Il Papa: preghiamo perché ai malati terminali siano assicurate cure e vicinanza
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Preghiera e impegno per i malati terminali e per le loro famiglie. E' ciò che chiede alla Chiesa Papa Francesco nel videomessaggio con cui presenta la sua intenzione di preghiera per il mese di febbraio, mese in cui ricorre la Giornata Mondiale del Malato. Istituita da Giovanni Paolo II nel 1992, la Giornata si celebra l'11 febbraio di ogni anno, in occasione della memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes.
La differenza tra inguaribile e incurabile
"Ci sono due parole che alcuni, quando parlano di malattie terminali, confondono: inguaribile e incurabile. E non sono la stessa cosa", afferma Francesco nel Video del Papa promosso e diffuso dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa, e prosegue:
Anche quando le possibilità di guarigione sono minime, tutti i malati hanno diritto all’accompagnamento medico, all’accompagnamento psicologico, all’accompagnamento spirituale, all'accompagnamento umano. A volte non riescono a parlare, a volte pensiamo che non ci riconoscano, ma se teniamo loro la mano capiamo che sono in sintonia.
L'importanza delle cure palliative
Francesco ricorda che san Giovanni Paolo II diceva: “Guarire se possibile, aver cura sempre”, per sottolineare che, anche qualora non avvenisse la guarigione, "prenderci cura del malato, accarezzare il malato" è sempre possibile.
Ed è qui che entrano in gioco le cure palliative, che garantiscono al paziente non solo un’assistenza medica, ma anche un accompagnamento umano e vicino. Le famiglie non possono essere lasciate sole in questi momenti difficili. Il loro ruolo è decisivo. Devono disporre di mezzi adeguati per fornire il supporto fisico, il supporto spirituale, il supporto sociale.
Necessario per le famiglie il supporto materiale e spirituale
Il sostegno ai famigliari di una persona ammalata è fondamentale e il Papa desidera che si preghi perchè le comunità e le istituzioni si facciano sensibili a questo compito invertendo l'orientamento di una cultura che tende oggi a scartare i malati terminali e la tentazione dell’eutanasia si fa sempre più strada in molti Paesi. Francesco dice:
Preghiamo perché i malati nella fase terminale della propria vita, e le loro famiglie, ricevano sempre la cura e l’accompagnamento necessari, sia dal punto di vista sanitario che da quello umano.
Guarigione e cura non sono sinonimi
Una coppia ripresa di spalle, guarda il mare: il ragazzo abbraccia la ragazza a cui sono rimasti pochi capelli a causa della chemioterapia. Una bambina è seduta sul letto del nonno, in ospedale e lo abbraccia. Un uomo è in preghiera al capezzale di suo padre. Un’infermiera accompagna in giardino una paziente che non può più camminare. Un medico spiega a una famiglia il percorso difficile che dovrà affrontare insieme al proprio caro. Sono alcune delle immagini proposte nel video. "A seconda di come le guardiamo - si legge nel comunicato che l'accompagna -, le immagini del Video del Papa di febbraio ci raccontano una serie di fallimenti o di successi: fallimenti, se l’unico risultato accettabile è la guarigione; successi, invece, se l’obiettivo è la cura". Ed è a quest'ultimo che guarda il Papa richiamando la nostra attenzione e parlando di carezze da donare al malato.
Guardare al malato con amore
Francesco invita tutti, dunque, a guardare al malato con amore, a capire, ad esempio, quanto conta per lui il contatto fisico e ad accompagnarlo finchè ce ne sarà bisogno. "Non si tratta di prolungare inutilmente la sofferenza - si osserva nel comunicato della Rete mondiale di preghiera -: al contrario, il Papa insiste sull’importanza delle cure palliative e su quella della famiglia, che – come scrive nella lettera Samaritanus bonus – “sta accanto al malato e gli testimonia il suo valore unico e irripetibile”. Sulle famiglie ricorda che “non possono essere lasciate sole in questi momenti difficili”.
Il bisogno di uno sguardo di tenerezza
Perché Francesco ci chiede di pregare per i malati terminali? si chiede padre Frédéric Fornos S.J., direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, realtà presente in 89 Paesi, con oltre 22 milioni di cattolici. E risponde: “Quando la malattia bussa alla porta della nostra vita, sentiamo sempre il bisogno di avere vicino qualcuno che ci guardi negli occhi, ci prenda per mano, ci mostri tenerezza e si prenda cura di noi, come il Buon Samaritano della parabola evangelica. Questa vicinanza e questo affetto verso le persone in fase terminale potrebbero sembrare accessori e secondari rispetto all'assistenza medica, così come lo potrebbe sembrare la preghiera; tuttavia, questo sostegno è essenziale". Per questo è importante ascoltare il suggerimento del Papa.
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