Il saluto al Papa della famiglia di Gianluca Vialli
di Fabrizio Peloni
Oivia ha 18 anni e Sofia 16. Non avrebbero neppure bisogno di presentarsi con il cognome - Vialli - perché è fortissima la somiglianza con il padre Gianluca, che certo per loro non è stato “solo” il grande calciatore. Con la mamma, Cathryn White Cooper, Olivia e Sofia hanno voluto incontrare Francesco - stamani all’udienza generale - per condividere il desiderio più grande che papà Gianluca ha portato nel cuore, fino al giorno della morte avvenuta lo scorso 6 gennaio: «Vorrei avere il tempo di accompagnare le mie due figlie all’altare nel giorno del loro matrimonio». Aveva anche proposto la chiesa per le nozze: il santuario della Beata Vergine della Speranza a Grumello Cremonese, a pochi passi da dove Gianluca era nato. E da dove sono arrivati, oggi in Aula Paolo VI, molti familiari: in particolare i due fratelli maggiori e i giovanissimi nipoti. Dal Papa la famiglia Vialli non è venuta “a mani vuote”. Sì, ha donato una maglietta della nazionale italiana. Ma, soprattutto, si è presentata con l’impegno a rilanciare la coraggiosa testimonianza cristiana di amore per la vita che ha portato il “capitano” della famiglia a vivere e raccontare la malattia - il cancro - senza vergognarsi della fragilità. Perché il suo stile fosse di sostegno ad altre persone che soffrono lontano dai riflettori. Con questa consapevolezza tutta la famiglia ha partecipato, ieri sera, alla celebrazione eucaristica presieduta nella basilica di San Pietro dal cardinale arciprete Mauro Gambetti. Alla Messa - era presente anche il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio Roberto Mancini - è stato ricordato Gianluca a un mese dalla morte e anche che, proprio quest’anno, insieme con Cathryn avrebbe celebrato il 20° anniversario di matrimonio. L’eredità lasciata dal piccolo Francesco
I genitori del piccolo Francesco Moscardi
E un’altra famiglia ha presentato a Francesco, durante l’udienza generale, una testimonianza di fede anche nell’esperienza del dolore e della morte. Monica e Aldo sono i genitori di Francesco Moscardi, morto nel luglio 2017 a 12 anni per un tumore molto aggressivo. Il piccolo, sei mesi prima, aveva incontrato personalmente il Papa proprio in un’udienza generale. La foto di quell’incontro è stata la “fonte d’ispirazione” del dipinto realizzato da padre Fabio Sem e donato oggi al Papa. Il sacerdote, ordinato 25 anni fa ma già dal 1992 missionario in Perú, ha conosciuto il piccolo Francesco quando aveva sei anni e con la sua famiglia aveva visitato una delle missioni dell’Operazione Mato Grosso. La malattia impedì, nel 2016, a Francesco di tornare in Perú, a trovare padre Fabio e fare la prima comunione. «Nel realizzare questo quadro - ha spiegato il sacerdote - ho pensato al “ruolo del ministero” e, per questo, sopra la stretta di mano tra i due Francesco ho voluto dipingere una candela accesa. Perché vuole essere un augurio per il Papa a proteggere la luce della fede in un mondo che la vuole spegnere». «Nella malattia mio figlio Francesco è stato esemplare» sono le parole di papà Aldo. «Era sempre proiettato verso il prossimo, un’apertura che si manifestava nella forza del suo grande spirito di solidarietà e nei legami fortissimi che aveva creato anche con i medici e gli infermieri che lo seguivano».
Giovani contro la tratta
La Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta Il Papa ha poi incontrato e incoraggiato i venti giovani che stanno dando vita, a Roma, alle iniziative promosse in occasione della nona Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone che si celebra proprio oggi, mercoledì 8 febbraio, memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, monaca sudanese che da bambina ha vissuto l’esp erienza traumatica della schiavitù. I giovani, provenienti da tutti i continenti, rappresentano tutte le organizzazioni coinvolte nell’iniziativa coordinata da suor Abby Avelino per la rete internazionale Talitha Kum. La Giornata quest’anno ha per tema “Camminare per la dignità”. «Il cammino rappresenta un impegno che si rinnova, che dona un orizzonte sempre nuovo, di sostegno in questi tempi difficili» ha fatto presente suor Gabriella Bottani. La lotta contro la tratta, ha affermato la religiosa, «è l’indicatore delle relazioni umane: è bellissimo vedere, infatti, come scatti la solidarietà in queste situazioni di estrema difficoltà e come, soprattutto grazie all’energia e all’impegno vivo dei giovani, si riesca a fare in modo che queste persone “sopravvissute” non rimangano intrappolate nella tragedia che hanno subito». La fiaccola benedettina per la pace e l’Europa unita Hanno portato al Papa la fiaccola benedettina “Pro pace et Europa una” - un gesto particolarmente significativo in un tempo di guerra - le delegazioni di Norcia, Subiaco e Cassino. Francesco ha benedetto la fiaccola presentata da tre dei tedofori che, dal 18 al 20 marzo, percorreranno, correndo, gli oltre 300 chilometri del cosiddetto “cammino di san Benedetto”. Si tratta, spiegano i promotori, di una tradizione ben consolidata: una vera e propria “staffetta” per le strade delle città e dei borghi dell’Italia centrale, con partenza da Cassino, passando per Subiaco e Rieti, per arrivare la sera del 20 marzo a Norcia, davanti alla basilica di San Benedetto. Ma non finisce qui: i tedofori continueranno a portare la fiaccola, segno di pace, per le strade Europa, arrivando fino a Lisbona, passando per Fátima.
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