Il Papa ai giornalisti: aiutatemi a raccontare il Sinodo senza slogan
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Papa Francesco ha sempre declinato l’offerta di premi, anche prima di diventare vescovo di Roma. Lo ha sottolineato il Pontefice stesso incontrando di Vaticano una delegazione del Premio " È giornalismo”, composta da illustri esponenti italiani del mondo dell’informazione. Il Papa nel suo discorso ha spiegato di aver accettato di ricevere questo riconoscimento per un motivo: “l’urgenza di una comunicazione costruttiva, che favorisca la cultura dell’incontro e non dello scontro; la cultura della pace e non della guerra; la cultura dell’apertura verso l’altro e non del pregiudizio”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Dal Papa una richiesta di aiuto
A questa urgenza il Pontefice ha legato “una richiesta di aiuto” ricordando che, fra poco più di un mese, vescovi e laici di tutto il mondo si riuniranno a Roma per un Sinodo sulla sinodalità. Quello del Sinodo, ha ricordato Francesco, è un cammino iniziato da Papa Paolo VI. che sta dando “un frutto grande”. Ed è qualcosa che “la Chiesa oggi offre al mondo, un mondo tante a volte così incapace di prendere decisioni, anche quando in gioco è la nostra stessa sopravvivenza”.
Stiamo cercando di imparare un modo nuovo di vivere le relazioni, ascoltandoci gli uni gli altri per ascoltare e seguire la voce dello Spirito. Abbiamo aperto le nostre porte, abbiamo offerto a tutti la possibilità di partecipare, abbiamo tenuto conto delle esigenze e dei suggerimenti di tutti. Vogliamo contribuire insieme a costruire una la Chiesa dove tutti si sentano a casa, dove nessuno sia escluso. Quella parola del Vangelo che è tanto importante: tutti. Tutti, tutti: non ci sono cattolici di prima, di seconda e di terza classe: no. Tutti insieme. Tutti. È l’invito del Signore …Per questo oso chiedere aiuto a voi, in questo, maestri di giornalismo: aiutatemi a raccontare questo processo per ciò che realmente è, uscendo dalla logica degli slogan e di racconti preconfezionati.
Guardare la realtà dei fatti
Prima di questa “richiesta di aiuto”, il Papa ha anche confidato una speranza: “in un tempo in cui tutti sembrano commentare tutto, anche a prescindere dai fatti e spesso ancora prima di essersi informati, si riscopra e si torni a coltivare sempre più il principio di realtà”. “La realtà, ha aggiunto, è sempre “superiore all’idea”. Si deve guardare “il dinamismo dei fatti” che mai, ha affermato il Papa, “sono immobili”: sempre si evolvono “verso il bene o verso il male”. Si deve dunque osservare “la realtà dei fatti” per non correre il rischio “che la società dell’informazione si trasformi nella società della disinformazione”. C’è bisogno “di diffondere una cultura dell’incontro, del dialogo, dell’ascolto dell’altro e delle sue ragioni”. Francesco ha anche indicato i “peccati del giornalismo”:
La disinformazione è uno dei peccati del giornalismo, che sono quattro: la disinformazione, quando un giornalismo non informa o informa male; la calunnia – tante volte si usa quello; la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; e il quarto è la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie. Lo scandalo vende. E la disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli – diciamo così – del giornalismo.
Non lasciarsi condizionare dai linguaggi di odio
Il Papa ha poi sottolineato che “la cultura digitale” ha portato “tante nuove possibilità di scambio”. Ma è anche accompagnata da un rischio: quello di “trasformare la comunicazione in slogan”. Il Papa, ricordando che la comunicazione è un dialogo basato sull’ascolto, ha detto inoltre di essere preoccupato per le manipolazioni ad esempio “di chi propaga interessatamente fake news per orientare l’opinione pubblica”.
Per favore, non cediamo alla logica della contrapposizione, non lasciamoci condizionare dai linguaggi di odio. Nel drammatico frangente che l’Europa sta vivendo, con il protrarsi della guerra in Ucraina, siamo chiamati a un sussulto di responsabilità. La mia speranza è che si dia spazio alle voci di pace, a chi si impegna per porre fine a questo come a tanti altri conflitti, a chi non si arrende alla logica “cainista” della guerra ma continua a credere nonostante tutto, alla logica della pace, alla logica del dialogo, e alla logica della diplomazia.
Le motivazioni del Premio al Papa
Quella di conferire il riconoscimento “È giornalismo” al Papa - si legge nel comunicato diffuso dai promotori di questa iniziativa - è una scelta che si inquadra “perfettamente in quello che si erano posti Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Giancarlo Aneri quando fondarono il Premio nel lontano 1995”: aiutare il giornalismo “ad essere più consapevole del suo ruolo di libera espressione e di contributo alla costruzione della giustizia attraverso il servizio alla verità”. “Con il suo messaggio - si legge ancora nel comunicato - Papa Francesco interpreta, unica voce, il coraggio di usare il dialogo per dire parole di pace”. La scelta di conferire al Pontefice il Premio “È giornalismo” – si legge infine nel comunicato - è “un segnale importante per il mondo dell’informazione, in particolare per le generazioni più giovani dei giornalisti”.
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