Papa Francesco e il sorriso dei bambini ucraini accolti in Campania
di Fabrizio Peloni
Cosa fare e cosa sperare perché si possa tornare a sentire il meraviglioso effetto, non solo sonoro, del sorriso dei bambini ucraini, che ormai da quasi undici mesi ascoltano solo il rumore delle armi e delle sirene? Oggi nell’Aula Paolo VI una piccola grande dimostrazione l’hanno data i fedeli della diocesi di Teggiano-Policastro e il parroco di una piccola comunità proveniente dal Materano. Si è trattato di una risposta concreta alle parole del Papa che durante i saluti ai fedeli di lingua italiana — facendo proprio il «dolore straziante dei familiari» — aveva rivolto nuovamente un «forte appello a tutte le coscienze» dopo le immagini e le testimonianze dell’attacco missilistico di sabato scorso a Dnipro in cui hanno perso la vita almeno 45 persone, tra cui alcuni bambini. È uno degli eventi più sanguinosi dall’inizio della guerra in Ucraina.
L’iniziativa della diocesi di Teggiano-Policastro
Provengono da Kyiv, Dnipro, Kherson, Karkiv, Zaporizhzhia e, una volta arrivati in Italia, hanno subito chiesto di poter incontrare Papa Francesco. Sono i trentuno minori presenti questa mattina in Aula Paolo vi, ospiti della diocesi italiana di Teggiano-Policastro da lunedì 9 gennaio. Alcuni di loro hanno perso i genitori in guerra, altri non li vedono da mesi perché fatti prigionieri. Con i bambini sono arrivate anche cinque educatrici ucraine, due delle quali hanno visto i propri mariti finire nelle mani dell’esercito russo. Una delle due donne ha consegnato al Papa un elenco delle persone catturate. E il Pontefice, portando dapprima il foglio sul proprio cuore, ha assicurato la sua preghiera.
A spiegare l’iniziativa intrapresa dalla diocesi campana è don Martino De Pasquale, direttore della Caritas locale e parroco di Postiglione, in provincia di Salerno. I ragazzi trascorreranno un periodo di vacanza — fino a domenica prossima 22 gennaio — nella diocesi che ha aderito a un programma di solidarietà promosso dalla Caritas italiana in collaborazione con il ministero del Lavoro, che prevede appunto l’accoglienza e l’accompagnamento dei minori ucraini. «Li abbiamo portati a vedere le bellezze naturali del nostro territorio, gli scavi di Pompei, le grotte di Pertosa e i templi di Paestum», confida don Martino facendo presente come, seppur per un periodo limitato di tempo, questi ragazzi «sono tornati a correre, a giocare, a scherzare e ridere, ritrovando quella gioia ormai persa da mesi». E poi, aggiunge, «alla notizia che avrebbero incontrato il Papa e avrebbero fatto una foto con lui si sono commossi».
Un aiuto economico al popolo ucraino
«Quando Francesco nell’omelia della messa del 25 dicembre disse “Dio non vuole apparenza, ma concretezza. Non lasciamo passare questo Natale senza fare qualcosa di buono”, come comunità parrocchiale ci siamo subito sentiti chiamati in causa». Così don Giuseppe Ditolve, parroco di San Giuseppe Lavoratore a Pisticci Scalo, in provincia di Matera, ha voluto descrivere la motivazione che ha dato il “la” alla raccolta di un sostegno economico di solidarietà per il popolo ucraino. La toccante iniziativa ha visto la piena partecipazione dell’intera comunità, racconta don Ditolve, il quale quest’oggi ha consegnato direttamente nelle mani del Pontefice il contributo. Il parroco poi spiega come «nel momento in cui ho proposto di donare la questua della messa della notte e del giorno di Natale per il popolo e in particolare per i minori ucraini la risposta è stata totale». La speranza per i bambini, per gli adolescenti e i ragazzi del martoriato Paese, aggiunge, è che presto possano tornare a sorridere.
La Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani
In concomitanza con l’inizio della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, era presente in Aula una delegazione della “Orthodox Anglican Church”, guidata dal primate, l’arcivescovo Thomas Gordon. Con lui i vescovi Luis Miguel Perea, Rosendo Usuga Higuita e Henry Danilo Bonilla, rispettivamente rappresentanti in Italia, Colombia ed Ecuador, e il vescovo missionario per l’America latina Joshua Gilliam. «È un grande onore, prima ancora di una grande opportunità, per noi essere davanti Papa Francesco, un grandissimo promotore di pace» le prime parole dell’arcivescovo Gordon, cui hanno fatto seguito quelle del vescovo Perea che, in un ottimo italiano, ha tenuto a far presente come «abbiamo la consapevolezza che tutti noi cristiani siamo fratelli, e che a prescindere dalle “cose esteriori”, scorre nelle nostre vene lo stesso sangue».
Alcuni istituti femminili dal Papa
Ieri, 17 gennaio, hanno aperto l’anno giubilare in occasione del i centenario di fondazione. E oggi, una delegazione di circa cinquanta religiose sono venute in udienza per ricevere la benedizione del Papa. Sono le Oblate al Divino Amore, istituto fondato a Monreale il 17 gennaio 1923 dalla serva di Dio Margherita Diomira Crispi, di cui nel dicembre scorso sono state riconosciute le virtù eroiche. Sono impegnate, oltre che in Italia — prevalentemente in Sicilia e poi, a partire dal 1930, a Roma — e Francia, anche in molti Paesi del Centro e Sud America. Stanno celebrando in questi giorni — dal 15 al 23 gennaio — il xvi capitolo generale e per questo motivo hanno partecipato all’udienza generale. Sono le suore della Compagnia di Maria, istituto fondato nel 1841 a Verona dal sacerdote Antonio Provolo. Molte di loro sono attive in alcuni Paesi del Sud America (Paraguay, Bolivia e Argentina) e il loro impegno missionario, in particolare, è rivolto ai bambini disabili, soprattutto quelli colpiti da sordità. Le neo provinciali delle Figlie di Maria Ausiliatrice, provenienti da tutti i continenti, ad eccezione dell’Oceania, sono a Roma per partecipare, dal 9 al 21 gennaio, a un corso di formazione per approfondire la loro missione e ricevere indicazioni di orientamento spirituale. A raccontarlo è suor Chiara Cazzuola, madre generale delle religiose salesiane dall’ottobre 2021, che le ha guidate in Aula Paolo VI.
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