vostra vocazione”, ha ammonito il Pontefice, “se voi non la fate crescere tutti i giorni, quella vocazione di servizio che è molto bella, alla fine - questa non è una maledizione, no, succede a tutti - alla fine le cose che non crescono si corrompono”.
Quando una cosa non si ravviva si spegne, quando una cosa non cresce, non si muove, si corrompe. L’acqua ferma è la prima a corrompersi. Per questo sempre nella vita bisogna andare avanti, bisogna crescere, ravvivare, riprendere, riprendere l’“illusione” della vocazione.
Una fede in servizio
Ai gendarmi, poi, serve la “fede”. “La nostra vita, se noi non la viviamo alla luce della fede, è meglio andare a fare un altro mestiere”, ha affermato Francesco. “La mia vita, la vita di tutti i preti, e la vita vostra di gendarmi. Perché voi andate avanti con uno spirito di fede; importante è vivere questa fede in servizio, un vero servizio. Poi di carità e di forza”.
È difficile, in mestieri come il vostro, avere tutti i giorni quella carità del servizio: c’è l’impazienza, la rabbia di qualcosa che non va, le ingiustizie che si vedono e non si possono sistemare... E questo può spegnere la carità, e ci dà quello spirito di timidezza, di abbassare le cose... No. Il Signore ci chiede uno spirito di forza, ravvivare con forza, con carità e con forza, non con timidezza.
Se si sbaglia, si chiede perdono e si va avanti
L’augurio è perciò di “non avere la timidezza che ti butta giù”. “Avanti, coraggio, si fanno le cose”, è stato l’incoraggiamento del Papa. E se si sbaglia, si chiede “perdono” e si va avanti, “perché lo sbaglio non è definitivo”.
Tutti sbagliamo, tutti! Se qualcuno non sbaglia alzi la mano, perché così lo faccio venire a predicare. Tutti sbagliamo. E non avere paura di questo, ma andare con forza nel servizio, e sempre avanti.
"Servi inutili"
“È vero – ha aggiunto ancora Papa Francesco - che tante volte voi dovere fare lavori non belli: mettere ordine qui, cacciare via quelli di là... Tante cose. Ma lo fate per amore e per trovare un’armonia più grande, lo fate per il servizio. Tornate alle radici delle vostre vocazioni. Il servizio. Servire, così, senza timidezza, con carità, con forza, con ‘illusione’, il servizio sempre in questo modo. E poi, alla fine, cosa devo fare? Passo il conto per il mio servizio? Questo si può fare, lo stipendio c’è, è poco, si lamentano ma c’è, ma questo non è il premio, questo non è l’atteggiamento”.
L’atteggiamento è la frase “tanto bella”: “Siamo servi inutili” che nasce dall’umiltà. “Ho fatto quello che dovevo, ho fatto crescere la mia vocazione, l’ho fatta andare avanti”.
I problemi si sciolgono
A conclusione dell’omelia il Papa ha chiesto la grazia a San Michele Arcangelo perché tutti i gendarmi possano “ravvivare il dono che avete ricevuto, con spirito di carità, di forza di servizio e non di timidezza, sicuri di sé stessi”.
E così i diversi problemi che voi troverete nella vita, vivendo così una vocazione in pienezza, si scioglieranno da soli. I problemi si sciolgono quando c’è una forza che porta avanti.
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