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I 400 pellegrini della diocesi di Asti incontrati dal Papa in Sala Clementina I 400 pellegrini della diocesi di Asti incontrati dal Papa in Sala Clementina

Francesco: la famiglia, realtà tanto cambiata ma rimane un valore-chiave

Il Papa riceve 400 pellegrini della diocesi di Asti accompagnati dal vescovo Prastaro, venuti a ringraziarlo per la visita del 19 e 20 novembre scorsi, e sottolinea la “rivoluzione” della famiglia portata da Cristo, nella quale il legame più importante è il Suo amore, ed è animato da “gratitudine, riconoscenza, e servizio”. Poi ricorda il “calore umano” di quei giorni di incontri con le proprie "radici paterne"

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

La “rivoluzione” della famiglia portata da Gesù, per cui il legame più importante “per noi cristiani non è più quello di sangue, ma l’amore di Cristo”, la libera “dalle dinamiche dell’egoismo”, e la arricchisce di un legame, nuovo e ancora più forte, non dominato dagli interessi della parentela, ma “animato dalla gratitudine, dalla riconoscenza, dal servizio reciproco”. Uno spunto di riflessione, nato ripensando all’esperienza di “consolazione”, un “tornare alle radici”, ma anche di “grande calore umano” e di “famiglia in senso ampio” che è stata la visita ad Asti il 19 e 20 novembre scorsi, che Papa Francesco condivide con i 400 pellegrini accolti in Vaticano, nella Sala Clementina del Palazzo apostolico, con il loro vescovo Marco Prastaro. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

La fraternità si fonda in Gesù, che “ci ha resi tutti fratelli e sorelle”

Il Papa sottolinea che nelle nostre “città, paesi e parrocchie” la parola “fraternità”, non è solo “un bel modo di dire”, ma ha un fondamento, “Gesù Cristo, che ci ha resi tutti fratelli e sorelle, e ha una strada, il Vangelo, cioè la via per camminare nell’amore, nel servizio, nel perdono, nel portare i pesi gli uni degli altri”. La nuova famiglia di Gesù dà “un senso nuovo alle relazioni familiari”, tra sposi, genitori e figli, fratelli, ma fa anche “lievitare” la vita nella Chiesa e nella comunità civile, perché, ad esempio, “fa crescere la gratuità, il rispetto, l’accoglienza, e altri valori umani”.

L'incontro di Francesco con i pellegrini di Asti. Accanto a lui il vescovo Marco Prastaro
L'incontro di Francesco con i pellegrini di Asti. Accanto a lui il vescovo Marco Prastaro

Il calore umano della famiglia piemontese

Francesco ricorda che quella “giornata e mezza” per la festa di Cristo Re è stata “un momento di grande calore umano, fatto con legna piemontese, che non scalda subito, ma dopo un po’ di tempo e poi dura!”. E poi un momento “di famiglia, in senso ampio: famiglia di origine, le radici, gli incontri con i miei parenti; famiglia della Chiesa, la celebrazione nella Cattedrale, con la partecipazione di tutto il popolo di Dio; e poi famiglia della comunità civile, la collaborazione con le Autorità, la presenza della gente”.

Questo senso di calore umano che dicevo non è solo un’emozione: si è acceso in me guardando i vostri volti gioiosi, sentendo il vostro affetto, vedendo che c’è una famiglia che va avanti, che cammina sulla strada del Vangelo, con tutti i limiti e le difficoltà.

“Spero di aver risposto a tutte le vostre lettere”

E parla delle tante lettere che gli astigiani gli hanno scritto, alcune delle quali “raccontando dei problemi e come si potevano risolvere”.

Ma una vicinanza molto grande. Per me queste lettere anche sono state una consolazione. Spero di aver risposto a tutte, non sono sicuro.

Il Papa riceve una onorificenza dalle autorità astigiane
Il Papa riceve una onorificenza dalle autorità astigiane

La “rivoluzione” della famiglia portata da Gesù

Fermandosi a riflettere sulla parola “famiglia”, il Pontefice ribadisce che “è una realtà che è tanto cambiata, e sta cambiando”, ma “rimane un valore-chiave”. E la vera “rivoluzione” della famiglia l’ha fatta il solo che ha portato “le novità, quelle vere, a questo mondo: Gesù Cristo”. E qui rilegge le parole di Gesù in episodio del Vangelo, “che ci lasciano sconcertati, ci mettono in crisi”, riportate nei vangeli di Matteo, Marco e Luca. Quando Cristo sta predicando in mezzo ai suoi discepoli e ad altra gente, ricorda Papa Francesco, gli dicono: “Qui fuori ci sono tua madre e i tuoi parenti che ti cercano”. E Gesù “gira lo sguardo su quelli che stanno lì intorno a Lui e dice: ‘Ecco mia madre e i miei fratelli!’. E aggiunge: ‘Perché chi fa la volontà del Padre mio è per me fratello, sorella e madre’ ”. Una parola, che “se ci pensiamo bene, genera un modo nuovo di intendere la famiglia”.

La famiglia di Gesù, legata da gratitudine e servizio reciproco

Chiamarsi “fratelli e sorelle” tra cristiani, sottolinea il Papa, “non è solo una formula, un modo di dire convenzionale” ma “una realtà nuova generata da Gesù Cristo”. E la parola di Gesù “ha radicalmente rinnovato la famiglia, per cui il legame più forte, più importante per noi cristiani non è più quello di sangue, ma è l’amore di Cristo”.

“Il suo amore trasforma la famiglia, la libera dalle dinamiche dell’egoismo, che derivano della condizione umana e dal peccato, la libera e la arricchisce di un legame nuovo, ancora più forte ma libero, non dominato dagli interessi e dalle convenzioni della parentela, ma animato dalla gratitudine, dalla riconoscenza, dal servizio reciproco”

Una nuova famiglia che fa crescere gratuità e accoglienza

Francesco spiega poi di aver voluto condividere questi pensieri con i “fratelli e sorelle astigiani”, perché “nella vostra terra ci sono le radici paterne della mia famiglia. Le radici sono importanti!” E dobbiamo ringraziare Dio “per il dono della vita e per quelli che ce l’hanno trasmessa” e Gesù Cristo che “ci ha chiamato a far parte della sua famiglia, nella quale ciò che conta è fare la volontà del Padre che è nei cieli”.

E questa nuova famiglia di Gesù, mentre dà un senso nuovo alle relazioni familiari – tra i coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli –, nello stesso tempo fa “lievitare” anche la vita della comunità ecclesiale e di quella civile. Ad esempio, fa crescere la gratuità, il rispetto, l’accoglienza, e altri valori umani.

L'ambulatorio "Fratelli tutti", famiglia di pazienti e medici

Il Pontefice chiarisce che qui ritrova “il senso dell’espressione ‘Fratelli tutti’, che avete scelto come nome per il nuovo Ambulatorio destinato alle persone più svantaggiate”. “Fratelli tutti” vuol dire che lì, “in quell’ambiente, la famiglia la formeranno le persone che saranno curate insieme ai medici, agli infermieri e a tutti gli altri volontari che lavoreranno. Una famiglia per questo lavoro di curare i malati".

E così nella città, nei paesi, nelle parrocchie, la parola “fraternità” non è solo un bel modo di dire, un ideale per sognatori, ma ha un fondamento, Gesù Cristo, che ci ha resi tutti fratelli e sorelle, e ha una strada, il Vangelo, cioè la via per camminare nell’amore, nel servizio, nel perdono, nel portare i pesi gli uni degli altri.

 

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05 maggio 2023, 12:43