Francesco: dal Pentathlon una lezione di vita, tra armonia e stabilità
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Il pentathlon moltiplica la funzione educativa dello sport. È quanto evidenzia Papa Francesco nel suo discorso alla Federazione Italiana Pentathlon Moderno e agli atleti della squadra nazionale ricevuti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Per il Pontefice è il primo incontro con una rappresentativa di questo sport, che prevede le prove di scherma, nuoto, equitazione, tiro a segno e corsa, e la sua riflessione si sofferma sull’impegno fisico e mentale del pentatleta. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
L’atleta deve dare il meglio di sé in cinque sport molto diversi tra loro, che richiedono doti ed esercizi differenti. Di conseguenza emerge la fisionomia di un atleta poliedrico, versatile, che sviluppa vari aspetti del corpo e della mente.
Il pentatleta non è un robot
Non si tratta di “eseguire alla perfezione una serie di prestazioni” come un robot, osserva il Papa, perché il pentatleta è una persona, dunque mette in gioco diversi aspetti di sé. È qualcosa di complesso, ma "non si deve aggiungere una cosa all’altra, si deve armonizzare tutto". Ed è questa la valenza educativa del pentathlon. Anche “nella vita noi siamo chiamati ad agire così - fa notare Francesco - mettendo in atto diverse dimensioni di noi stessi, a seconda dei contesti, delle relazioni, dei momenti”, ma puntando alla qualità della propria esistenza.
L’eccellenza va bene, ma la qualità della vita non dipende da quella, no: dipende da una buona media nelle diverse situazioni, cioè da un equilibrio … no, non dirò equilibrio, ma da un’armonia delle diverse dimensioni.
La stabilità nella versatilità di una personalità poliedrica
Ci vuole “una forte unità, un centro solido, una grande coerenza e, nello stesso tempo, la capacità di cambiare, di adattarsi, di avere tante fasi, di spostarsi", una personalità poliedrica insomma, riconosce Francesco, che parla di “stabilità nella versatilità”, sapersi muovere stabilmente, "un valore che segna un po’ la maturità delle persone". E il Pontefice ringrazia i pentatleti per l’esempio che offrono in tal senso nella loro disciplina sportiva.
Sappiamo tutti che nella vita è molto più difficile che nello sport! Ma lo sport ci può aiutare, perché ci insegna che con la pazienza, con l’esercizio, con la creatività e la perseveranza si può migliorare, si possono raggiungere traguardi che sembravano impensabili. E questo avviene attraverso una dimensione che sta al di sotto di tutte le altre e le anima tutte, che è la dimensione spirituale.
La gara più esigente della solidarietà
Il Papa la definisce la “relazione con il senso del vivere”, afferma che la capacità ludica aiuta la dimensione spirituale, "anzi, si radica in quella per essere matura e forte" e specifica, inoltre, che “al centro dell’essere umano c’è un cuore, non in senso fisico, ma simbolico, un cuore che sa ricevere e dare amore” e che la Federazione Italiana Pentathlon Moderno ha reso visibile “con gesti concreti di solidarietà”, come quelli per l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, per la ricerca e per il sostegno logistico ai piccoli pazienti e ai loro familiari. Francesco esprime il suo ringraziamento agli atleti per questa “gara più esigente”, ma il cui premio “riempie la vita e dura per sempre”.
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