Francesco: servono politici di razza e una giustizia che non sia strumentalizzata
Sebastián Sansón Ferrari – Città del Vaticano
La lotta contro gli abusi nella Chiesa, la guerra in Ucraina, la pace, la politica argentina, l’avanzare dell’ultradestra, il valore del patriottismo, la diffusione delle Chiese evangeliche in America Latina, la strumentalizzazione della politica conosciuta come lawfare, i peccati del giornalismo, il suo legame con quanti sono privati della libertà e la sua visione sulle donne: ha parlato di tutto questo Papa Francesco in una lunga conversazione con il giornalista Gustavo Sylvestre di Canal 5 de Noticias (C5N), rete televisiva argentina, in occasione del decennale di elezione al pontificato. Oltre a ribadire riflessioni già condivise nelle numerose interviste pubblicate nelle ultime settimane a motivo dell’anniversario, il Papa ha approfondito questioni relative alla sua patria, l’Argentina.
Le lotte interne
Sylvestre ha rivolto al Pontefice una domanda sulle parole dette all’udienza generale del 15 marzo, quando ha ringraziato i leader dei partiti di governo e di opposizione del Paese per essersi uniti per firmare una lettera di saluto e li ha anche esortati a unirsi sempre per parlare, discutere e far progredire la Patria. Ha poi detto che a tutti piacciono le lotte interne degli altri, cioè polemizzare su qualsiasi cosa, aggiungendo: «Le nostre lotte interne sono dannose, sono più forti del senso di appartenenza, distruggono la filiazione politica. Si fanno diversi partiti che non hanno forza politica di convocazione».
Il Santo Padre ha poi illustrato con un racconto le sue riflessioni riguardo all’“internismo”, ossia a quelle dispute che si originano all’interno della vita politica e sociale. Ha citato l’esempio di sei o sette imprenditori che hanno appena firmato un accordo tra le rispettive imprese e, mentre aspettano che arrivi lo champagne per brindare, parlano tra loro sottobanco per fondare un’altra società. In proposito, il Papa ha commentato che «la politica è l’arte di presentare un progetto e convincere l’altro» e ha evidenziato il bisogno di avere «politici di razza», deplorando come a volte si perda il significato di quello che è anzitutto un servizio. Ha poi denunciato come vergognoso il fatto che ci siano leader che hanno avuto quattro «divorzi politici» e si presentano come «salvatori della patria», aggiungendo che «ci sono identità che hai o che non hai» per chiarire che l’appartenenza politica o religiosa non è un abito, un vestito o una scarpa che si cambia ogni giorno, ma «una passione, ce l’hai dentro». Francesco ha invitato tutti a chiedersi qual è la storia politica di ogni persona, l’identità, l’appartenenza.
L’ultradestra è sempre centripeta
Per quanto riguarda l’avanzare dell’ultradestra, il Pontefice ha mostrato preoccupazione per il fenomeno, affermando che essa «si ricompone sempre, è centripeta, non è centrifuga, non crea verso fuori possibilità di riforma». E alla domanda su quale sia l’antidoto, il Papa ha risposto: la giustizia sociale. «Non ce n’è un altro» ha aggiunto. «Se vuoi discutere con un politico, pensatore di ultradestra, parla di giustizia sociale, parla in orizzontale», ha consigliato.
Il lawfare
Rispetto alla strumentalizzazione della giustizia, il Santo Padre ha affermato che «il lawfare inizia attraverso i mass media, che denigrano e insinuano il sospetto di un reato. Si creano indagini enormi e per condannare basta il volume di queste indagini, anche se non si trova il reato». Il Pontefice si è riferito in particolare ai casi controversi in Brasile che hanno coinvolto i presidenti Luiz Inácio "Lula" da Silva e Dilma Roussef. Lula da Silva, dopo il suo secondo mandato presidenziale, ha trascorso 19 mesi in carcere con l'accusa di corruzione, le stesse accuse che il Congresso nazionale ha usato per mettere sotto impeachment la Rousseff nel 2016, che il Papa ha descritto come "una donna dalle mani pulite, una donna eccellente". In entrambi i casi, ha spiegato Francesco, non sono riusciti a dimostrare di aver commesso dei reati. Per questo ha ritenuto che "dobbiamo alzare la voce", "dobbiamo dire che qui c'è un'irregolarità" e "i politici hanno la missione di smascherare un sistema giudiziario che non è giusto".
Chiesa, casa di tutti
Sulle persone omosessuali e i divorziati risposati, Francesco ha ribadito che la Chiesa non si può dividere in settori, ma che tutti ne sono figli e tutti devono essere accompagnati nel loro cammino. Alla domanda sul celibato dei sacerdoti ha risposto ribadendo che non è un dogma ma una disciplina che si può cambiare oppure no, e ha ricordato che ci sono già preti “uxorati” nella Chiesa orientale.
“Tutti dentro… La Chiesa è casa di tutti”
Quindi il Papa si è soffermato sulla lotta contro gli abusi che la Chiesa sta portando avanti, ricordando a tale proposito l’impegno di Benedetto xvi, che lui sta proseguendo. Ha anche ricordato come occorra lottare per la pace perché la guerra è un dramma e ci distrugge. Ha puntualizzato che quando un impero si sente debole, ha bisogno di fare la guerra e di commerciare con le armi. E ha concluso ribadendo che se si smettesse di produrre armi anche solo per un anno, si porrebbe fine alla fame nel mondo.
Aggiornamento 1 aprile ore 17.25
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui