Pio X e Giovanni Paolo I, "Papi veneti tra cinema e tv"
Vatican News
Due Papi originari del Veneto, Pio X e Giovanni Paolo I, separati da una sessantina d'anni tra la scomparsa del primo e l'elezione del secondo, appartenenti quindi a due epoche molto diverse ma accomunati, oltre che dall'essere conterranei, da un singolare intreccio legato alla comunicazione mediatica che ora viene messo in luce in uno studio approfondito. Sta qui il cuore del progetto curato dalla Fondazione MAC (Memorie Audiovisive del Cattolicesimo) e intitolato "I papi veneti, tra cinema e tv", che viene presentato domani alle 14 al Lido di Venezia, all'Hotel Excelsior, in concidenza con il Festival del cinema.
Gli obiettivi
Il progetto ha come punti cardine la mappatura, la digitalizzazione e il restauro delle fonti audiovisive su Pio X e Giovanni Paolo I. L'obiettivo è quello di valorizzare il profilo audiovisivo dei due pontefici veneti del Novecento – Giuseppe Sarto, papa Pio X (1903-1914) e Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I (1978) – organizzando un’indagine che segua tre traiettorie di ricerca: la mappatura in cineteche e archivi italiani ed esteri delle fonti audiovisive e dei relativi documenti sui due pontificati; la mappatura in cineteche e archivi italiani ed esteri dei film non fiction e fiction e dei relativi documenti correlati prodotti sui due pontificati dopo la loro scomparsa; il rapporto tra i due pontefici con i media audiovisivi, attraverso una ricognizione dei loro scritti e discorsi anche negli anni precedenti al pontificato.
Don Viganò: recuperiamo il patrimonio del cattolicesimo
Nel ringraziare il presidente della Regione veneto Luca Zaia per "l'eccezionale opportunità", il presidente di Fondazione Mac, monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, ha evidenziato che il progetto "si inserisce nella programmazione generale della Fondazione, nata per rispondere a un'urgenza culturale: il recupero, la preservazione e la valorizzazione del patrimonio storico audiovisivo - e del patrimonio documentale ad esso collegato - relativo al cattolicesimo".
Sangiuliano: riscoprire e tutelare un patrimonio fragile
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha inviato un messaggio in occasione dell’evento al Lido di Venezia sottolineando come il lavoro della Fondazione MAC abbia caratteristiche comuni ad altri progetti curati da enti pubblici italiani, come l’Istituto Luce Cinecittà e la Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia. Questo mette in risalto, scrive, “la proficua collaborazione tra pubblico e privato” e la necessità della “riscoperta e la tutela di una documentazione audiovisiva poco conosciuta e fragile”. Un lavoro, afferma fra l’altro, che permette alla Fondazione MAC di colmare, a livello nazionale e internazionale, “un importante vuoto storico-culturale”.
Zaia: un lavoro che fa luce sul Novecento veneto
Per il governatore del Veneto Luca Zaia, uno dei pregi del progetto sta “nel nuovo approccio storico-critico con il quale viene gettata ulteriore luce conoscitiva su documenti di estrema importanza”, in grado sia far emergere, attraverso il recupero delle riflessioni dei due Papi, sia le “trasformazioni socioculturali” intercorse nella regione veneta lungo il Novecento, sia “le caratteristiche del filo comune che ha unito il cattolicesimo con il lento, ma costante sviluppo dei mass-media”.
Pio X e Giovanni Paolo I
Pio X mostrò subito reticenza verso il cinema. Per questo di Pio X, secondo le conoscenze attuali, sono state effettuate solo tre riprese che nessuna indagine ha portato, ad oggi, a ritrovare e identificare con precisione. La canonizzazione di Pio X nel 1954 stimolò poi il forte interesse verso la sua figura del cinema e dei grandi network televisivi. Per quanto riguarda Giovanni Paolo I, sebbene per la brevissima durata del suo pontificato (26 agosto-28 settembre 1978), non abbia avuto il tempo di pronunciare alcun discorso riguardo al cinema, nei suoi anni di episcopato a Vittorio Veneto (1958-1970) e poi in quelli in cui fu patriarca di Venezia (1970-1978) fu senza dubbio tra i presuli italiani più attenti alla questione cinematografica. Un breve lasso di tempo in cui il Pontefice fu posto sotto l’occhio delle telecamere in una misura nuova dovuta sia al progresso della tecnologia di ripresa e di trasmissione (le prime dirette a colori in mondovisione del conclave e dell’elezione), sia alla fame di immagini causata dal vuoto visivo lasciato da Paolo VI dopo l’orazione funebre per Aldo Moro, il 13 maggio 1978.
Gli output del progetto
Alla fine di questa opera, verrano fuori la digitalizzazione e catalogazione dei documenti audiovisivi e dei materiali correlati; l’inserimento dei documenti digitalizzati e delle informazioni risultanti dalla mappatura sul portale storico della Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo; il restauro di alcune selezionate pellicole rinvenute nel corso del progetto; una pubblicazione con saggi, fotografie e materiali; una mostra fotografica itinerante in varie località del Veneto.
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