Francesco è rientrato in Italia dalla Mongolia
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Dopo dieci ore di volo, l'A330 ITA Airways con a bordo il Pontefice, il suo seguito e i giornalisti che lo hanno accompagnato in questo 43mo viaggio aspostolico in Mongolia, è atterrato alle 16.01 all'aeroporto romano di Fiumicino.
Oltre gli steccati: dalla ger alla tenda sinodale
Si conclude così il pellegrinaggio di Francesco, cominciato il 31 agosto, il primo di un Papa in questa terra incuneata tra Russia e Cina. Giorni trascorsi a contatto con la piccola ma fervente comunità cattolica concentrata nella capitale di Ulaanbaatar, accompagnati dalla guida accogliente del giovane cardinale italiano Giorgio Marengo. Una occasione per illuminare sotto i riflettori internazionali un Paese da conoscere "con i sensi", aveva detto sul volo di andata, che vive in "silenzio", un grande silenzio. Tra musiche mantra e coreografie di grande soavità, il desiderio di armonia con un creato da preservare; l'anelito di pace, di fratellanza in un mondo funestato dai conflitti; l'incoraggiamento a promuovere progetti caritatevoli ma anche a continuare l'impegno nel far crescere una generazione di operatori pastorali autoctoni al fianco della presenza discreta dei missionari.
Insomma, giorni in cui, da altre latitudini, si è familiarizzato con il fascino delle tende mongole, spazi dove i muri cadono e si fa largo all'altro portatore di altre culture, di altre fedi, in una circolarità amicale. Una sorta di primizia beneaugurante alla vigilia, manca meno di un mese, di un sinodo della Chiesa cattolica universale che in circolo, appunto, vuole disporsi per continuare a camminare insieme.
Telegrammi alle autorità dei Paesi sorvolati
Tornando a Roma, Papa Francesco, che già ieri 3 settembre, aveva salutato "il nobile popolo cinese", rinnova al presidente Xi Jinping volentieri i suoi auguri di preghiera invocando su tutti "l'abbondanza delle benedizioni divine". Sorvolando il Kazakistan, dove si recava in pellegrinaggio un anno fa, assicura al presidente Kassym-Jomart Tokayev "preghiere per il bene della nazione". Cordiali auguri anche per il popolo dell'Azerbaijan: al presidente Ilham Aliyev sono espresse preghiere "per l'unità e la concordia della nazione". Ancora una volta, il Papa invia un cordiale saluto alla presidente della Georgia, Salome Zourabichvili e al suo popolo, con benedizioni "per la pace e la gioia". Per la Turchia, al presidente Recep Tayyip Erdoğan, Francesco invoca "le abbondanti benedizioni dell'onnipotente". Il saluto del Pontefice giunge anche alla Bulgaria e al suo presidente Rumen Georgiev Radev, alla Serbia e al suo presidente Aleksandar Vučić, alla Repubblica del Montenegro nella persona del presidente Jakov Milatović. Al portavoce della presidenza di Bosnia-Erzegovina, Zeljko Komšić, l'invocazione papale di "pace e gioia". L'assicurazione delle preghiere del Successore di PIetro arriva poi al popolo croato e al suo presidente Zoran Milanović.
Infine, sui cieli dell'Italia, il saluto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Al rientro dal viaggio apostolico che mi ha condotto pellegrino di speranza in Mongolia, dove ho incoraggiato la piccola porzione del popolo di Dio impegnata, con spirito missionario ed ecumenico, nella testimonianza della carità e della misericordia - si legge nel telegramma - rinnovo di cuore a lei signor presidente e al diletto popolo italiano il mio beneaugurante saluto e la mia paterna benedizione, quale stimolo a cooperare ad un mondo più fraterno e pacifico".
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