"La guerra non è l'unica strada", il grido di migliaia di giovani in Vaticano
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Sono venuti qui, da Papa Francesco, perché insieme a lui sentono crescere il bisogno di ripetere che la guerra non è l'unica strada possibile. Chiedono che il loro futuro sia costruito su una pace autentica, basata sul rispetto dei diritti umani e alimentata dall'educazione. Prendersi cura degli altri e del pianeta, perché è "curare" il verbo per arrivare alla pace ed è proprio "Per la pace, con la cura" il nome dell'evento tenutosi oggi in Vaticano, l'incontro con Francesco organizzato dalla Rete Nazionale delle Scuole per la Pace.
I giovani insegnano la via
I cappellini delle migliaia di giovani sono di tanti colori, sembrano riflettere le luci filtrate dal mosaico dell'Aula Paolo VI. Decine le bandiere della pace, che nello sventolare hanno uguali tinte e che a volte si muovono insieme a una bandiera dell'Unione Europea, ai cui confini si sta combattendo da oltre nove mesi un conflitto che assume sempre più le caratteristiche di una guerra mondiale. A scuola e nelle università si va per imparare, per educare quelli che saranno i cittadini di domani. Protagonisti dunque del futuro, troppo giovani per essere già pronti ad affrontarlo. Eppure, sempre più spesso, proprio dai giovani arriva l'accorato appello ai cosiddetti grandi del pianeta perché cessino i conflitti e si eviti così di precipitare nell'abisso di un conflitto nucleare. Un punto di non ritorno. "Vogliamo la pace, si litiga e poi... poi si fa la pace", spiega Silvia, una bambina delle scuole elementari. Due file più avanti c'è Manuel. La guarda e sospira: "Non dipende solo da noi". Allora interviene un suo compagno, seduto accanto: "Manuel! Per me dipende da tutti", gli dice. Una consapevolezza che stupisce anche i più grandi, come ci spiegano nelle video interviste esponenti politici e dirigenti di scuole ed università.
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