Francesco e Tawadros, la “sana impazienza” di raggiungere l’unità
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
C’è una storia dietro la grande Storia che nel maggio del 1973 portò il capo della Chiesa cattolica, Paolo VI, e quello della Chiesa copto ortodossa, Papa Shenouda III, a dare nuovo vigore a un dialogo e un cammino comuni. La storia è quella che racconta della restituzione ai copti egiziani di una parte delle reliquie di San Marco - venerato come il fondatore della Chiesa copto ortodossa - trafugate nell’828 e portate a Venezia. Il gesto di Papa Montini innervò di nuova linfa i rapporti ecumenici e le reliquie che da allora sono su un altare all’interno della cattedrale copta al Cairo segnarono il primo dei passi che più avanti, tra il 9 e il 13 maggio ’73, portarono all’incontro tra Paolo VI e Shenouda III, culminato il 10 maggio con la firma di una Dichiarazione comune.
Il libro commemorativo
Cinquant’anni più tardi, i successori dei “due pionieri dell’unità”, Francesco e l’attuale Patriarca copto Tawadros II, hanno voluto riunirsi a Roma per condividere l’anniversario e soprattutto “rendere grazie a Dio ricordando i passi già fatti e la distanza già percorsa, che spesso sono molto più importanti di quanto immaginiamo”. Entrambi lo affermano firmando congiuntamente la prefazione a un volume celebrativo pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana per conto del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, dal titolo The Catholic Church and the Coptic Orthodox Church. 50th Anniversary of the Meeting between Pope Paul VI and Pope Shenouda III (1973-2023), in uscita domani.
Passi ecumenici
Nel libro - che contiene i principali documenti che testimoniano il riavvicinamento tra le due Chiese a partire dal Vaticano II - Francesco e Tawadros II guardano alla “pietra miliare” di quel “primo incontro”, che avveniva a distanza di millecinquecento anni tra un Vescovo di Roma e un Papa della Chiesa copto-ortodossa, per ricordare i diversi passi ecumenici successivi, dalla creazione della Commissione internazionale mista e il suo “lavoro pionieristico”, iniziato sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e lo stesso Papa Shenouda III, per approdare nel 2003 alla fondazione del dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e l'intera famiglia delle Chiese ortodosse orientali, “dialogo - si legge nella prefazione - che ha già prodotto importanti documenti che testimoniano la crescente comprensione tra le nostre Chiese”.
"Quanto ancora dobbiamo viaggiare"
Anche il 40.mo anniversario della storica firma, celebrato nel 2013 all’inizio del pontificato di Francesco, ha portato alla nascita della "Giornata dell'amicizia tra copti e cattolici", che da allora ogni 10 maggio viene ricordata annualmente dalle due Chiese. E domani, giorno di festa del 50.mo, Tawadros II sarà all’udienza generale in Piazza San Pietro per suggellare non solo un traguardo ma più ancora, si legge ancora nella prefazione al libro, condividere la “sana impazienza per l'unità nei nostri cuori”, che non fa “smettere di domandarci: ‘Quanta est nobis via’ - Quanto ancora dobbiamo viaggiare?”. “Che l'amore fraterno e l'amicizia che uniscono le nostre Chiese - concludono Papa Francesco e il Patriarca Tawadros II - continuino a crescere fino al giorno benedetto e desiderato in cui potremo celebrare insieme sullo stesso altare e ricevere dallo stesso calice, ‘perché il mondo creda’".
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