Il Papa: dagli anni ’60 ad oggi non eliminato il sottosviluppo, puntare sull’educazione
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Dagli anni Sessanta - da quando cioè Paolo VI espresse il suo appello (attuale, ma poco recepito) nella Populorum Progressio - fino ad oggi, “il modello di sviluppo non è cambiato”. E “malgrado le tante e generose opere di solidarietà realizzate a livello civile ed ecclesiale, le cause del sottosviluppo non sono state eliminate”; a cominciare dall’analfabetizzazione. Per questo Francesco incoraggia l’Opam (Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo), che riceve oggi in Vaticano, a continuare a portare avanti il proprio impegno con la stessa forza e vitalità che, negli ultimi cinquant’anni, ha realizzato “migliaia di progetti e adozioni a distanza in più di ottanta Paesi”, in primis l’Africa. Un impegno che ha avuto il merito in questi decenni di cambiare radicalmente il concetto di cooperazione allo sviluppo - mezzo secolo fa concepito solo come invio di aiuti materiali - puntando invece sull’istruzione come vero motore dell’emancipazione e dell’autonomia dei Paesi del Sud del mondo.
Lo sviluppo come via della pace
Francesco nel suo discorso ritesse i fili di questa storia, a partire dalla iniziale intuizione di don Carlo Muratore di dar vita a un servizio per la promozione e tutela del diritto all’istruzione. In virtù dell’esperienza missionaria in Venezuela, il sacerdote piemontese “si era reso conto che una parte essenziale dell’evangelizzazione e della promozione umana è l’educazione”.
In quegli stessi anni, Paolo VI scriveva l’enciclica Populorum progressio, “indicando a chiare lettere - ricorda Papa Francesco - lo sviluppo come via della pace”.
E non può esserci sviluppo umano integrale senza educazione.
Le sorprese di Dio
Il Papa ricorda pure il successore don Aldo Martini, che ha guidato l’Opam per vent’anni, e ringrazia l’attuale presidente, don Robert Kasereka Ngongi, anche lui in passato uno dei tanti bambini di un piccolo villaggio della Repubblica Democratica del Congo (Lukanga), avviato agli studi grazie all’organismo. “È significativo il fatto che tu, don Robert, sia prima di tutto un testimone, perché quando eri bambino hai potuto studiare grazie anche all’aiuto dell’Opam. Non potevi immaginare che un giorno saresti stato a Roma a dirigere questa opera… Sono le sorprese di Dio! Ma Dio vuole avere bisogno della nostra solidarietà”.
L'appello della Populorum Progressio
Francesco riprende quindi l’appello della Populorum progressio.
Quando rileggiamo questi grandi documenti pontifici degli anni Sessanta – lo stesso vale per la Pacem in Terris di San Giovanni XXIII – ci rendiamo conto di quanto siano attuali e di quanto, purtroppo, il loro messaggio non sia stato recepito! Sì, a parole, molti hanno espresso consensi, ma di fatto il modello di sviluppo non è cambiato, fino ad oggi.
Fame d'istruzione
“Il vostro lavoro punta proprio a togliere una delle cause del sottosviluppo, che è proprio l’analfabetismo”, dice il Pontefice ai membri dell’Opam. E cita Paolo VI, quando affermava: “L’educazione di base è il primo obiettivo d’un piano di sviluppo. La fame d’istruzione non è in realtà meno deprimente della fame di alimenti”.
Il "sogno" della Chiesa
Papa Francesco si sofferma sul logo “OPAM - Pane dell’educazione”. “Sì, è così”, assicura, e ancora citando Papa Montini, afferma: “Vogliamo anche rallegrarci del buon lavoro svolto in questo campo ad opera di iniziative private, di poteri pubblici e di organizzazioni internazionali: sono i primi artefici dello sviluppo, perché mirano a rendere l’uomo atto a farsene egli stesso protagonista”.
Ora vorrei dirvi: il “sogno” della Populorum progressio è lo stesso dell’Enciclica Fratelli tutti. È il sogno della Chiesa, o meglio, il sogno di Dio, che vuole un mondo in cui tutti possiamo vivere come fratelli e sorelle in piena dignità.
Accompagnare tutti nel percorso della loro vita
Grazie, ripete il Papa, “perché con il vostro impegno quotidiano cooperate a realizzare questo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole”. “Quando voi, in collaborazione con missionari e missionarie che lavorano ‘sul campo’, studiate e realizzate un progetto educativo, o di sostegno scolastico, o delle adozioni a distanza, voi contribuite a generare un mondo aperto”.
Tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé stessi.
"Andate avanti!"
Da qui un incoraggiamento: “Andate avanti! Cercate di tenere alta la qualità della vostra azione, perché sia sempre promozionale. Alimentatela continuamente con la linfa del Vangelo, perché lo Spirito Santo tenga viva l’ispirazione, le motivazioni e lo stile del vostro impegno”.
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