Papa Francesco: l'amore per Dio e per il prossimo inseparabili l'uno dall'altro
Marco Guerra – Città del Vaticano
L’amore per Dio e per il prossimo sopra ogni cosa. Questo è il più grande di comandamenti da cui tutti gli altri derivano e acquistano ancora più significato. Di questo Francesco parla oggi, domenica 29 ottobre, nella catechesi all’Angelus, attingendo al Vangelo di Matteo, che narra di Gesù interrogato da un dottore della legge che gli chiese quale era il più grande dei comandamenti, per metterlo alla prova.
L’amore di Dio ci precede
“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente [… e] il tuo prossimo come te stesso”, il Papa ripete quindi le parole pronunciate nella risposta data da Cristo al dottore della legge ed evidenzia che “amore di Dio e del prossimo” sono “inseparabili l’uno dall’altro”. Poi invita i fedeli a riflettere su due aspetti di questa realtà, partendo dall’insegnamento che Dio ci offre con il suo amore:
Il primo: il fatto che l’amore per il Signore viene prima ci ricorda che Dio sempre ci precede, ci anticipa con la sua tenerezza infinita. Con la sua vicinanza, con la sua misericordia, perché Lui sempre è vicino, tenero e misericordioso. Un bambino impara ad amare sulle ginocchia della mamma e del papà, e noi lo facciamo tra le braccia di Dio.
Dio ci trasmette la forza di amare
Il Santo Padre osserva ancora che è dall’incontro con Dio che si acquisisce la forza e la capacità di amare:
Lì assorbiamo l’affetto del Signore; lì incontriamo l’amore che ci spinge a donarci con generosità. Lo ricorda San Paolo, quando dice che la carità di Cristo ha in sé una forza che spinge ad amare (cfr 2 Cor 5,14). E tutto parte da Lui. Tu non puoi amare sul serio gli altri se tu non hai questa radice, che è l’amore di Dio, l’amore di Gesù.
Riflettere l’amore di Dio sul prossimo
Francesco prosegue la riflessione e tocca il secondo aspetto che traspare dal comandamento dell’amore enunciato da Cristo:
Esso lega l’amore per Dio a quello per il prossimo e significa che, amando i fratelli, noi riflettiamo, come specchi, l’amore del Padre. Riflettere l’amore di Dio, ecco il punto; amare Lui, che non vediamo, attraverso il fratello che vediamo
L'esempio di Madre Teresa
Per spiegare al meglio questo concetto il Papa prende ad esempio Madre Teresa di Calcutta che non manifestava velleità di voler cambiare il mondo ma si proponeva di essere un “goccia di acqua pulita, nella quale potesse brillare l’amore di Dio”, come spiegò la stessa fondatrice delle Missionarie della Carità ai giornalisti in occasione della consegna del Nobel per la pace.
Ecco come lei tanto piccola, ha potuto fare un bene tanto grande
Il primo passo per amare il prossimo
Il Pontefice ci esorta quindi a guardare questa piccola goccia e l’esempio di altri santi, ricordandoci che anche noi siamo chiamati a riflettere l’amore di Dio:
E come si fa questo? Facendo il primo passo, sempre. Alle volte non è facile fare il primo passo, dimenticare cose, fare il primo passo – facciamolo. Questa è la goccia: fare il primo passo.
Riconoscere la gratitudine di Dio
Infine Francesco rivolge ancora ai fedeli e chiede loro di interrogarsi riguardo alla gratitudine per l’amore di Dio:
Io sono grato al Signore, che mi ama per primo? Io sento l’amore di Dio e sono grato a Lui? cerco di riflettere il suo amore? Mi impegno, ad amare i fratelli, a fare questo secondo passo?
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