Il Papa agli artisti del Christmas contest: non cantate un Natale sdolcinato
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
Lo “stupore”, non la musichetta che il cuore lo sfiora appena. Una creatività originale sul serio, non la scopiazzatura di qualche big dello spettacolo. Perché la rappresentazione dell’evento che ha cambiato la storia umana non può sottostare a quegli stanchi codici che mettono in scena “un Natale falso e sdolcinato, che non ha niente a che fare con la nascita di Gesù a Betlemme e con il suo significato per l’umanità di oggi”.
La creatività è semplice
Il Papa apre con un “consiglio” l’incontro in Vaticano con i giovani artisti del Christmas contest - concorso musicale aperto a cantanti under 35 promosso dalla Fondazione Gravissimum Educationis con il contributo dell’Associazione Ausilia. “Non cercate - è il suggerimento di Francesco - di copiare le grandi ‘star’ dello spettacolo. Non seguite le mode e gli schemi di successo”. Siate “piuttosto voi stessi originali, creativi, anche se costerà qualche critica. E soprattutto, insiste, “fate in modo che alla base delle vostre opere ci sia lo stupore”, che si è perso e va riconquistato. “Lo stupore di fronte all’impensabile: un Dio che si fa carne, che si fa bambino inerme, nato da una Vergine, in una grotta, e che ha avuto come culla una mangiatoia per gli animali. Lo stupore. Se non si sente lo stupore, la canzone non parla al cuore, non comunica…”.
Semplice non è banale
Stupore misto all’altro ingrediente della “semplicità” - che è altro, precisa il Papa, dalla “banalità”. Lo dimostra un evergreen della tradizione musicale natalizia, “Tu scendi dalle stelle”, che scritto a metà del Settecento da Sant’Alfonso fa parte, osserva Francesco, di quei brani “semplici ma belli e pieni di significato”, che continuano a farci commuovere e a nutrire la fede del popolo di Dio”. E questo, aggiunge a braccio il Papa, “non è sentimentalismo: questo è di più, è quello che viene da dentro, è autentico”.
Il bello della musica contro il ricatto della guerra
Anche perché un Natale celebrato in questo modo è un antidoto al “ricatto” della guerra che, ripete il Papa, ha portato il suo fragore in crescendo in Europa e nel mondo. “Non cadiamo in questa trappola! - è l’appello finale di Francesco ai giovani - Continuiamo a sognare la pace e a lavorare per la pace, spargendo semi di fraternità e di amicizia sociale. La mano tesa: sempre la mano tesa Voi lo fate con la musica” e questo “è molto prezioso, perché la musica è un linguaggio universale”, di “inestimabile valore educativo”, che umanizza”. E “quanto bisogno abbiamo oggi di diventare più umani!”.
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