Il Papa: la tecnologia è per l’uomo, il virtuale non sostituisca il reale
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Il cambiamento delle condizioni di vita dell’uomo, nel mondo tecnologico; l’impatto delle nuove tecnologie sulla definizione stessa di “uomo” e di “relazione”; il concetto di “conoscenza” e le conseguenze che ne derivano. Tre sfide e un “compito enorme”: rispondere assumendo le prospettive della complessità, del dialogo trans-disciplinare e della collaborazione tra soggetti diversi. È quanto il Papa indica ai membri della Pontificia Accademia per la Vita ricevuti nella Sala del Concistoro in occasione dell’Assemblea Plenaria in corso oggi e domani in Vaticano sul tema “Convergin on the person. Emerging Technologies for the Common Good”. (Ascolta il podcast con la voce del Papa)
Rapidità e inter-dipendenza
Il rapido sviluppo dei mezzi tecnici rende più intensa ed evidente l’interdipendenza tra l’uomo e la “casa comune”, constata Francesco, esortando a "vigilare sulla velocità delle trasformazioni e sull'interazione tra i cambiamenti":
La forza e l’accelerazione degli interventi è tale da produrre mutazioni significative, sia nell’ambiente che nelle condizioni di vita dell’uomo, con effetti e sviluppi non sempre chiari e prevedibili. Lo stanno dimostrando varie crisi, da quella pandemica a quella energetica, da quella climatica a quella migratoria, le cui conseguenze si ripercuotono le une sulle altre, amplificandosi a vicenda. Un sano sviluppo tecnologico non può non tener conto di questi complessi intrecci.
Persona, coscienza, corpo e cultura
Le nuove tecnologie inoltre hanno un significativo impatto sulla definizione di uomo e relazione. Il Vescovo di Roma rileva che “la forma tecnologica dell’esperienza umana sta diventando ogni giorno più pervasiva: nelle distinzioni tra ‘naturale’ e ‘artificiale’, ‘biologico’ e ‘tecnologico’, i criteri con cui discernere il proprio dell’umano e della tecnica diventano sempre più difficili”. Da qui l’urgenza di una “seria riflessione sul valore stesso dell’uomo”:
Occorre, in particolare, ribadire con decisione l’importanza del concetto di coscienza personale come esperienza relazionale, che non può prescindere né dalla corporeità né dalla cultura. In altre parole, nella rete delle relazioni, sia soggettive che comunitarie, la tecnologia non può soppiantare il contatto umano, il virtuale non può sostituire il reale e nemmeno i social l’ambito sociale.
Comunità e bene comune
La relazione persona-comunità presenta risvolti etici sempre più complessi all’interno dei processi di ricerca scientifica. Francesco pensa in modo particolare all’ambito sanitario dove “la qualità dell’informazione e dell’assistenza del singolo dipende in gran parte dalla raccolta e dallo studio dei dati disponibili”.
Qui si deve affrontare il problema di coniugare la riservatezza dei dati della persona con la condivisione delle informazioni che la riguardano nell’interesse di tutti. Sarebbe egoistico, infatti, chiedere di essere curati con le migliori risorse e competenze di cui la società dispone senza contribuire ad accrescerle.
Rispetto delle singole culture
Il Papa chiede inoltre di rispettare le singole culture, soprattutto laddove la prospettiva tecnologica tende a imporsi come linguaggio e cultura universale e omogenea:
L’impegno va invece rivolto a 'fare in modo che ognuno cresca con lo stile che gli è peculiare, sviluppando le proprie capacità di innovare a partire dai valori della propria cultura'.
A misura d'uomo
Importante, secondo Francesco, è incentivare una conoscenza a misura d’uomo perché “già il tipo di coscienza che mettiamo in atto ha in sè dei risvolti morali”. Appare quindi “riduttivo cercare la spiegazione dei fenomeni solo nelle caratteristiche dei singoli elementi che li compongono”. “Servono modelli più articolati”, afferma il Pontefice, chiedendo di porre attenzione all’“intreccio di relazioni di cui i singoli eventi sono intessuti”.
È paradossale, ad esempio, riferendosi a tecnologie di potenziamento delle funzioni biologiche di un soggetto, parlare di uomo "aumentato" se si dimentica che il corpo umano rinvia al bene integrale della persona e che dunque non può essere identificato con il solo organismo biologico. Un approccio sbagliato in questo campo finisce in realtà non con l’“aumentare”, ma con il “comprimere” l’uomo.
Teologia e dialogo interreligioso
La teologia “può contribuire” secondo il Papa “alla definizione di un nuovo umanesimo e favorire il reciproco ascolto e la mutua comprensione tra scienza, tecnologia e società”. Allo stesso modo Francesco esorta la Pontificia Accademia a continuare a considerare “l’importanza del contributo offerto dal dialogo tra le grandi tradizioni religiose” e dalla loro saggezza secolare. “Il compito che avete è enorme” ma, rassicura il Pontefice, “il Signore, amante della vita, non ci abbandona”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui