Il Papa: gli oceani uniscano i popoli, non siano luoghi di tragedie
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
L’oceano “può essere un importante fattore di unione, un vettore di collegamento, una causa comune”. Per vivere questa connessione, occorre ascoltare “il grido dei poveri e il grido della Terra” e rivedere “le strategie di crescita basate sullo spreco e sul consumismo, su modelli ingiusti e insostenibili di produzione, trasporto, distribuzione e consumo”. Ad indicarlo è il Papa in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, inviato ai partecipanti all’ottava edizione della conferenza Our Ocean svoltasi a Panama City dal 2 al 3 marzo scorsi, dedicata quest’anno al tema “Il nostro oceano, la nostra connessione”. Le parole del Pontefice giungono all'indomani della firma a New York dell'accordo che stabilisce limiti alla pesca, alle rotte di navigazione e alle attività di esplorazione, come l'estrazione mineraria, in acque internazionali, dove oltre il 10% di specie rare è a rischio estinzione. L'intesa, raggiunta dopo oltre dieci anni di discussioni, prevede che entro il 2030 il 30% dei mari diventi un'area protetta, con l'obiettivo di salvaguardare e recuperare la natura marina.
Necessità di unirsi
Nel messaggio a firma di Parolin si sottolineano altri due punti fondamentali per poter vivere “questa Connessione con tutte le realtà coinvolte”, dalle amministrazioni al settore privato, dal mondo della ricerca a quelli della politica e della cultura, dalle organizzazioni religiose e giovanili alla comunità internazionale. Uno di questi punti è rappresentato dalla necessità di unirsi per “proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini, costieri e fluviali”, l’altro è invece segnato dall’importanza di facilitare “un'amministrazione efficace e un coordinamento istituzionale commisurato alle dimensioni e alla complessità del bene da proteggere, l'oceano”.
Oceani sani per le generazioni future
Il messaggio ricorda come tutti gli esseri umani dipendano dagli oceani, ricevuti in dono dal Creatore, e come ci si aspetti che il loro utilizzo sia “equo e sostenibile” per essere trasmessi “alle generazioni future in buone condizioni”. Tutta la famiglia umana è quindi chiamata, così come indicato dalla Laudato si’, ad adottare “una visione integrale dello sviluppo” e una “visione integrale dell’ecologia”. Purtroppo però si è ancora in presenza degli allarmanti fenomeni “dell'inquinamento degli oceani, dell'acidificazione, della pesca illegale e della pesca eccessiva”, accanto alla grande preoccupazione per “lo sviluppo dell'industria estrattiva sui fondali marini”, e per le “tragedie dei migranti in difficoltà in alto mare, il traffico di esseri umani che avviene in mare, le dure e talvolta illegali condizioni di lavoro dei marittimi e le tensioni geopolitiche in aree marine considerate importanti”.
L'acqua, fattore di connessione
L'acqua, è l’indicazione, è un fattore di connessione e “l’oceano non ha confini politici o culturali”, poiché sono le sue correnti, attraversando il pianeta, ad evidenziare “l’'interconnessione e l'interdipendenza tra comunità e Paesi”. “Siamo una sola famiglia – è quindi la raccomandazione - condividiamo la stessa inalienabile dignità umana, abitiamo una casa comune di cui siamo chiamati a prenderci cura”.
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