Ucraina, Francesco: la pace è possibile, non rassegniamoci alla guerra
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Ancora in questa domenica, come in tutte le domeniche a partire dallo scorso 24 febbraio, giorno del primo attacco russo in terra ucraina, il pensiero di Papa Francesco torna alla “martoriata Ucraina”. Un pensiero, a fine Angelus ma anche in altre occasioni pubbliche, che assume sempre la forma di un appello di pace. Nel caso di oggi, anche alla promessa che una via d’uscita all’orrore esiste.
La pace è possibile! Non rassegniamoci alla guerra
Vicini alla popolazione
Affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico, alle oltre 30 mila persone riunite in piazza San Pietro, molte delle quali nel mattino hanno partecipato alla Messa per la Giornata mondiale dei poveri in Basilica, così come a tutti i fedeli che seguono in streaming tramite web e tv, Papa Francesco chiede vicinanza per la popolazione del Paese est europeo.
Rimaniamo sempre vicini ai nostri fratelli della martoriata ucraina. Vicini con la preghiera e con la solidarietà concreta
Il pensiero durante la Messa a San Pietro
Già questa mattina durante la Messa nella Basilica vaticana, il Papa aveva menzionato la sofferenza del popolo ucraino. “Anche oggi viviamo in società ferite e assistiamo, proprio come ci ha detto il Vangelo, a scenari di violenza - basta pensare alle crudeltà che sta soffrendo il popolo ucraino -, di ingiustizia e di persecuzione”, ha detto il Pontefice, stigmatizzando quella che ha chiaramente definito una “terza guerra mondiale crudele”. Dinanzi ad essa, ha aggiunto Francesco nell’omelia, non bisogna impaurirsi né girarsi dall’altra parte ma, anzi, forti con Cristo, i cristiani devono chiedersi “cosa fare di bene”.
Nel Paese allarme aereo e bombardamenti
Intanto nel Paese la guerra è arrivata ad oltre 260 giorni. L’Ucraina si è svegliata oggi con il suono di sirene antiaeree, risuonate subito dopo le 9, con il governo ucraino che ha esortato i cittadini a recarsi immediatamente nei rifugi e rimanervi fino a nuove disposizioni. Causa dell’allarme – come riportato dai media locali – è stato il decollo di un aereo Mig-31K, in grado di trasportare missili Kinzhal, dall’aeroporto di Machulishchi in Bielorussia. Un altro aereo da combattimento era decollato dall’aeroporto di Baranovichi diversi minuti prima. A Zaporizhzhia, regione sud-orientale dove si trova la più grande centrale nucleare d'Europa, le forze dell'ordine hanno invece evacuato i residenti del distretto di Shevchenkiv dopo un attacco missilistico russo. La zona è stata colpita da Iskander-K con una carica a grappolo. “Dal momento che quel tipo di munizioni può esplodere in qualsiasi momento, è stata effettuata un'evacuazione temporanea della popolazione. Lo sminamento è in corso”, ha dichiarato la polizia, citata dall’agenzia Unian. Bombardamenti notturni sono avvenuti poi a Nikopol, cittadina sul Dnepr nella regione di Dnipropetrovsk, non lontana da Zaporizhzhia. Due donne sono rimaste ferite, mentre sono stati colpiti una quarantina di edifici residenziali privati, oltre a decine di edifici commerciali e infrastrutture energetiche.
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