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Francesco: l'amore dà senso ai comandamenti, è inutile l'osservanza formale

All’Angelus in piazza San Pietro il Papa spiega che le norme religiose servono e che sono buone, ma "per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera". Sentirsi a posto per non avere ucciso, rubato o fatto del male è solo "religiosità esteriore e distaccata", significa accontentarsi del "minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile e ad amare smisuratamente come Lui ha fatto"

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Dare pieno compimento alla Legge e ai Profeti: Gesù dichiara di essere venuto per questo nel Vangelo odierno. Papa Francesco spiega il significato di tali parole all’Angelus, chiarendo ciò che Cristo vuole farci capire, ossia che “le norme religiose servono", "sono buone”, ma “per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera e viverne il senso”. Così se “la Scrittura dice di ‘non uccidere’”, “per Gesù non basta se poi si feriscono i fratelli con le parole”, e si commette adulterio anche quando “si vive un amore sporcato da doppiezze e falsità”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

I comandamenti che Dio ci ha donato non vanno rinchiusi nelle casseforti asfittiche dell’osservanza formale, se no rimaniamo in una religiosità esteriore, una religiosità distaccata, servi di un “dio padrone” piuttosto che figli di Dio Padre. E Gesù vuole questo, non avere l’idea di servire un Dio padrone, ma il Padre, e per questo è necessario andare oltre la lettera.

Dio fa il primo passo verso di noi

Gesù offre un esempio più concreto parlando del rito delle offerte a Dio per ricambiare simbolicamente "la gratuità dei suoi doni", aggiunge il Papa, considerato “molto importante", tanto che era vietato interromperlo se non per motivi gravi”. Ebbene, Cristo “afferma che si deve interromperlo se un fratello ha qualcosa contro di noi, per andare prima a riconciliarsi con lui”.

Dio ci ama per primo, gratis, facendo il primo passo verso di noi senza che lo meritiamo; e allora noi non possiamo celebrare il suo amore senza fare a nostra volta il primo passo per riconciliarci con chi ci ha ferito. Così c’è compimento agli occhi di Dio, altrimenti l’osservanza esterna, puramente rituale, è inutile.

Il Palazzo Apostolico da dove il Papa si affaccia per l'Angelus
Il Palazzo Apostolico da dove il Papa si affaccia per l'Angelus

Non accontentarsi del minimo indispensabile ma fare il massimo

Anche oggi, osserva Francesco, ci si sente a posto per non avere ucciso, o rubato o fatto del male, ma questa, rimarca il Papa, è “osservanza formale”, “che si accontenta del minimo indispensabile”. Invece “Gesù ci invita al massimo possibile”.

Dio non ragiona per calcoli e tabelle; Lui ci ama come un innamorato: non al minimo, ma al massimo! Al massimo. Non ci dice: “Ti amo fino a un certo punto”. No, l’amore vero non è mai fino a un certo punto e non si sente mai a posto; l’amore va sempre oltre, non può farne a meno.

Piazza San Pietro gremita di fedeli per l'Angelus
Piazza San Pietro gremita di fedeli per l'Angelus

Amarsi gli uni gli altri dà compimento alla Legge, alla fede, alla vita

E specifica Francesco che Dio ci ha mostrato il suo grande amore “donandoci la vita sulla croce e perdonando i suoi uccisori”, “e ci ha affidato il comandamento a cui più tiene: che ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amati”. Ed è questo, precisa il Papa, l’amore che dà compimento alla Legge, alla fede e alla vita.

Fedeli con la bandiera ucraina in piazza San Pietro
Fedeli con la bandiera ucraina in piazza San Pietro

Una fede non di soli formalismi

L’invito di Francesco è ad un esame di coscienza su come si vive la fede, se si tratta di soli formalismi o di una “storia d’amore con Dio”, se ci si accontenta soltanto di non fare del male, “di tenere a posto ‘la facciata’” o se si cerca “di crescere nell’amore a Dio e agli altri”.

Perché magari siamo inflessibili nel giudicare gli altri e ci scordiamo di essere misericordiosi, com’è Dio con noi.

Da qui l’invocazione del Papa a “Maria, che ha osservato perfettamente la Parola di Dio”, perché “ci aiuti a dare compimento alla nostra fede e alla nostra carità”.

Al termine della preghiera mariana dell'Angelus Francesco rivolge il suo pensiero a monsignor Rolando Alvarez, vescovo di Matagalpa, in Nicaragua, al quale sono stati inflitti 26 anni di carcere. E ancora lancia un appello perchè non vengano dimenticati i cittadini di Siria e Turchia, colpiti il 6 febbario scorso da un devastante sisma, e gli abitanti dell’Ucraina, ancora martoriata dalla guerra.

Uno striscione in piazza San Pietro
Uno striscione in piazza San Pietro

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12 febbraio 2023, 12:20

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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