Francesco: la missione nella Chiesa, né assistenzialismo né un affare
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Si evangelizza con la vita, insegnava san Francesco. Se poi serve, si parla pure. Lo “stile” più genuino di un apostolo è questo e il Papa lo riafferma incontrando in udienza la Conferenza degli Istituti Missionari in Italia per i 50 anni di fondazione, una realtà che promuove la missione ad gentes, facendosi “voce - sottolinea - di migliaia di missionari e missionarie”.
Si comincia dalla carità
La missione, ripete ancora una volta Francesco, è “l’ossigeno della vita cristiana”, “non è un optional o un aspetto marginale, ma una dimensione vitale, in quanto essa è nata apostolica e missionaria, plasmata dallo Spirito Santo come comunità “in uscita”. E dunque un’esperienza che parte dalle fibre più vitali del corpo e dell’anima.
Sia questo anche il vostro stile. Annunciare Cristo anzitutto con la testimonianza della vita. Per questo vi raccomando di coltivare la carità prima di tutto nelle e tra le vostre comunità, dentro e tra i vostri Istituti, armonizzando le differenze di cultura, di età, di mentalità, perché nella comunione ciascun carisma sia al servizio di tutti.
Il meglio di sé
La missione scaturisce dalla preghiera e si modella con l’ascolto quotidiano della Parola di Dio e la vita dei Sacramenti, senza i quali non solo si inaridisce la vita cristiana ma anche l’azione apostolica, dice il Papa, diventa altro, “una mera dimensione sociologica o assistenziale. E alla Chiesa non interessa fare assistenzialismo”, magari condotto con “metodi” di proselitismo, perché il suo aiuto nasce invece dalla “testimonianza”. Concetti che Francesco ribadisce citando a più riprese l’Evangelii gaudium.
La missione non è un affare o un progetto aziendale, né un’organizzazione umanitaria o fare proselitismo. Essa è «qualcosa di molto più profondo, che sfugge ad ogni misura». Questo è un invito a spendersi con impegno, con creatività e generosità, ma senza scoraggiarsi se i risultati non corrispondono alle aspettative; a dare il meglio di sé, senza risparmiarsi, ma poi affidare tutto con fiducia alle mani del Padre; a mettercela tutta, ma lasciando che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come vuole.
E abbiate a cuore, conclude il Papa, “l’accoglienza dei poveri e dei piccoli, tra voi e verso le persone che servite nel vostro ministero, in spirito di inclusione e di servizio”.
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