Una familiare degli ostaggi israeliani a Gaza: abbiamo sentito il sostegno del Papa
di Roberto Cetera
I rappresentanti di dodici famiglie di ostaggi israeliani rapiti a Gaza sono stati ricevuti in Vaticano da Papa Francesco questa mattina, mercoledì 22 novembre, prima dell’udienza generale. Successivamente si è svolta una conferenza stampa, a margine della quale abbiamo incontrato Rachel Goldberg, madre di Hersh, il ragazzo 23enne, gravemente ferito ad un braccio, sequestrato il 7 ottobre scorso da Hamas, mentre partecipava all’ormai tristemente noto rave party vicino al confine con Gaza.
Avevamo già incontrato Rachel 10 giorni fa nella sua casa di Gerusalemme, insieme al marito e alle altre sue due figlie. In quell’occasione Rachel, oltre a parlare di Hersh e a raccontarci di come fosse venuta a conoscenza del ferimento e rapimento del figlio, volle indirizzare a Papa Francesco un video di ringraziamento (poi pubblicato su Vatican News) per le ripetute e accorate parole del Pontefice in favore di una immediata liberazione senza condizioni degli ostaggi.
Oggi Rachel ha potuto finalmente incontrare il Papa: «È stato — ci dice — un incontro per quanto breve molto intenso, nel quale il Santo Padre ha mostrato un atteggiamento molto partecipato e compassionevole nei nostri confronti. Il Papa ha ripetuto anche a noi l’auspicio che cessi presto il rumore delle armi. Questa assurda e terribile situazione iniziata il 7 ottobre ha prodotto troppe vittime innocenti, come mio figlio Hersh, ma anche come tanti civili palestinesi senza colpa. Avremmo voluto avere più tempo con lui, ma abbiamo sentito tutto il suo supporto e amore».
«Papa Francesco — continua Rachel — non è solo il leader spirituale di due miliardi di cristiani, ma anche un’indiscussa autorità morale in tutto il mondo. È molto ascoltato anche nel mondo musulmano, e questo è per noi particolarmente importante. E la sua voce influenza i potenti della Terra perché anch’essi siano consapevoli che oggi la priorità è liberare tutti gli ostaggi. Se oggi vengono liberati i primi 50, non dobbiamo scordare che ne rimangono comunque ben 190 nelle mani dei rapitori. E soprattutto spero che la Croce Rossa sia presto autorizzata a visitare gli ostaggi; penso a mio figlio ferito ad un braccio ma anche a tutti gli altri. Voglio anche ringraziare voi media vaticani per come state seguendo la nostra sofferenza: spero che possiate presto intervistare anche mio figlio finalmente liberato».
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