Il Papa: il Vangelo un annuncio che cambia il cuore, attenti a non ridurlo a ideologia
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Lo Spirito Santo, prima di tutto. Perché senza lo Spirito “tutto resta senz’anima” e la Chiesa “se non lo prega e non lo invoca, si chiude in sé stessa, in dibattiti sterili ed estenuanti, in polarizzazioni logoranti, mentre la fiamma della missione si spegne”. Diventa, insomma, un Parlamento e il Vangelo è ridotto a "ideologia". Papa Francesco all’udienza generale prosegue le catechesi sul tema della passione di evangelizzare, azione possibile “solo nella forza dello Spirito”, che “prepara i cuori”.
È Lui il motore dell’evangelizzazione.
Prima le esperienze dello Spirito, poi inchieste, analisi, lamentele
Francesco parla a centinaia di fedeli riuniti in Aula Paolo VI. Presenti numerosi ucraini, a due giorni dal primo anniversario del conflitto nel Paese. Per quel popolo "martoriato", il Pontefice lancia un appello a fine catechesi, ma prima rivolge parole necessarie per “la Chiesa” di ogni latitudine: “Partiamo e ripartiamo, come Chiesa, dallo Spirito Santo”, dice.
È indubbiamente importante che nelle nostre programmazioni pastorali si parta dalle inchieste sociologiche, dalle analisi, dalla lista delle difficoltà, dall’elenco delle attese e delle lamentele. Tuttavia è assai più importante partire dalle esperienze dello Spirito: è questa la vera partenza. E occorre quindi cercarle, elencarle, studiarle, interpretarle.
Il primo Concilio
Papa Francesco richiama gli Atti degli Apostoli, dove in ogni pagina si vede che “il protagonista dell’annuncio” non è Pietro, Paolo, Stefano o Filippo, ma lo Spirito Santo. E sempre negli Atti si racconta “un momento nevralgico” degli inizi della Chiesa, che - allora come oggi - insieme a “consolazioni” sperimentava “tribolazioni”, “momenti belli e momenti non tanto belli”. Uno in particolare: “Come comportarsi con i pagani che venivano alla fede, con quanti non appartenevano al popolo ebraico. Erano tenuti o no a osservare le prescrizioni della Legge mosaica? Non era una questione da poco per quella gente”, osserva il Papa. Gli Apostoli, per discernere e "sciogliere il dilemma", si riuniscono nel primo Concilio della storia, il “Concilio di Gerusalemme”. “Si sarebbe potuto cercare un buon compromesso tra tradizione e innovazione: alcune norme si osservano, altre si tralasciano. Eppure gli Apostoli non seguono questa sapienza umana, ma si adeguano all’opera dello Spirito, che li aveva anticipati”.
Non un partito politico
E dunque, togliendo quasi ogni obbligo legato alla Legge, i discepoli comunicano le decisioni finali, prese – scrivono – “dallo Spirito Santo e da noi”.
Insieme, senza dividersi, nonostante avessero sensibilità e pareri diversi, si pongono in ascolto dello Spirito. Ed Egli insegna una cosa, valida anche oggi: ogni tradizione religiosa è utile se agevola l’incontro con Gesù.
“Ogni tradizione religiosa è utile se agevola l’incontro con Gesù”, ripete il Papa. E a braccio mette in guardia dalle "divisioni ideologiche": "'Io sono conservatore perché… io sono progressista perché…'. Ma dove c’è lo Spirito Santo? State attenti che il Vangelo non è una idea, una ideologia, è un annuncio che ti tocca e ti fa cambiare il cuore. Ma se tu ti rifugi in una idea, di destra, di sinistra, di centro, stai facendo del Vangelo un partito politico. una ideologia, un club di gente”.
Il principio dell'annuncio, no opinioni di conservatori o progressisti
Ogni azione e decisione della e nella Chiesa deve invece muoversi da un principio, il principio dell’annuncio:
Nella Chiesa tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente. Perciò ogni scelta, ogni uso, ogni struttura e tradizione sono da valutare nella misura in cui favoriscono l’annuncio di Cristo.
"Il Vangelo sempre - aggiunge a braccio - ti dà questa libertà dello Spirito che agisce in te e ti porta avanti. E quanto ci vuole oggi prendere in mano la libertà del Vangelo e lasciarci portare avanti dallo Spirito".
Senza lo Spirito, tutto senz'anima
Lo Spirito è “luce che orienta la Chiesa: fa chiarezza, aiuta a distinguere, a discernere”, prosegue Francesco. “Per questo occorre invocarlo spesso; facciamolo anche oggi, all’inizio della Quaresima”.
Come Chiesa, possiamo avere tempi e spazi ben definiti, comunità, istituti e movimenti ben organizzati ma, senza lo Spirito, tutto resta senz’anima.
Triste una Chiesa come un Parlamento
“È molto triste vedere la Chiesa come un Parlamento”, rileva il Pontefice. “La Chiesa è un'altra cosa, è una comunità di uomini e donne che credono e annunciano Gesù Cristo ma mossi dallo Spirito Santo non dalle proprie ragioni”. Bisogna allora partire e ripartire dallo Spirito Santo, insiste il Papa. Cita quindi il cardinale Carlo Maria Martini: “Prima c’è lo Spirito che consola, rianima, illumina, muove; poi verrà anche la desolazione, la sofferenza, il buio, ma il principio per regolarsi nel buio è la luce dello Spirito. Questo è il principio per regolarsi nelle cose che non si capiscono, nelle confusioni, anche in tanti bui, è importante"
"Io prego lo Spirito Santo?"
Francesco conclude la catechesi distaccandosi dal testo scritto per porre ai fedeli una domanda mirata: “Proviamo a chiederci, ognuno di noi, se ci apriamo a questa luce, se le diamo spazio: io invoco lo Spirito? Ognuno si risponde dentro. Quanti di noi preghiamo lo Spirito? 'No, padre, io prego la Madonna, prego i Santi, prego Gesù, ma delle volte, prego il Padre Nostro, prego il Padre'. 'E lo Spirito? Tu non preghi lo Spirito, che è quello che ti fa muovere il cuore, che ti porta avanti, la consolazione, ti porta avanti la voglia di evangelizzare, di fare missione?'. Vi lascio questa domanda: Io prego lo Spirito Santo?".
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