Francesco: i beni alimentari non diventino armi a sfavore dei più deboli
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
La produzione, la lavorazione e la distribuzione dei prodotti agricoli non devono trasformarsi in un’arma, “limitando l’arrivo di alimenti alle popolazioni in conflitto”, innescando meccanismi di speculazione, manipolando i prezzi “e la commercializzazione dei prodotti al solo fine di ottenere un beneficio più grande”. È il richiamo del Papa nel discorso all’Associazione agraria dei giovani agricoltori della Spagna, ricevuta stamani in udienza nella biblioteca del Palazzo Apostolico. Per Francesco tutto questo va denunciato: “Deve farci male al cuore”, dice, “non lo meritano gli animali” di cui gli allevatori si prendono “cura con tanta dedizione, non lo meritano le persone” per le quali gli agricoltori lavorano con entusiasmo, “non lo merita Dio”.
Agricoltori e allevatori sono i primi ecologisti
Ai giovani agricoltori spagnoli il Papa rivolge il suo grazie per l’entusiasmo dimostrato per il lavoro in campagna, per il bestiame e il servizio prestato alla società e afferma poi che “l’ecologismo non è fatto principalmente dai sagaci resoconti degli esperti, e neppure dalle notizie e dai progetti divulgativi che arrivano alla gente comune attraverso i mezzi di comunicazione sociale”.
I primi ecologisti di una zona, di un Paese, di un continente, siete voi a essere in ballo, siete voi a esserci dentro, la gente che lavora con gli animali, con le piante, voi che convivete ogni giorno e sapete quali sono i vostri problemi e i vostri successi.
Insomma "esiste una scienza che si può acquisire solo vivendo e facendo esperienza", chiarisce il Pontefice.
Una vocazione multidisciplinare
Per Francesco coltivatori e allevatori, attraverso la loro vocazione, sono chiamati ad essere “testimoni dell’ecologia integrale di cui il mondo ha oggi bisogno”. Si tratta di “una vocazione multidisciplinare – spiega il Papa - poiché coniuga il rapporto diretto con la terra, la sua cura e la sua coltivazione, con il servizio che questa presta alla società”.
Che cosa chiede allora Dio a voi in questo lavoro, in questa attività? Vi chiede di pensare alla campagna come a un dono, come qualcosa che vi è stato dato e che lascerete in eredità ai vostri figli; di pensare alla produzione come a un regalo che il Signore, per mezzo di voi, e per mezzo del vostro lavoro, invia al suo popolo per saziare la sua fame e placare la sua sete. Una fame che non è solo di pane, ma anche di Dio, il quale, per saziarla, non ha esitato a farsi cibo, a farsi carne, giungendo in questo modo al cuore dell’uomo.
Infine il Papa invita i contadini a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, dalle fatiche quotidiane e dall’“incomprensione di quanti non danno valore a una cosa tanto essenziale per la vita qual è la produzione di cibo”, ed esorta: "Andate avanti e siate poeti della terra".
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