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Papa Francesco con il re Abdullah II Ibn Al Hussein di Giordania e la moglie, la regina Rania Papa Francesco con il re Abdullah II Ibn Al Hussein di Giordania e la moglie, la regina Rania

Francesco e il re di Giordania, colloquio su profughi, pace e Medio Oriente

Per la quinta volta da inizio pontificato, il Papa incontra il sovrano del Regno hashemita Abdullah II, accompagnato dalla moglie Rania. Incontro durato 25 minuti, quindi quelli in Segreteria di Stato con il cardinale Parolin e monsignor Gallagher. Sottolineata la necessità di continuare a preservare lo status quo a Gerusalemme

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

Un colloquio lungo 25 minuti, con al centro la situazione Medio Oriente e la questione migranti, quello avvenuto oggi privatamente tra Papa Francesco e il re della Giordania, Abdullah II ibn al-Hussein. Il sovrano è stato ricevuto questa mattina nel Palazzo Apostolico, accompagnato da un corteo di auto diplomatiche. Presente anche la regina consorte Rania. Al loro quarto incontro da inizio pontificato, Francesco e il re - come riferisce la Sala Stampa vaticana - hanno parlato della situazione in Medio Oriente.

L'incontro tra il Papa e il Re

Il Papa, in particolare, ha ringraziato il sovrano per il ruolo di protettore dei luoghi santi e per l’accoglienza offerta dalla Giordana ai migranti dell’area. Il piccolo Paese retto dal 1946 dalla monarchia hashemita, con poco più di dieci milioni di abitanti e risorse naturali non illimitate, accoglie infatti oltre un milione di siriani in fuga dalla propria terra, come pure migranti lavorativi, di altre nazionalità, che vengono da zone limitrofe impiegati soprattutto nei settori dell’agricoltura ed edilizia. Un esempio di accoglienza per il quale il Papa ha espresso la propria gratitudine.

Il Papa e il re Abdullah II
Il Papa e il re Abdullah II

I colloqui in Segreteria di Stato

Della questione profughi si è discusso anche nei “cordiali colloqui” di re Abdullah in Segreteria di Stato, dove ha incontrato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, e monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali. Oltre all’“apprezzamento per i buoni rapporti bilaterali esistenti”, sono stati numerosi e di grande rilievo i temi affrontati, come informa una nota della Sala Stampa vaticana: “Si è fatto riferimento alla necessità di continuare a sviluppare il dialogo interreligioso ed ecumenico, garantendo sempre che la Chiesa cattolica in Giordania possa esercitare liberamente la propria missione”, si legge. “Nel rilevare l’importanza della promozione della stabilità e della pace nel Medio Oriente, con un particolare riferimento alla questione palestinese e al tema dei rifugiati, si è ribadita la necessità di custodire ed incoraggiare la presenza cristiana nella regione. A tal proposito - informa ancora il comunicato vaticano - si è sottolineata la necessità di continuare a preservare lo status quo nei Luoghi Santi a Gerusalemme, luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo”.

Il colloquio con il cardinale Parolin
Il colloquio con il cardinale Parolin

Lo scambio dei doni

Come consuetudine, al termine del colloquio con il Papa, dopo la presentazione della delegazione giordana, si è svolto lo scambio dei doni. Il sovrano hascemita ha donato al Papa la copia fotostatica di un antico Corano, dell’incenso naturale e un’ampolla d'acqua dal sito del Battesimo. Francesco ha ricambiato con una medaglia in bronzo, incorniciata nel marmo, raffigurante San Pietro e il colonnato, i volumi dei documenti papali, il Messaggio per la Giornata mondiale della Pace di quest'anno, il Documento sulla Fratellanza Umana, il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, a cura della Lev.

Le precedenti udienze

Re Abdullah - insignito nel maggio scorso del premio vaticano "Path of Peace" a New York - aveva incontrato per la prima volta Papa Francesco il 29 maggio 2013. Un’udienza cordiale, come riferito allora, distintasi per la presenza al colloquio privato nella Biblioteca apostolica, durato venti minuti, della regina Rania, che al congedo il Papa aveva salutato con un inchino. Anche allora, il Pontefice all’epoca neo eletto aveva ringraziato il re per i rapporti con la Chiesa cattolica nel Paese.

Un secondo incontro si era svolto nell’aprile 2014 in Vaticano, a Casa Santa Marta, in vista del primo e unico viaggio di Francesco in Terra Santa, che oltre a Israele e Palestina prevedeva proprio una tappa in Giordania (24-26 maggio 2014). Un’udienza avvenuta in un “clima cordiale e non formale” - come informava in quell’occasione la Sala Stampa vaticana - durata 45 minuti e accompagnata da una tazza di thè, con al centro i temi del viaggio del Pontefice nella terra di Cristo, “l’impegno per la pace e per il dialogo interreligioso”. Il sovrano hashemita era accompagnato dal principe Ghazi bin Hussein, consigliere del sovrano nel dialogo tra cristianesimo e islam.

Il momento dello scambio dei doni
Il momento dello scambio dei doni

Ad Amman

Il Papa e il re si erano poi ritrovati, ad Amman. Prima un incontro privato nel Salone al piano terreno della Casa Santa Marta, durato circa 40 minuti, sui temi della pace e del dialogo interreligioso. Poi l’incontro ufficiale con le autorità del Regno, durante il quale il Papa nel suo discorso, guardando “con dolore” alle “forti tensioni nell’area medio-orientale”, aveva incoraggiato “a continuare ad impegnarsi nella ricerca dell’auspicata durevole pace per tutta la Regione”.

Infine un ultimo incontro, il 19 dicembre 2017, nel Palazzo Apostolico. Anche in quella occasione era stato centrale il tema della promozione della pace e della stabilità nel Medio Oriente, con particolare riferimento alla questione di Gerusalemme e al ruolo di Custode dei Luoghi Santi del Sovrano hashemita, e pure all’importanza di “favorire la permanenza dei cristiani in Medio Oriente e il positivo contributo che essi apportano alle società della Regione”.

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10 novembre 2022, 13:50