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Adisa, volontaria del Centro Dream di Kinshasa, in Repubblica Democratica del Congo Adisa, volontaria del Centro Dream di Kinshasa, in Repubblica Democratica del Congo 

L'invito di Francesco alla gioia del Vangelo, antidoto a soprusi e violenze

Dal Centro Dream di Sant'Egidio a Kinshasa, la testimonianza di perdono, aiuto al prossimo e felicità da parte di chi ha subito il rapimento e gli abusi nel Nord Kivu, est della Repubblica Democratica del Congo. "La lettura della Parola mi ha insegnato il senso dell'amore e del perdono e mi ha dato una fede nuova"

di Adisa *

Che cos’è la gioia? È vivere il Vangelo. Il Vangelo che ci dice di perdonare i nostri nemici, di pregare per chi ci ha fatto del male, che ci invita alla speranza, che ti fa incontrare gente che si prende cura del tuo corpo, dei tuoi abiti, del cibo. Il Vangelo che ci insegna che, dopo questa vita, c’è il cielo.

La gioia è anche la vita che vivo oggi e che mi è stata data da Dio. Voglio condividere con voi la mia storia. È la prima volta che lo faccio e un po’ mi vergogno, ma i medici che mi assistono da anni nel “Centro Dream” di Sant’Egidio a Kinshasa mi hanno detto che la mia testimonianza può essere di aiuto a tanta gente. Mi chiamo Adisa, non è proprio il mio vero nome ma ancora ho un po’ paura e, come ho detto, mi vergogno. Ho 23 anni e sono un’attivista, cioè una persona che aiuta altre persone. Avevo 18 anni quando sono stata vittima di violenza sessuale all’Est della Repubblica Democratica del Congo, al nord del Kiwu, a Goma, la mia città. Anzi, la mia ex città perché ormai da quattro-cinque anni vivo a Kinshasa. Sono dovuta scappare perché mi sono successe tante cose brutte. Quello che mi è capitato non è stata mia volontà, la causa è solo la guerra che è una delle cose più terribili del mondo.

Sono stata stuprata. Anche mia sorella è stata stuprata. La nostra famiglia era dispersa, sparpagliata... Mio papà è morto, mia mamma non sapevamo dove fosse, l’abbiamo ritrovata anni dopo. Degli altri ancora oggi non so nulla. Io e mia sorella ci siamo rifugiate nella foresta per sei mesi, ma lì siamo state rapite da gruppi di ribelli insieme ad alcuni bambini. È stato molto brutto... Molto molto brutto! Quando sono stata violentata ero triste, ho avuto tanti problemi dopo, mi sono pure ammalata. Ho pensato che tutti i problemi del mondo erano capitati a me.

Un giorno sono riuscita a scappare, non mi ricordo bene come ho fatto. Sono arrivata a Kinshasa e, dato che la mia famiglia non c’era più, Dio mi ha fatto trovare una nuova famiglia. Ho incontrato la Comunità di Sant’Egidio. Chiedevo a tutti: «Dov’è Sant’Egidio?», perché sapevo che aiutavano tanto gli altri. Ho trovato le infermiere, Stefano, il dottor Julienne che quando mi vede grida: «Adisa, come stai?» e io rido, rido tanto, perché sono felice che c’è qualcuno che si preoccupa per me. Sono tutti parenti, sorelle piccole, sorelle grandi, fratelli piccoli, fratelli grandi, una famiglia. Oggi, adesso... Prima era come se non potessi mai più sorridere, né parlare con gli altri. Piangevo sempre, ero triste, oggi sono contenta, ho iniziato a ridere, a parlare con gli altri, a parlare con i giovani e soprattutto con le donne. Qui al Centro vengono tantissime donne, hanno bisogno di cure, farmaci, terapie. A molte è capitato la stessa cosa che è capitata a me. Io parlo, parlo, racconto la mia esperienza. Noi attivisti siamo il sorriso che viene dato a chi arriva per la prima volta, che viene accolto per le prime analisi o per le medicine.

Faccio questo tutti i giorni e sono davvero felice. Questo mio cambiamento è avvenuto grazie al Vangelo. Sono cattolica, ho sempre creduto in Dio, però è qui che ho iniziato a leggere la Bibbia e la Bibbia mi ha mostrato l’amore. Ho capito che anche io potevo vivere nella gioia, nonostante mi siano successe tante cose brutte. Ho imparato pure che se qualcuno ti fa male, come a me che hanno fatto tanto male, che sono stata violentata sessualmente, lo puoi perdonare. La Bibbia dice che bisogna perdonare! E io ho perdonato, ho pregato per quelli che mi hanno violentata. Non è stata colpa loro, la colpa è che non conoscono Dio. Io oggi sento invece di conoscere Dio, di conoscere Gesù che ci dice che bisogna amare i nemici. Io continuo a pregare per loro e chiedere benedizioni per loro. Benedizioni per tutti. Questo mi regala la gioia: la «gioia del Vangelo», appunto, come dice sempre il caro Papa Francesco che è venuto qui a Kinshasa e ha fatto un grande regalo a me e a tutto il mio popolo.

*Attivista del “Centro Dream” di Kinshasa, vittima di violenza sessuale nel Nord Kiwu

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13 marzo 2023, 08:00