Il Papa: una medicina che rinuncia alla cura non è più arte del curare
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
“Due fenomeni opposti, ugualmente pericolosi si vanno diffondendo”: “La rimozione del limite” con “la ricerca della salute a tutti i costi” e “l’abbandono di chi è più debole e fragile, in alcuni casi la proposta della morte come unica via”.
No a procedure disumanizzate
Nell’udienza in Aula Paolo VI con circa duemila membri della Federazione Italiana Medici Pediatri e dell’Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani Francesco avverte:
Una medicina che rinuncia alla cura e si trincera dietro procedure disumanizzate e disumanizzanti non è più l’arte del curare.
Vicinanza, compassione, tenerezza
“La persona malata”, osserva, “va invece accostata con l’atteggiamento del buon samaritano, che non si volta dall’altra parte, ma si china sull’uomo ferito e lenisce la sua sofferenza, senza farsi domande, senza lasciarsi chiudere il cuore e la mente da pregiudizi, senza pensare al suo tornaconto”. Secondo il Pontefice la parola chiave è “compassione, che”, puntualizza, “non è compatimento, ma con-patire”, "soffrire con":
È uno strumento diagnostico insostituibile! Del resto, Gesù è il medico per eccellenza, non è vero? E sono tre i tratti di Dio che ci aiutano sempre ad andare avanti: la vicinanza, la compassione e la tenerezza. A me piace pensare che tutti noi curatori della salute – noi, curatori della salute spirituale, voi, della salute fisica e anche la psichica e spirituale in parte – dobbiamo avere questi tre atteggiamenti: vicinanza, compassione e tenerezza. E questo aiuta tanto, questo costruisce la società. Vi auguro questo: che siate vicini, compassionevoli e teneri.
Colonne portanti
Il Vescovo di Roma ricorda l’emergenza Covid-19 e definisce i tanti professionisti della sanità “colonne portanti per il Paese”:
È ancora bruciante il ricordo della pandemia: senza la dedizione, il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari, molte più vite sarebbero andate perdute.
Tutelare il diritto alla salute
A distanza di tre anni la sanità italiana attraversa una nuova fase di criticità che sembra diventare strutturale e ledere l’esercizio del diritto alla salute che, osserva Papa Francesco, “ fa parte del patrimonio della dottrina sociale della Chiesa ed è sancito dalla Costituzione italiana:
Una costante carenza di personale, che porta a carichi di lavoro ingestibili e alla conseguente fuga dalle professioni sanitarie. La perdurante crisi economica incide sulla qualità della vita di pazienti e di medici: quante diagnosi precoci non vengono fatte? Quante persone rinunciano a curarsi? Quanti medici e infermieri, sfiduciati e stanchi, abbandonano o preferiscono andare a lavorare all’estero?
Servizio al popolo
La salute è un bene comune, ma rileva il Pontefice, i principi di universalità, equità e solidarietà, alla base della sanità pubblica italiana, oggi “rischiano di non essere applicati”.
Per favore, conservate questo sistema, che è un sistema popolare nel senso di servizio al popolo, e non cadere nell’idea forse troppo efficientista – alcuni dicono moderna – soltanto la medicina a pagamento, e poi niente: no, no. Questo sistema va curato, va fatto crescere perché è un sistema di servizio al popolo.
Inoltre “chi è chiamato a prendersi cura degli altri”, aggiunge Francesco, “non deve trascurare la cura di sé:
Sono necessari interventi che diano dignità al vostro lavoro e favoriscano le migliori condizioni perché possa essere svolto nel modo più efficace. Tante volte voi siete vittime, eh?
Paese invecchia, ritrovare fiducia nel futuro
Quindi il Santo Padre si rivolge in particolare ai pediatri e agli otorinolaringoiatri: i primi sono un punto di riferimento per le giovani coppie. Il pensiero va al calo demografico del Paese:
L’Italia purtroppo è un Paese che invecchia: speriamo che si possa invertire la tendenza, creando condizioni favorevoli perché i giovani abbiano più fiducia e ritrovino il coraggio e la gioia di diventare genitori. Forse questo non dovrei dirlo, ma lo dico: oggi si preferisce avere un cagnolino che un figlio. Il vostro compito è molto limitato, ma cresce quello dei veterinari, eh? E questo non è un buon segnale, non è un buon segnale.
Agli otorinolaringoiatri che curano “organi necessari alle nostre relazioni” il Pontefice indica come modello i gesti e le parole di Gesù nell’accostarsi alle persone sorde e mute: “in essi traspare la compassione e la tenerezza di Dio per noi, specialmente per chi vive la fatica della relazione”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui