Il Papa ad Asti, tra memoria e futuro
di Alessandro Gisotti
Il tragitto che sabato condurrà Francesco ad Asti, terra d’origine della sua famiglia, si può misurare in anni oltre che in chilometri. Il viaggio non lo porterà infatti solo a Nord di Roma ma anche indietro nel tempo. La visita, motivata dal novantesimo compleanno di una cugina, avrà naturalmente una forma privata per salvaguardarne la dimensione familiare. Tuttavia, pur se riservato, non sentiamo questo evento come distante. Quella comunità piemontese, così come le vicende della famiglia Bergoglio – famiglia migrante come tante nell’Italia del secolo scorso –, ci appartiene in qualche modo. Il Papa ne ha parlato molte volte, ci ha “invitato” ad essere ospiti a casa sua, a incontrare innanzitutto la nonna Rosa, figura fondamentale per la sua formazione umana, che gli ha trasmesso il primo annuncio cristiano “in dialetto”.
Sì, perché la fede – lo ha rammentato tante volte – si trasmette nella lingua parlata in famiglia, si assorbe assieme con l’aria che si respira tra le mura domestiche, dove il profumo del Vangelo ha il sapore di casa. Quel dialetto piemontese, imparato a Buenos Aires, a migliaia di chilometri dalle terre dove è parlato, il Papa ancora lo ricorda e in alcune situazioni – pensiamo alla denuncia a Scampia della corruzione che “spuzza” – riemerge con naturalezza dallo scrigno del passato per riprendere vita. Tante volte in questi quasi dieci anni di Pontificato, il Papa ha sottolineato l’importanza delle radici, del “ritornare a casa” anche semplicemente con il cuore laddove non sia possibile in altro modo. Lo ha fatto condividendo aneddoti e ricordi personali a volte intrecciandoli con poesie che lo hanno particolarmente colpito. Come quella di Hölderlin dedicata alla propria nonna nel giorno del compleanno (“Benedici ancora una volta il nipote, che l’uomo mantenga ciò che il bambino promise”) o quella del poeta argentino Bernárdez (“Quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha sotterrato”).
Memoria, ci ha detto sempre il Papa, non è però venerazione delle ceneri, ma custodia del fuoco. La saggezza del tempo non può perciò disgiungersi dallo slancio verso il domani. Colpisce, al riguardo, una singolare coincidenza in questa visita nell’astigiano: se il sabato infatti avrà come tratto distintivo quello della memoria, il giorno dopo assumerà invece quello del futuro. La Messa che il Papa celebrerà nella cattedrale di Asti nella Solennità di Cristo Re coincide, infatti, (proprio per volere di Francesco) con la Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. Saranno dunque tanti i ragazzi che da tutta la regione parteciperanno alla celebrazione per questo “incontro tanto atteso”, come recita il motto della visita.
I giovani e gli anziani. Nella sua prima GMG, quella vissuta a Rio de Janeiro pochi mesi dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, Francesco pose l’accento sull’importanza dell’incontro “tra le generazioni soprattutto all’interno della famiglia” e si disse convinto che “i bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli”. E’ la Profezia di Gioele, tante volte evocata dal Pontefice come “la profezia dei nostri tempi”: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni e profetizzeranno”. In fondo, e lo vediamo anche in questo drammatico cambio d’epoca, il progresso di una società si può “pesare” dal modo in cui si prende cura dei suoi giovani e dei suoi anziani. Questa visita “privata” porta in sé allora un significato universale, perché ci parla di dialogo tra generazioni, di nonni e di nipoti. A partire dalla storia di una nonna che, forte della fede in Gesù, ha saputo lottare per la sua famiglia e “ha fatto sogni” per quel nipote che un giorno sarebbe diventato Papa.
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