Il Papa: la vita consacrata non si scoraggi per mancanza di vocazioni e invecchiamento
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Il Papa incontra in Vaticano la comunità dell'Istituto di Teologia della Vita Religiosa Claretianum in occasione dei cinquant'anni di fondazione, ispirato dalla missione di Sant’Antonio Maria Claret. In un tempo in cui la Chiesa riscopre la vocazione sinodale, Francesco incoraggia a compiere l’opzione per i poveri e la solidarietà, a realizzare una fraternità senza frontiere e la missione in costante uscita.
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Un servizio in linea con lo spirito sinodale della Chiesa
Il Pontefice elogia nel suo discorso la vicinanza e l'aiuto offerto dai Clarettiani alle comunità di vita consacrata, attraverso l’accompagnamento spirituale, l’illuminazione dottrinale e soprattutto la consulenza giuridica. In particolare ricorda alcune figure come i Cardinali Arcadio María Larraona e Arturo Tabera, padre Jesús Torresquello che hanno dato un'impronta significativa a quello che oggi è il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Cita l'istituto di Madrid, dei Centri Superiori di Manila, Bangalore, Bogotá e Abuja: realtà che rendono, osserva, "un fruttuoso servizio alla comprensione e allo sviluppo della teologia della vita consacrata". Il suo ringraziamento va alle numerose iniziative promosse in diverse regioni nel mondo: dal Messico alla Polonia, dal Regno Unito all'Indonesia. Aggiunge anche che i lavori dei Clarettiani lo hanno aiutato tanto, nella vita, come formatore di giovani seminaristi.
A braccio, Francesco si lascia andare a ricordi personali, quando era alla mia sua esperienza come vescovo nel Sinodo del 1994: "Quanto avete aiutato in quel Sinodo sulla vita consacrata! L’influsso vostro è stato positivo, sempre aperto, sempre togliendo dei timori che non avevano fondamento", dice.
In questo tempo in cui la Chiesa vuole vivere più intensamente la sua vocazione sinodale, mi piace notare che il vostro servizio alla vita consacrata è stato segnato dal desiderio di attuare ciò a cui Sant’Antonio Maria Claret dava tanto valore. Infatti, non solo avete mantenuto la comunione con la Sede Apostolica, con i Pastori delle Chiese particolari e con le Federazioni e Confederazioni dei Superiori maggiori, ma vi siete anche adoperati per condividere il vostro servizio di animazione e di rinnovamento con altre vocazioni e ministeri ecclesiali: religiosi con altri carismi, sacerdoti secolari e laici.
Opzione per i poveri, fraternità, missione
"La vita consacrata non può mancare nella Chiesa e nel mondo", scandisce il Papa. E ricorda ciò che Padre Claret ripeteva citando Santa Teresa. Poi va al cuore del messaggio che vuole consegnare oggi:
Il vostro aiuto ai consacrati e alle consacrate, prima di essere intellettuale, è testimonianza, è confessione che Gesù è il Signore. Il primo servizio dei vostri Istituti Teologici dev’essere quello di offrirsi come case di accoglienza, di lode e di ringraziamento; come luoghi in cui si condividono i carismi e cresce il desiderio di vivere lo spirito delle Beatitudini e il discorso escatologico. In essi si deve manifestare la comunione e incoraggiare l’opzione per i poveri e la solidarietà, la fraternità senza frontiere e la missione in costante uscita. Con questa disposizione, il dono della vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo si faranno maggiormente apprezzare.
Evitare il pessimismo: mette da parte la fede
Francesco torna su una questione cruciale: "Oggi la vita consacrata non può lasciarsi scoraggiare dalla mancanza di vocazioni o dall’invecchiamento". E aggiunge a braccio: "Questa sarebbe una tentazione, un incoraggiamento: 'Ma cosa dobbiamo fare?' Questa è la sfida". Poi ancora, riprendendo il testo: "Quelli che si lasciano prendere dal pessimismo mettono da parte la fede. È il Signore della storia che ci sostiene e ci invita alla fedeltà e alla fecondità". Bisogna fidarsi dello Spirito.
Quanto più ci accostiamo alla vita religiosa attraverso la Parola di Dio e la storia e la creatività dei Fondatori, tanto più siamo capaci di vivere il futuro con speranza. La vita religiosa si comprende solo da ciò che lo Spirito fa in ciascuna delle persone chiamate. C’è chi si concentra troppo sull’esterno (le strutture, le attività...) e perde di vista la sovrabbondanza di grazia che c’è nelle persone e nelle comunità. Per questo, per favore, allontanare lo spirito di sconfitta, lo spirito di pessimismo: questo non è cristiano. Non è cristano. Il Signore non farà mancare la sua vicinanza al popolo e lo farò in questo modo o in quell’altro, ma è Lui l’importante.
L'invito del Papa è l'attenzione per la vita comunitaria - in un tempo, sottolinea, di marcato individualismo - l’interculturalità come cammino di fraternità e di missione, la promozione dell’incontro tra le diverse generazioni nella vita consacrata, nella Chiesa e nella società.
L'attenzione alla qualità dello studio e della ricerca
Rimandando alla Costituzione Apostolica Veritatis gaudium, Papa Francesco esorta a cercare sempre nuove strade per servire il Signore, senza paura, a coltivate sempre di più lo stile di Dio – la vicinanza, la compassione e la tenerezza –, mai stanchi di andare audaci alle frontiere, anche alle frontiere del pensiero. Poi sottolinea l'importanza dello studio:
Trascurare la teologia, la riflessione, lo studio, le scienze impoverisce l’apostolato e favorisce la superficialità e la leggerezza nella missione (cfr Vita consecrata, 98). Vi ringrazio perché continuate ad aiutare tanti a rimanere attenti; perché continuate a curare la qualità dello studio e della ricerca. I problemi del tempo attuale richiedono nuove analisi e nuove sintesi (cfr ibid.).
La dignità vinca sull'ingiustizia
"Il Vangelo - precisa infine - insegna che c’è una povertà che umilia e uccide e un’altra povertà, quella di Gesù, che libera e rende felici". E invita a non dimenticare, né nella vita né nel lavoro all’università, "coloro che vivono le altre povertà". E qui cita un passaggio del Messaggio per la VI Giornata Mondiale dei Poveri, di un anno fa e del 2017:
Possiate far sì che la vita vinca sulla morte e la dignità sull’ingiustizia. Per incontrare veramente Cristo, bisogna toccare il suo corpo nel corpo ferito dei poveri, a conferma della comunione sacramentale ricevuta nell’Eucaristia. Quanti fondatori, fondatrici e persone consacrate hanno vissuto e vivono così!
Il Papa conclude il suo discorso ricorrendo alla preghiera che concludeva l’omelia per il 60° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e invita, parafrasandola, a pregare insieme a lui: “Ti ringraziamo, Signore, per il dono del Concilio e per la benedizione che questi istituti di teologia della vita consacrata sono stati e sono per la Chiesa. Tu che ci ami, liberaci dalla presunzione di autosufficienza e dallo spirito di critica mondana. Tu che ci pasci con tenerezza, liberaci dall’autoreferenzialità, dall’inganno diabolico delle polarizzazioni, dagli “ismi”. E noi, tua Chiesa, con Pietro e come Pietro, ti diciamo: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amiamo».
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