Nella casa dei giovani disabili di Budapest che attendono la carezza del Papa
Andrea De Angelis – Budapest
Una fila di tutori è appoggiata sui muri di una palestra. Sopra ci sono scritti nomi di bambini. Accanto le cyclette, piccole, anche loro progettate per gli ospiti della struttura. Entrare nell’istituto Beato László Batthyány-Strattmann di Budapest vuol dire incontrare i sorrisi di chi affronta, ogni giorno, le difficoltà legate a disabilità gravi. I volti dei bambini, dei giovani che trovano conforto e sostegno in questa realtà fondata da suor Anna Fehér, ricordata come la “Madre Teresa di Ungheria”, sostengono chi ha il privilegio di osservarli. Ogni piccola conquista, per loro, è un grande passo. Per questo oltre ad educatori, volontari e psicologi, in questo edificio lavorano anche fisioterapisti di livello. Ogni dettaglio merita la massima cura.
Un momento unico
Alle pareti, come nelle scuole di ogni angolo del mondo, ci sono i disegni dei bambini, realizzati nonostante i problemi alla vista. Dai tulipani fatti usando le forchette come pennelli, fino a fiori ed animali realizzati con dischetti di cotone e cartapesta. Fervono i preparativi quando ci rechiamo presso la struttura. Ad accoglierci il direttore dell'istituto, György Inotay. Mani grandi, le sue, come quelle dei tanti che qui non si risparmiano per regalare momenti di "normalità" agli ospiti. Sono 72 in tutto, le scarpette di alcuni si trovano sotto le panchine, nelle sale utilizzano altre calzature. Lungo i corridoi i corrimano a doppia altezza, per i bambini e per i ragazzi. Ogni passo va fatto con prudenza, mentre l'entusiasmo con cui si attende l'arrivo del Papa non conosce limiti. "Ci stiamo preparando al meglio, con l'emozione di chi sa che stiamo per vivere un momento unico, irripetibile", dice il direttore. Ci mostra con fierezza il percorso che sabato 29 aprile farà il Papa, sui muri dei fogli stampati che raffigurano la bandiera dello Stato del Vaticano, con le frecce ad indicare il percorso che effettuerà Francesco. L'ingresso, i corridoi, ma anche una piccola cappella. La palestra, il laboratorio, dove i giovani realizzano prodotti in tessuto, in lana, compresi dei rosari di diverso colore.
Suonerò per il Papa
Quando si arriva nella sala dove il Papa parlerà, si notano subito i nomi delle persone sulle sedie, i classici biglietti posati sopra ogni posto. Altri, però, sono posizionati a terra. "Questi sono destinati a chi sarà sulla sedia a rotelle", spiega la guida. Poi l'attenzione va su un pianoforte, accanto c'è un ragazzo, poco più che ventenne. Il suo nome è Újfalusi Zoltán. "Sono una delle persone che da più tempo si trova in questo istituto, tutti ci prepariamo per l'incontro con il Santo Padre, quasi due mesi fa", rivela. "Abbiamo appreso la notizia su internet, Papa Francesco verrà a trovare noi disabili, qui, nel nostro istituto! Io e i miei amici non ci volevamo credere, pensavamo fosse una notizia non vera, abbiamo allora verificato e sono arrivate conferme. Davvero tra poche ore verrà da noi, personalmente! Eravamo felicissimi e subito ci siamo messi a preparare un canto per lui, con il nostro coro faremo uno spettacolo di circa 15 minuti". Mentre parla, Zoli - questo il nome con cui tutti lo conoscono - a volte si interrompe, gli occhi diventano lucidi, poi riprende il suo racconto. "Non saremo mai abbastanza grati a Dio per averci concesso questo incontro con il Papa, la sua benedizione sarà sempre con noi. Ritornando allo spettacolo che faremo, è un grande onore per me poter suonare al pianoforte tre brani", spiega, prima di eseguirne uno. In anteprima.
La storia dell'istituto
L'istituto Beato László Batthyány-Strattmann è situato nel XII distretto della capitale, in un edificio a più piani, ed è in grado di accogliere - nella sua scuola materna ed elementare per ciechi - bambini ipovedenti o con bisogni educativi speciali, grazie alla presenza di professionisti della salute mentale, dei più moderni strumenti educativi e fisioterapici, di una piscina e di una palestra. La Casa per bambini ciechi è sempre stata diretta da Suor Anna Fehér - la “Madre Teresa di Ungheria”, come fu definita negli anni ’80 -, fino alla sua morte, avvenuta nel 2021. Suor Anna, pedagoga, anche lei ipovedente, realizzò la Szent Anna Otthona per bambini ipovedenti, in piazza Batthyány, in un appartamento di appena 100 metri quadri. Questa Casa, non essendo abbastanza grande per accogliere i tanti bambini bisognosi, nel 1989 fu trasferita nell’attuale sede più grande, oggi visitata dal Papa, ammettendo al suo interno anche bambini ipovedenti con disabilità motorie. Il lavoro dell’Istituto, grazie alla determinazione e all’impegno di Suor Anna, è riuscito a dare nuove speranze e opportunità a tanti bambini con disabilità. La Casa è gestita dal 2016 dall’organizzazione “Kolping”, che è diretta dalla Conferenza Episcopale ungherese.
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