Giovanni Paolo II, vent’anni fa la storica visita al Parlamento italiano
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Un evento storico, che rimane scolpito nella memoria di tutti e certo nella mia in modo particolare”. L’ arcivescovo Rino Fisichella, il 14 novembre 2002, giorno della prima visita di un Pontefice, san Giovanni Paolo II, al Parlamento italiano riunito in seduta comune nel palazzo di Montecitorio, era cappellano dei parlamentari. In quella veste, per un incarico ricoperto dal 1994 al 2010, era in aula, e vide il Papa, “con un po' di fatica, sorreggendosi al bastone”, salire gli scalini “che lo portavano al punto più alto, dove normalmente siede il presidente della Camera dei Deputati”. Accanto a Papa Wojtyla PierFerdinando Casini, che allora rivestiva quell’incarico, e Marcello Pera, presidente del Senato. Nel corridoio chiamato Transatlantico, c’era stato il saluto con il presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi.
Un discorso aperto dall'elogio alla "via della bellezza" italiana
“Le condizioni politiche in Italia non erano tra le più favorevoli – ricorda ancora a Vatican News monsignor Fisichella - però quando il Papa entrò nell'aula ci fu un applauso che mi fece capire che l'incontro sarebbe stato un successo. E fu veramente così: Giovanni Paolo II fece un grande discorso, memorabile, storico. Iniziò, e mi piace sottolinearlo, mostrando la bellezza dell'Italia, mostrando tutta la cultura della bellezza dei monumenti, della letteratura, della musica, hanno caratterizzato questo Paese”. Ricordò infatti che già negli anni degli studi a Roma “e poi nelle periodiche visite che facevo in Italia come Vescovo, specialmente durante il Concilio Ecumenico Vaticano II” era cresciuta in lui…
l'ammirazione per un Paese in cui l'annuncio evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà ricca di valori universali ed una fioritura di mirabili opere d'arte, nelle quali i misteri della fede hanno trovato espressione in immagini di bellezza incomparabile. Quante volte ho toccato, per così dire, con mano le tracce gloriose che la religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano.
"L'Italia incrementi la sua solidarietà e coesione interna"
Proprio “la via della bellezza”, sottolinea l’arcivescovo, fu l’introduzione a un discorso “anche dai temi politici molto impegnativi”. Giovanni Paolo II disse di seguire sempre “con attenzione amica il cammino di questa grande Nazione”, e per questo di ritenere “che, per meglio esprimere le sue doti caratteristiche, essa abbia bisogno di incrementare la sua solidarietà e coesione interna”.
La denatalità, le carceri, il bene comune e l'appello all'Europa
E Fisichella ricorda, tra i temi toccati, “la sottolineatura per la situazione della denatalità in Italia, le condizioni delle carceri, la sollecitazione ai parlamentari perché guardassero al bene comune e ponessero anche un grande richiamo a quelle che erano le radici cristiane dell'Europa”. “Coltivo la fiducia – disse il Papa - che, anche per merito dell'Italia, alle nuove fondamenta della ‘casa comune’ europea non manchi il ‘cemento’ di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli. E aggiunse:
Applausi da tutto l'emiciclo, da destra a sinistra
Fu un discorso, conclude l’arcivescovo Fisichella, “che venne costantemente interrotto dagli applausi di tutti i parlamentari, deputati e senatori presenti. Destra, centro e sinistra, in quel momento non ci fu più nessuna distinzione. Le parole del Papa andavano veramente a toccare non solo il cuore delle persone, ma soprattutto l'impegno che dovevano mettere i parlamentari nel rendere il Paese, l'Europa e, perché no, anche il mondo intero, con il loro contributo, sempre migliore”.
Chiedo al Redentore dell'uomo di far sì che l'amata Nazione italiana possa continuare, nel presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale e spirituale del mondo intero. Dio benedica l'Italia!
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