Il Papa: nessuna vocazione esiste senza la missione verso gli ultimi
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La vocazione, chiamata del Signore per “ognuno nel mondo di oggi”, è grazia, “dono gratuito”, e nello stesso tempo “è impegno ad andare, a uscire per portare il Vangelo”, un compito “fonte di vita nuova e di vera gioia”. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che si celebra per la sessantesima volta domenica 30 aprile. Un’ iniziativa “provvidenziale”, ricorda, istituita da san Paolo VI nel 1964, durante il Concilio Vaticano II, nella quale quest’anno il Papa invita a riflettere sul tema “Vocazione: grazia e missione”.
Chiamati a "portare vita ovunque", allargando gli spazi dell'amore di Dio
Augurandosi che tutte le iniziative previste “possano rafforzare la sensibilità vocazionale nelle nostre famiglie, nelle comunità parrocchiali e in quelle di vita consacrata, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali”, Francesco auspica anche che “lo Spirito del Signore risorto ci scuota dall’apatia e ci doni simpatia ed empatia, per vivere ogni giorno rigenerati come figli di Dio Amore ed essere a nostra volta generativi nell’amore”. Capaci, scrive ancora, “di portare vita ovunque, specialmente là dove ci sono esclusione e sfruttamento, indigenza e morte. Così che si allarghino gli spazi dell’amore e Dio regni sempre più in questo mondo”. Siamo chiamati, chiarisce il Pontefice entrando nel tema scelto per la Giornata, “alla fede testimoniale”, che unisce con forza “la vita della grazia, attraverso i Sacramenti e la comunione ecclesiale, e l’apostolato nel mondo”. Così il cristiano, animato dallo Spirito Santo, “si lascia interpellare dalle periferie esistenziali ed è sensibile ai drammi umani”, ricordando sempre “che la missione è opera di Dio e non si realizza da soli, ma nella comunione ecclesiale”.
La fantasia di Dio che chiama è infinita
Come scrive l’apostolo Paolo nella Lettera agli Efesini, prosegue il messaggio, Dio «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati”, ci “concepisce” quindi a sua immagine e somiglianza “e ci vuole suoi figli: siamo stati creati dall’Amore, per amore e con amore, e siamo fatti per amare”. E Papa Francesco qui ricorda la sua chiamata, il 21 settembre 1953 quando, “mentre andavo all’annuale festa dello studente, ho sentito la spinta ad entrare in chiesa e a confessarmi. Quel giorno ha cambiato la mia vita e le ha dato un’impronta che dura fino a oggi”. Ma “la fantasia di Dio che ci chiama è infinita”, sottolinea. Può essere “a contatto con una situazione di povertà, in un momento di preghiera, grazie a una testimonianza limpida del Vangelo, a una lettura che ci apre la mente, quando ascoltiamo una Parola di Dio e la sentiamo rivolta proprio a noi, nel consiglio di un fratello o una sorella che ci accompagna, in un tempo di malattia o di lutto…”.
Non c'è vocazione senza missione
E l’iniziativa di Dio attende la nostra risposta, perché la vocazione è “intreccio tra scelta divina e libertà umana”. Una chiamata che ci apre a Dio e agli altri: “Dio chiama amando e noi, grati, rispondiamo amando”. Ma la chiamata, chiarisce il Papa, “include l’invio”, perché “non c’è vocazione senza missione. E non c’è felicità e piena realizzazione di sé senza offrire agli altri la vita nuova che abbiamo trovato”. Cita quindi l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, nella quale spiega che tutti i battezzati possono dire: “Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo”.
Testimoniare con gioia ciò che sperimentiamo stando con Gesù
La missione comune a tutti noi cristiani, prosegue Francesco, “è quella di testimoniare con gioia, in ogni situazione, con atteggiamenti e parole, ciò che sperimentiamo stando con Gesù e nella sua comunità che è la Chiesa”. Concretamente questo si traduce “in opere di misericordia materiale e spirituale, in uno stile di vita accogliente e mite, capace di vicinanza, compassione e tenerezza, controcorrente rispetto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza”. Perché il “nocciolo” della vocazione cristiana è “imitare Gesù Cristo che è venuto per servire e non per essere servito”.
Gmg, chiamati ad alzarci e andare di fretta, con cuore ardente
Un’azione missionaria che non nasce solo “dalle nostre capacità” o volontà, ma “da una profonda esperienza con Gesù”. Solo allora possiamo diventare testimoni, come i due discepoli di Emmaus, che con i cuori ardenti ascoltano Gesù mentre spiega loro le Scritture lungo il cammino. Il Pontefice si augura che questo accada anche durante la Gmg di Lisbona, che attende con gioia: seguendo il tema “Maria si alzò e andò di fretta” ognuno e ognuna “si senta chiamato ad alzarsi e andare in fretta, con cuore ardente!”
La Chiesa, una "sinfonia" di vocazioni, unite e distinte "in uscita"
Papa Francesco scrive infine che la Chiesa è “Ekklesía”, termine greco che significa “assemblea di persone chiamate, convocate”, per formare la comunità dei discepoli e delle discepole missionari di Gesù Cristo. Nella Chiesa, ricorda “siamo tutti servitori e servitrici, secondo diverse vocazioni, carismi e ministeri”. Infatti la vocazione al dono di sé nell’amore, comune a tutti, si concretizza “nella vita dei cristiani laici e laiche, impegnati a costruire la famiglia come piccola chiesa domestica e a rinnovare i vari ambienti della società con il lievito del Vangelo”. Ma anche “nella testimonianza delle consacrate e dei consacrati, donati tutti a Dio per i fratelli e le sorelle come profezia del Regno di Dio”; nei ministri ordinati, diaconi, presbiteri e vescovi, “posti al servizio della Parola, della preghiera e della comunione del popolo santo di Dio”. E solo nella relazione con tutte le altre, “ogni specifica vocazione nella Chiesa” emerge “con la propria verità e ricchezza”, perché la Chiesa “è una sinfonia vocazionale, con tutte le vocazioni unite e distinte in armonia”, in uscita, per “irradiare nel mondo la vita nuova del Regno di Dio”.
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