Sudan, il Papa: non dimenticare il Paese in guerra, favorire l'accesso degli aiuti
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Dopo la preghiera mariana domenicale, Papa Francesco esprime vicinanza per le "care popolazioni" del Sudan che, da diversi mesi, sono "in preda a una guerra civile che non accenna a spegnersi".
Non dimentichiamo questi fratelli alla prova
Francesco esorta a non dimenticare "questi nostri fratelli che sono alla prova" e denuncia che il conflitto nel Paese africano sta generando danni enormi:
Sta provocando numerose vittime, milioni di sfollati interni, rifugiati nei Paesi limitrofi e una gravissima situazione umanitaria.
Di fatto, dopo sette mesi di guerra, le cronache ultime sul terreno ci aggiornano sulle accuse reciproche di responsabilità circa gli attacchi sferrati in Sudan tra i due belligeranti, l'esercito e le Forze di supporto rapido (RSF): le ultime riguardano la distruzione, ieri mattina 11 novembre, di un ponte strategico che collega due sobborghi della capitale Khartoum.
L'Onu: situazione orribile e cupa
Il collegamento Shambat, tra la città di Bahri, a nord di Khartum, e Omdourman, nella periferia occidentale, è stato distrutto. Nel Paese africano si teme che si ripeta il mortale conflitto etnico del Darfur di vent'anni fa. Clementine Nkweta-Salami, coordinatore umanitario residente delle Nazioni Unite per il Sudan, ha dichiarato in una conferenza stampa dell'Onu che "la situazione è orribile e cupa". I combattimenti continuano a infuriare nonostante le parti in conflitto abbiano firmato una dichiarazione dopo i colloqui di pace a Gedda, in Arabia Saudita, impegnandosi a proteggere i civili e a fornire un accesso umanitario senza ostacoli ai 25 milioni di persone che necessitano di assistenza. I generali in guerra si sono impegnati a istituire un Forum umanitario, con la partecipazione delle Nazioni Unite. Il settore sanitario è decimato, con oltre il 70 percento delle strutture fuori servizio. Risultano focolai di colera, dengue, malaria e morbillo. "Quello che vediamo è un aumento della fame", ha dichiarato il coordinatore umanitario. Circa 12 milioni di persone vengono raggiunte dagli aiuti delle Nazioni Unite, la metà di quelle che ne hanno bisogno. L'appello è ai donatori per ulteriori fondi da destinare alla popolazione.
Uccisioni diffuse, abusi, violazioni dei diritti umani: un nuovo Darfur
Circa 300.000 persone sono morte nel conflitto del Darfur, 2,7 milioni sono state cacciate dalle loro case. Il Darfur è diventato sinonimo di genocidio e crimini di guerra, e il timore, nei vertici delle organizzazioni internazionali, è che le notizie di uccisioni diffuse, stupri e distruzione di villaggi nella regione replichi quanto già orrendamente avvenuto in passato. Nkweta-Salami ha affermato di essere particolarmente colpita dalla violenza contro le donne, "in alcuni casi le giovani ragazze sono state violentate davanti alle loro madri", oltre che dai racconti strazianti di attacchi e violazioni dei diritti umani da parte dei rifugiati fuggiti dal Darfur verso il vicino Ciad.
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