Il Papa: “Con la pace si guadagna sempre, con la guerra si perde tutto”
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“È una storia antica come l’umanità: con la pace si guadagna sempre, forse poco ma si guadagna, con la guerra si perde tutto. Tutto! E i cosiddetti guadagni sono perdite”. Negli studi Rai di Saxa Rubra, ospite del programma domenicale A Sua Immagine, Francesco riverbera l’appello di Pio XII nel radiomessaggio ai governanti del 1939, quando, alla vigilia della Seconda Guerra mondiale, disse: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”. Francesco fa suo questo monito, pensando al conflitto in Ucraina che ferisce l’Europa ma anche a tutte le guerre e violenze che segnano il mondo. C’è un “piacere nel torturare”, osserva in proposito: “Lo stiamo vedendo nella guerra, nei filmati di guerra, il piacere… E tanti soldati quelli che lavorano lì nel torturare i soldati ucraini. Ho visto i filmati. E questo a volte succede con i ragazzi”.
Prima volta a Saxa Rubra
La guerra è uno dei numerosi temi al quale Francesco dedica una riflessione nel corso del programma di approfondimento religioso di Rai Uno, di cui ha sempre detto di essere spettatore. Un colloquio - prima volta di un Papa in uno studio Rai - guidato dalla conduttrice da Lorena Bianchetti e accompagnato dagli interventi di don Marco Pozza, cappellano del Carcere Due Palazzi di Padova, suor Agnese Rondi, suora del Cottolengo, e altri ospiti. La trasmissione, puntata speciale di “La forza della vita”, è stata registrata lo scorso sabato 27 maggio.
Ruolo dei media
Tra collegamenti esterni, clip su storie di vita, testimonianze live, mantenendo il tradizionale format della trasmissione, Papa Francesco rivela di non essere mai stato in uno studio televisivo né di aver mai guardato troppo la Tv: “Ti dirò un segreto, quando ero giovane non c’era la televisione ancora”, dice, con una battuta, a Bianchetti. Quindi si sofferma sul ruolo che l’informazione deve svolgere nell’attuale scenario mondiale: “I media devono aiutare a trovarsi, a capirsi, a fare amicizia e a mandare via i diavoletti che rovinano la vita della gente. Questa è la positività, non è solo parlare di religione. Si può fare si, parlare di Dio... ma custodire umanità, l’umanesimo”.
Il Giubileo, occasione di perdono
Spazio nel colloquio ai grandi eventi della Chiesa, come il Giubileo del 2025 occasione “per avvicinare tutti fra noi, con Dio, per sciogliere i problemi, per perdonare” (“Una delle cose più belle della gente è il perdono”, afferma), oppure ai ricordi personali, come quello della nonna Rosa, la prima ad insegnargli l’amore per la Madonna: “Mi parlava di San Giuseppe e la Madonna, ma sempre al centro Gesù”.
Apparizioni mariane
La centralità di Cristo è importante, rimarca il Papa, anche per discernere sulla veridicità delle apparizioni mariane. Le apparizioni “non cercare lì, perché quello è uno strumento della devozione mariana che non sempre è vero”, avverte. “Ci sono state apparizioni vere della Madonna ma sempre col dito così, verso Gesù. Mai la Madonna ha attirato a sé. Quando la devozione mariana è incentrata troppo in sé stessa, non va bene. Sia nella devozione, sia nelle persone che la portano avanti”.
La gratuità di Dio
Tra i vari video trasmessi durante la puntata, quello di Fausto Desalu, 29 anni, campione olimpico della staffetta con l'Italia, che racconta la sua storia di rinascita. Il giovane si collega in studio e domanda al Papa: “Tutto bene?”. “Sono ancora vivo”, risponde lui, con la consueta battuta. La vicenda personale del ragazzo dà lo spunto al Papa per parlare di gratuità: “Il Signore è stato tanto buono con noi che ci ha abituato ad avere senso della gratuità. E noi vogliamo tutto gratis. La gratuità è una cosa molto grande di Dio, ma noi dobbiamo dare del nostro... Nessuno può dare gratuitamente se non ha esperienza di quella gratuità”.
Il "complesso del pavone"
Di contro a questo atteggiamento della gratuità, c’è il “complesso del pavone”: “Io non so se questa categoria esiste in psicologia ma io lo chiamo il ‘complesso del pavone’, quello che non fa il pavone si sente poca cosa. E c’è quell’uomo, quella donna che va a lavorare, capace di acquistare una casa, di fare una famiglia. Nessuno fa il pavone di loro! Ma quelli che sono un po’ superficiali cadono nella tentazione del pavone, cercano di apparire, di fare finta di...”. “Non è quella la strada”, afferma il Papa, “la vita è per vivere, non per fare il maquillage”
L'abbraccio ai genitori della piccola Angelica, morta al Gemelli
Dal Papa anche una riflessione sulla sofferenza. Al Signore, dice, citando la Genesi, “non gli piace che noi soffriamo, ma l’armonia del rifare… Con questo il Signore ci ha messo protagonisti del progresso del destino. Se tu hai la possibilità di avere tutto, perdi la grazia di essere co-creatore, di fare una famiglia, portare avanti i figli, prendere la saggezza dei vecchi, ma questo è il lavoro. Il lavoro è al centro dell’umanità”.
A proposito di dolore, durante il programma fanno ingresso a sorpresa Matteo e Serena, genitori della piccola Angelica, la bimba di 5 anni gravemente malata, morta il giorno prima che il Papa venisse dimesso dal Policlinico Gemelli. Francesco li aveva incontrati davanti all’ospedale e l’abbraccio del Papa alla mamma in lacrime aveva fatto il giro del mondo. Davanti a storie del genere, il Papa ricorda l’importanza della “tenerezza” e di “accompagnare il dolore”: “Anche io sono stato accompagnato nel momento del dolore. Una cosa che ho imparato, quando ho avuto quella malattia a 21 anni, quasi alla morte: davanti al dolore soltanto i gesti, le parole non servono… Non ci sono parole per il dolore, soltanto i gesti, e il silenzio”.
Educare alla mitezza
Al Papa viene poi raccontata la storia di Diana Ghini, 19 anni, vittima di bullismo per la sua forma fisica e anche a causa della sorella gravemente disabile. “La malvagità è una delle possibilità della persona”, commenta il Papa. I ragazzi che perpetrano il bullismo “sembrano vincitori”, ma “è una vittoria finta perché è una vittoria sull’aggressione, sul dolore degli altri. La vera vittoria è armoniosa, non è aggressiva, è mite. La vera parola è la mitezza. Oggi non si educa tanto alla mitezza, perché ci fa capire che essere mite significa - scusami la parola - essere stupido”.
Anche lui, Jorge Mario Bergoglio, ha ricevuto parole che l’hanno ferito: “Da giovane, da bambino…”. Ha reagito inizialmente “ingoiando il rospo”, poi “dicendo ma questo lo dicono, ma io me lo merito per quello, quello e quello, e prendendo come una parola che mi fa giustizia dentro”.
Messaggio a genitori e maestri
Il Papa ribadisce quello che è “lo stile” di Dio: “Vicinanza, compassione e tenerezza”. Questo va insegnato ai ragazzi: “Non c’è via d’uscita: o scegliamo la via dell’amore, della tenerezza, o scegliamo la via dell’indifferenza”. Attenzione, però, dice ai genitori: “Bisogna educare ai limiti. Se tu a un ragazzo, una ragazza, un bambino, una bambina, fai crescere senza limiti stai facendo il male. Hanno bisogno della carezza, dell’amore, ma anche del no dell’amore. No ai capricci”. Stesso discorso per i maestri: “Un maestro non seduce mai, attira, ti fa sentire bene e ti mette dei limiti. Un maestro che soltanto ti dà caramelle, non va bene. Il maestro è quello che ti aiuta a camminare, ma ti dice il limite e ti rimprovera. E un papà e una mamma che non rimproverano un figlio, c’è qualcosa che non funziona”.
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