Ucraina, il Papa: non ci stanchiamo di pregare per la pace
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
La finestra della pace, potrebbe essere chiamata. Perché da mesi il mezzogiorno dalla finestra del Papa è l’ora di una prossimità costante, ricercata, trasformata in invito al mondo e preghiera intima. L’ultimo Angelus di ottobre non fa eccezione. Dopo il doveroso pensiero per due orribili stragi - quella di Mogadiscio in un attentato jihadista e quella Seul nella ressa di Hallowen, oltre 250 vittime in totale - Francesco prima di salutare la folla sotto il sole di una Roma che ha dimenticato l’autunno torna alla guerra che da otto mesi insanguina l’est del Vecchio continente:
Non dimentichiamo, per favore, nella nostra preghiera e nel nostro dolore del cuore, la martoriata Ucraina. Preghiamo per la pace: non ci stanchiamo di farlo!
Apostola di carità
Ma la finestra degli appelli e della solidarietà, quando il mondo fa i conti con una pagina di dolore, è anche la finestra dell’anima. Come quella, grande, Maria Berenice Duque Hencker, fondatrice delle Piccole Suore dell’Annunciazione, salita ieri agli altari a Medellin, in Colombia, nella Messa presieduta dal cardinale Marcello Semeraro. Una vita lunga, 95 anni, spentasi nel ’93, e allo stesso tempo rimasta una luce accesa di fede, che il Papa ricorda e celebra:
Il suo zelo apostolico, che la spinse a portare il messaggio di Gesù oltre i confini del suo Paese, rafforzi in tutti il desiderio di partecipare, con la preghiera e la carità, alla diffusione del Vangelo nel mondo.
E come fa sempre quando ricorda dalla finestra questi esempi di vita cristiana, Francesco chiede alla folla un applauso. Perché la bellezza, anche di un’anima, merita il segno più universale che si tributa quando si resta ammirati.
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